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Discussione: Spread

  1. #1
    Non dire gatto se...
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    Predefinito Spread

    spread btp italiani/bund tedeschi a 10 anni 139 punti Valore SPREAD BTP Italia 10 anni - Bund di oggi aggiornato in tempo reale

    spread bonos sagnli/bund tedeschi a 10 anni 98 punti http://finanza-mercati.ilsole24ore.c...nos&refresh_ce

    oggi gli spread non sono un problema come qualche anno fa(nel 2011 quello italiano toccò i 575 punti) grazie all' intervento della bce, oggi si oscilla tra i 130 e i 140 punti

    avere 41 di febbre è un problema, 37 di febbre invece non desta grandi preoccupazioni, ma se il termometro continua a segnare 37 anche dopo aver assunto quantità elevate di paracetamolo, allora significa che l' infezione è grave

    in condizioni normai sarebbero gli spagnli a pagare di più per varie ragioni, storicamente noi italiani siamo pagatori migliori, abbiamo un sistema produttivo che, per quanto in difficoltà, non è paragonabile a quello spagnolo, patrimoni pubblci e privati non confontabili ecc
    «che giova ne la fata dar di cozzo?»

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  2. #2
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    Predefinito Re: Spread

    Stiamo giocando con il fuoco? L'analisi di Gianfranco Polillo, già sottosegretario all'Economia
    In modo lento, ma inesorabile, gli spread sui titoli italiani continuano a crescere. A settembre i BTP a 10 anni sopravanzavano di 125 punti base il Bund tedesco. Oggi abbiamo toccato quota 152, con un aumento del 21 per cento, maturato in meno di due mesi. Cifre ancora non allarmanti, ma degne di essere monitorate. Nel confronto con gli altri Paesi in difficoltà – Portogallo, Ungheria e Spagna – l’anomalia è evidente. In termini assoluti, il Portogallo è quello che paga un prezzo maggiore, con uno spread pari a 313 punti base. Segue l’Ungheria con un peso leggermente minore (286 punti base). Mentre la Spagna va decisamente meglio. In questo caso lo spread è pari a 108 punti base. Molto meno che in Italia, sebbene il Paese iberico sia da tempo in procedura d’infrazione a causa del suo alto deficit di bilancio. La dimostrazione che un conto sono le sentenze dei burocrati di Bruxelles; un’altra la risposta del mercato.

    L’elemento preoccupante della situazione italiana è la costante crescita delle distanze con tutti gli altri Paesi. Il livello degli spread portoghesi ed ungheresi, pur con alti e bassi, non si discosta molto dai valori fatti registrare lo scorso settembre. In Italia, invece, hanno preso il volo. Il confronto con la Spagna è, per alcuni versi, significativo. Durante il mese di ottobre, in poco meno di tre giorni, gli spread sui bonos erano schizzati da 106 a 131, con un salto di quasi il 24 per cento. Per poi rientrare il giorno successivo. Un picco che può essere messo in relazione con le turbolenze politiche del Paese. L’incarico a Mariano Rajoy di formare il nuovo governo, dopo una lunga crisi che si è protratta per ben 10 mesi, ha tagliato le unghie alla speculazione internazionale, facendo ritrovare alla Spagna una relativa serenità. Sarà pure un caso, ma il crollo degli spread ha coinciso con la decisione, più che sofferta, del leader provvisorio del Psoe Javier Fernandez di astenersi sul voto di fiducia. Il via libera al nuovo premier, reso possibile dalla preventiva defenestrazione di Pedro Sanchez - el Señor No – dalla guida del partito.

    Ecco allora un possibile elemento che giustifica il caso italiano: le incertezze politiche legate alle modalità con cui si sta svolgendo la campagna referendaria. Quella sorta di ordalia mediatica non sembra piacere ai mercati internazionali. Sarebbe quindi opportuno moderare i toni e far rientrare lo stesso referendum nella normale dialettica politica di qualsiasi Paese civile. Un passo nella giusta direzione potrebbero le necessarie garanzie per una modifica dell’Italicum. Uno dei pomi della discordia, ma soprattutto un monumento alla scarsa lungimiranza di Matteo Renzi.

    Ma quello politico non è l’unico elemento di incertezza. Sullo sfondo resta una manovra dai contorni ancora indefinita. Che rimarranno tali fin quando non saranno disponibili i testi normativi che, a quanto sembra, ballano come una pallina nel flipper. Solo allora sarà possibile una valutazione complessiva al di là della polemica sui decimali. Le perplessità di Bruxelles non sono di natura statistico- contabile. Dietro la lettera fatta recapitare a via XX Settembre traspare un malumore più diffuso che ne riguarda i fondamentali. L’andamento della spesa corrente, rispetto a quella destinata agli investimenti. Le misure una tantum. L’incertezza delle entrate: verificabili solo a consuntivo.

    Basti pensare all’ultima polemica. Quella del presidente dell’Inps, Tito Boeri. Che contrappone alla spesa pensionistica, prevista dal Governo e pari a 7 miliardi, una contro-valutazione che la fa oscillare tra i 20 ed i 44 miliardi. Scarti da capogiro. Lungi da noi la tentazione di voler entrare nel merito, ma è facile pensare allo sbigottimento dei mercati di fronte a queste affermazioni. Che descrivono un Governo sotto assedio: sul fronte europeo il volto arcigno di Bruxelles su quello interno le dichiarazioni di chi – almeno si presume – conosca meglio di altri lo stato dell’arte dell’Istituto che presiede.

    Matteo Renzi ha cercato una via di fuga, alzando la voce. L’Italia porrà il veto su altre questioni, che riguardano la vita stessa dell’Europa, se non saranno accolti i suoi desiderata. Fatto, per lo meno, insolito nella tradizione della diplomazia italiana. Non è quindi sfuggita la presa di posizione del Presidente della Repubblica che non sembra essere in completa sintonia. C’è quindi più di un motivo che giustifica l’andamento asimmetrico dei mercati: calmo all’estero, più effervescente, per non dire di peggio, in Italia. Vedremo nei prossimi giorni se l’atmosfera si riscalderà ulteriormente. Se su andamenti che ancora hanno una qualche giustificazione oggettiva si innescheranno manovre d’altro tipo. Come avvenne qualche anno fa. Certo il paracadute di Mario Draghi offre ancora una certa garanzia. Ma il mercato è fin troppo liquido. E la spinta alla ricerca di rendimenti immediati può dar luogo ad una piena, che rischia di travolgere gli argini, troppo fragili, della finanza pubblica italiana.

    Lo spread dei titoli di Stato italiani balla. Ecco tutti i perché - Formiche.net
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  3. #3
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    Predefinito Re: Spread

    "Quante persone ci sono in questa strada, un centinaio? Quante sono le persone intelligenti, sette, otto? Bene, io lavoro per le altre novantadue" Phineas Taylor Barnum

    UE, mondo, futuro Michio Kaku:
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  4. #4
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    Predefinito Re: Spread

    La vera botta arriverà al tapering del QE. In quel periodo saremo in campagna elettorale, ovvero a chi la spara più grossa per accaparrarsi i voti. Rischiamo di ripetere il 2011.
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  5. #5
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    Predefinito Re: Spread

    I conti pubblici dopo la legge di bilancio 2017

    Nella Relazione alla legge di bilancio 2017 si può leggere cosa accadrà ai conti pubblici con la manovra 2017-19. Nel triennio, spesa pubblica ed entrate aumentano rispettivamente di 19 e 55 miliardi. Ma cresce anche il deficit pubblico. Da dove nascono le preoccupazioni di Bruxelles e dei mercati.

    I numeri della manovra

    Due settimane dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri, arrivano in parlamento i tre tomi della legge di bilancio 2017, con annessa relazione esplicativa di 518 pagine. Per la prima volta appaiono tutti insieme, la manovra di finanza pubblica (inclusiva del decreto fiscale 193/2016 approvato in ottobre) e la legge di bilancio per l’anno successivo.
    In due tabelle provo a riassumere l’entità e la composizione della manovra (tabella 1) e i suoi effetti – combinati con le misure a legislazione vigente – su conti pubblici, entrate e uscite totali, e quindi anche sul deficit pubblico (tabella 2) per il triennio 2017-19.
    Partendo dal 2017, la tabella 1 indica che il governo, coerentemente con le sue intenzioni dichiarate, mette in cantiere interventi di sostegno all’economia per 35,7 miliardi, al lordo delle coperture che ovviamente ne riducono l’impatto.

    Gli interventi consistono di riduzioni di entrata e aumenti di spesa. Il calo di entrate – pari a 16,2 miliardi – arriva per il 93 per cento dal disinnesco degli aumenti automatici dell’Iva e delle accise preventivate per far quadrare i conti nelle finanziarie precedenti (le cosiddette clausole di salvaguardia). Più che un vero impulso all’economia è lo scampato aumento di imposte sui consumi che avrebbe depresso la già debole dinamica delle vendite al dettaglio. Il resto degli interventi – 19,5 miliardi di euro – viene da aumenti di spesa pubblica, per tre quarti da incrementi di spesa corrente e un quarto da aumenti di spesa in conto capitale.

    Scorrendo la tabella, si nota che le coperture si fermano a 20,7 miliardi, più o meno equamente divisi tra aumenti di entrate (quasi esclusivamente da recupero di base imponibile e lotta all’evasione) e diminuzioni di spesa – derivanti prevalentemente da tagli ai ministeri. Rimangono non coperti 15 miliardi di interventi, il 42 per cento del totale, che rappresentano deficit pubblico aggiuntivo. Al netto delle coperture, la manovra 2017 offre un sostegno all’economia fatto di 9,4 miliardi di spesa pubblica in più e 5,6 miliardi di entrate in meno.

    Tabella 1
    – La manovra 2017-19: composizione ed effetti su entrate, uscite e deficit



    Spesa pubblica, entrate e deficit
    Per ottenere un quadro più preciso del sostegno dato dalla politica di bilancio all’economia nel 2017 bisogna però integrare la tabella sulla manovra nel quadro del bilancio pubblico che incorpora anche gli effetti già inclusi nella legislazione vigente, il più importante dei quali è la riduzione dell’aliquota Ires (l’imposta sugli utili aziendali) dal 27,5 al 24 per cento prevista nella legge di stabilità 2016 ma a valere solo dal 2017.

    A questo scopo, nella tabella 2 sono riportati i valori delle entrate e spese finali per il 2017, 2018 e 2019 delle amministrazioni pubbliche (conto economico programmatico, relazione illustrativa al Ddl di bilancio 2017, p. 331, colonna 5). Tali numeri sono confrontati con i valori a legislazione vigente riportati nella Nota di aggiornamento al DEF 2016 (tabella III.1a, p. 36, documento pubblicato dal governo a fine settembre).

    Tabella 2 – Come cambiano entrate, uscite e deficit delle amministrazioni pubbliche con la legge di bilancio 2017



    Dalla tabella emergono tre dati. Primo, al netto della spending review e delle misure di sostegno all’economia, la spesa pubblica e le entrate aumenteranno rispettivamente di 19 e 55 miliardi tra il 2017 e il 2019. Secondo, la legge di bilancio 2017 (inclusiva della manovra e del decreto fiscale) offre un supporto all’economia aumentando il deficit pubblico nel triennio 2017-19. Il deficit sale di 12 miliardi fino a 40 miliardi di euro nel 2017, a seguito di 7 miliardi di spese in più e di 5 miliardi di entrate in meno rispetto ai dati riportati nella Nota di aggiornamento al Def. Il governo sottolinea che, in percentuale sul Pil, sia la spesa pubblica che le entrate totali calerebbero nel 2017 rispetto al dato effettivo 2016: le spese dal 49,5 al 49 per cento (anche grazie a un -0,3 punti di spese per interessi in meno) e le entrate dal 47 al 46,7 per cento. Infine, la tabella suggerisce che – anche dopo la legge di bilancio 2017 – l’indebitamento netto continuerebbe la sua graduale discesa verso lo zero, scendendo da 40 a 20 miliardi nel 2018 e da 20 a 4 miliardi nel 2019. Come dire che lo sforamento di deficit del 2017 è in definitiva temporaneo.

    C’è però un punto da ricordare. Come già osservato, i dati 2018 e 2019 incorporano ancora l’effetto positivo sui conti pubblici delle entrate da imposte indirette (per 19,6 miliardi) dovute a clausole di salvaguardia che finora il governo Renzi ha disattivato sia nel 2015 che nel 2016. Se alla necessità di continuare a fare lo stesso per il 2018-19 si aggiunge che nell’agenda politica del 2018 c’è anche il taglio dell’Irpef (non inserito nella manovra di quest’anno ma già vagheggiato), si capisce meglio come dietro alle inquietudini di Bruxelles e dei mercati non ci siano degli stupidi zero virgola o la non volontà di riconoscere le gravi difficoltà dovute a terremoto e rifugiati, ma una diffusa preoccupazione sulla rischiosità di tenuta dei conti pubblici dell’Italia.

    I conti pubblici dopo la legge di bilancio 2017
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  6. #6
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    Predefinito Re: Spread

    Citazione Originariamente Scritto da Saturno Visualizza Messaggio
    La vera botta arriverà al tapering del QE. In quel periodo saremo in campagna elettorale, ovvero a chi la spara più grossa per accaparrarsi i voti. Rischiamo di ripetere il 2011.
    il qe in teoria dovrebbe esaurirsi a marzo 2017, e per ora non sono chiare le intenzioni della bce, che nella riunione di dicembre dovrà comunque prendere una posizione

    poi se qualcosa sul fronte inflazione stesse reamente per muoversi in germaia(il che non è poi così certo) allora già a partire da marzo qualche forma di tapering sarebbe inevitabile, e poi ci si diverte
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  7. #7
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    Predefinito Re: Spread

    OGGI la scadenza a 50 anni ha perso nuovamente quasi il 4 per cento .....


    è una caporetto RENZI NON VUOLE PIù FARE DEFICIT????? è UN PO DI giorni che non ne parla più... povero mentecatto piddino


    ci sta facendo fallire ..



    Guardate che la bce può fare ben poco a meno che i tedeschi non decidano di far stampare l intero debito italiano

    insomma DRAGHI è quasi fuori gioco ed in più so che si è pure rotto i coglioni ,,,,,,


    tutti sapevano da almeno un anno che la bolla non era nell azionario ma nei bond in generale .... di tutto il mondo


    BRAVO RENZI FAI DEFICIT...

  8. #8
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    Predefinito Re: Spread

    Pare che oggi sia arrivato a 180. Se Arriva a 250 tocca iniziare a preoccuparsi. Purtroppo almeno fino al 4 di dicembre ste fluttuazioni saranno all'ordine del giorno. Se poi vince il no e si inizia a discutere di tapering sono dolori.
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  9. #9
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    Predefinito Re: Spread

    Citazione Originariamente Scritto da Saturno Visualizza Messaggio
    Pare che oggi sia arrivato a 180. Se Arriva a 250 tocca iniziare a preoccuparsi. Purtroppo almeno fino al 4 di dicembre ste fluttuazioni saranno all'ordine del giorno. Se poi vince il no e si inizia a discutere di tapering sono dolori.
    al solito: ma in Spagna non àe successo nulla, come mai?
    "Quante persone ci sono in questa strada, un centinaio? Quante sono le persone intelligenti, sette, otto? Bene, io lavoro per le altre novantadue" Phineas Taylor Barnum

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  10. #10
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    Predefinito Re: Spread

    Citazione Originariamente Scritto da Razionalista Visualizza Messaggio
    al solito: ma in Spagna non àe successo nulla, come mai?
    Loro crescono al tre percento e sono più credibili di noi, ed hanno un debito inferiore al nostro.
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