Catalogna, Rizzo (PC): "Motore della rivolta è la classe borghese catalana. E l'Unione Europea sarà il metro"
26 settembre 2017 ore 13:10, Andrea Barcarioli
E' sempre più scontro aperto in Catalogna. Il governo di Madrid ha deciso di assumere il coordinamento delle forze di sicurezza per impedire la celebrazione del referendum di autodeterminazione del primo ottobre, dichiarato illegale da una sentenza della Corte costituzionale. Per Madrid la richiesta di sì sullo Stato catalano e addirittura sulla repubblica catalana è una doppia provocazione inaccettabile. Nel frattempo 420 ecclesiastici catalani hanno scritto al Papa chiedendogli di mediare con il governo spagnolo perché consenta lo svolgimento del referendum. IntelligoNews ha parlato di questa situazione incandescente con il segretario del Partito Comunista Marco Rizzo.
Non crede che alla base delle rivendicazioni catalane più che un identitarismo tradizionale e storico, ci sia un interesse egoistico-economico?
"Nei sistemi capitalistici spesso le esigenze di indipendenza e autodeterminazione dei popoli sono più virate sugli interessi dei grandi gruppi economici e finanziari. E' chiaro che non possiamo non vedere che la Catalogna è una delle parti più produttive della Spagna e che c'è una particolare attenzione per la grande borghesia catalana. Questo non vuol dire che non ci si renda conto che esiste un problema. I catalani hanno certamente una lingua e una dinamica diversa dal punto di vista della storia della Spagna. Probabilmente il livello di repressione sta superando il limite perché adesso vengono represse le istanze autonomiste, ma questa repressione potrebbe esserci un domani contro il protagonismo dei lavoratori o di chi vuole cambiare il sistema. C'è da fare anche un'altra considerazione: se fossero stati i baschi a chiedere l'indipendenza nello stesso modo? Probabilmente l'azione dello Stato spagnolo sarebbe stata più forte. E' una situazione che è un mix di lotta di classe e richieste indipendentiste. Torna la storia degli inizi del 900, solo il socialismo può dare una risposta a quello che è il desiderio di autoderminazione di un popolo da una parte e un meccanismo di solidarietà per limitare gli egoismi sociali. Questa è la grande scommessa. Proprio su questo sia Lenin sia Stalin seppero costruire l'Unione Sovietica che era un Paese arretratissimo. I problemi furono risolti sia da un punto di vista di classe con il socialismo, sia dal punto di vista delle indipendenze nazionali".
Lei quindi non vede una forzatura e un comportamento antidemocratico da parte del governo catalano?
"No, c'è una repressione dello Stato spagnolo a una situazione che certamente non è solo dovuta a un elemento di indipendenza. Non è la classe operaia il motore di questo separatismo, sono le classi borghesi. E' uno scontro tra borghesie, tra quella catalana e quella centralista".
Qual è la vostra posizione a riguardo?
"Noi siamo contro la repressione dello Stato spagnolo, ma capiamo anche che dietro questa spinta indipentista c'è la borghesia catalana".
Anche Soros ha dato il suo sostegno al separatismo catalano. Che segnale è?
"Sarà divertente capire come si schiererà realmente l'Unione Europea. Sarà il metro con cui comprenderemo meglio la situazione rispetto allo scacchiere internazionale. Queste spinte indipendentiste sono forti e non credo che la questione finirà qui, il tema è molto complesso".
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