Ci pentiamo 10 volte di aver parlato e una volta di aver taciuto. Non è che "quando l'uomo tace, è lasciato in balia di sé stesso". Questa è una morale da preti. Non bisogna combattere ciò che dice questo proverbio, perchè è vero. Quando il cugino di un tuo cugino ( con cui intrattiene fecondi rapporti lavorativi, per quanto tuo cugino sia un libero professionista), dirigente di un posto comunale, non si fa vedere quando ci vai, perchè hai ricevuto minacce di morte proprio nei suoi uffici; mentre quando vieni a sapere che il figlio sempre di questo tuo cugino si è inserito felicemente nel mondo della sanità come collaboratore, ti dicono che devi esultare e tu non esulti, perchè sei escluso (ma questo non è rancore); quando il tuo direttore del personale ti dice di aspettare e, mentre sei lì per discutere col direttore operativo del tuo contratto di lavoro, di leggere il suo curriculum con congrui suoi approfondimenti e master sull'utilità dell'Europa, e tu gli dici che per te l'europa non esisterebbe se la seconda guerra mondiale non fosse finita così, spostando certi equilibri, e lei, che pure aveva sollecitato la tua attenzione, non ti risponde, questa è l'ESCLUSIONE SOCIALE. Molto più che per ciò che non ti voglio concedere.
La persona non convinta da chi (per ruolo) dovrebbe dare delle risposte, farà degli scempi inenarrabili, infatti neppure le sa narrare. Farà danni non fisici, eppure, ripeto, non comparabili alla semplice sola ingiustizia che ritiene di aver subito.
Esclusione non è lotta per la sopravvivenza. Definendola in questo modo facciamo un favore a chi esclude. E' chiudersi alle spiegazioni, alle richieste. E' dirti che si può fare anche se non possono farlo. Sono i comportamenti. E' la discrezionalità direttiva, diretta, quel piccolo potere in ognuno di noi. Mi fa ridere la spiegazione economicistica di Sergio Romano a un lettore che gli contestava l'immortalità della proposta del reddito di cittadinanza. Dopo aver detto che non c'è in nessun paese, e che è immorale non lavorare, che occuparsi di qualcosa che torna agli altri realizza ecc. ecc.. Romano tuttavia nella sostanza risponde che ci stanno pensando. Il suo è un perchè no? dal punto di vista economico ( ripeto non la sua materia, mentre interpellati sull'argomento, gli economisti risponderebbero da diplomatici? ) se la tecnologia riuscirà e sta riuscendo ad abbattere i costi della manodopera da rendere preferibile farne a meno. Colpisce e irrita il messaggio: la morale è una cosa, il reddito un'altra. Lo deve dire, deve impaurire col futuro, come i capi Amazon che parlano di droni e di automazione spinta proprio nei reparti che dirigono, per farti venire fretta e sentire alla fine del mondo. Certo gli economisti sono altri(!), lo schmock Romano risponde solo dal punto di vista di un sentire politico e geofisico, demografico e di distribuzione di risorse. Il mito tayloristico dell'indipendenza, anche della morale. No, il reddito di cittadinanza non è sostenibile, neppure economicamente. Ma se conviene dirlo, specie adesso che Grillo non è ufficialmente così antieuropeista, lo dicono, strappando l'argomento-feticcio al presunto monopolio della cosiddetta "altra parte".