Ue, 23 Paesi firmano per la Difesa comune: no da Gran Bretagna e Portogallo - Tgcom24Ue, 23 Paesi firmano per la Difesa comune: no da Gran Bretagna e Portogallo
Gli Stati hanno siglato la "notifica congiunta" della volontà di partecipare alla cosiddetta Pesco. Fuori dal patto anche Danimarca, Irlanda e Malta
Ventitre Paesi della Ue hanno firmato, in occasione del Consiglio Esteri/Difesa a Bruxelles, la "notifica congiunta" della volontà di partecipare alla cosiddetta Pesco, la cooperazione permanente strutturata nel campo della difesa europea. A non firmare sono stati la Gran Bretagna, in uscita dalla Ue e da sempre contraria ad una difesa comune europea, la Danimarca, l'Irlanda, Malta e Portogallo.
Il quadro permanente di cooperazione nel settore della difesa permetterà ai Paesi che vi partecipano di "sviluppare insieme capacità di difesa, investire in progetti condivisi o aumentare la prontezza operativa ed i contributi delle loro forze armate" alle missioni europee. E' quanto si legge in una nota del Consiglio Ue. Nel documento si sottolinea che sarà "possibile" l'adesione anche in un momento successivo.
La "notifica congiunta" stabilisce i principi della Pesco sottolineando in particolare che "la Pesco è un quadro legale europeo ambizioso, vincolante ed inclusivo per gli investimenti per la sicurezza e la difesa del territorio della Ue e dei suoi cittadini".
Nella lista degli "ambiziosi e più vincolanti impegni comuni" è stato incluso quello di "aumentare regolarmente i bilanci della difesa allo scopo di raggiungere gli obiettivi concordati". Inoltre la nota definisce proposte sulla governance della Pesco.
La decisione formale per la costituzione della Pesco è attesa al Consiglio Esteri dell'11 dicembre a Bruxelles. Una prima lista degli "oltre 50 progetti" comuni include settori come l'addestramento, lo sviluppo di capacità militari e di prontezza operativa delle forze armate.
Difesa Ue, tutti i dettagli sulla firma della Pesco - Formiche.netDifesa Ue, tutti i dettagli sulla firma della Pesco
I ministri degli Esteri o della Difesa di 23 Paesi dell’Unione europea su 28 hanno firmato oggi, a Bruxelles, la “notifica congiunta” in cui annunciano l’intenzione di partecipare alla nuova Cooperazione strutturata permanente (Pesco) nel settore della Difesa, e l’hanno rimessa all’Alto rappresentante Ue per la Politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini.
“Un giorno storico per la difesa europea”, ha detto la Mogherini, arrivando al Consiglio dei ministri europei degli Affari Esteri e della Difesa. Il processo, ha specificato, sarà formalizzato nel prossimo Consiglio esteri, ma ci sono già “oltre 50 progetti concreti” di cooperazione tanto operativa quanto nel campo delle capacità militari e sarà affiancato dal Fondo europeo per la Difesa lanciato dalla Commissione. “Oggi si apre una nuova pagina della difesa europea – ha aggiunto la Mogherini – Il rafforzamento della difesa europea permetterà alla Nato di fare maggiore affidamento sulle forze europee”.
Anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti condivide con Federica Mogherini l’idea che quella di oggi sia una “giornata storica” per il lancio delle Pesco: “Dopo 60 anni di attesa, in pochi mesi abbiamo fatto più lavoro e fatta più strada di quella compiuta in tutti i decenni precedenti è un momento importante. C’è stata sicuramente una spinta forte dovuta anche alla volontà politica nuova che gli stati hanno manifestato rispetto a questo percorso. C’è stato anche un lavoro che abbiamo fatto con Germania, Francia e Spagna per mettere un po’ di benzina e dare un’accelerata al percorso”. “Sono molto contenta – ha continuato Pinotti – perché il percorso iniziato con una lettera a quattro ha avuto un’adesione altissima”.
All’appello delle adesioni infatti sono mancati solo il Regno Unito, che sta per lasciare l’Ue, e poi i Paesi tradizionalmente neutrali come Malta, Irlanda e Danimarca, più il Portogallo, che non poteva firmare oggi per motivi di politica interna, ma che dovrebbe aggiungersi più tardi.
La possibilità di creare una Pesco nell’area della politica di Sicurezza e Difesa è stata introdotta con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore a dicembre del 2010. Si tratta di un quadro permanente di cooperazione che consentirà di sviluppare capacità di difesa congiunte ai Paesi che vogliano e siano in grado di farlo, investendo in progetti condivisi o rafforzando le preparazione operativa e i contributi delle proprie forze armate.
Uno degli impegni che prevede la Pesco è “l’aumento regolare dei bilanci della Difesa in termini reali, allo scopo di raggiungere gli obiettivi concordati”. Il Consiglio Ue dovrà adottare ora la decisione che stabilisce la Pesco con un voto alla “maggioranza qualificata rafforzata”. Il voto è previsto per il prossimo Consiglio Affare esteri, l’11 dicembre a Bruxelles.
Una lista di progetti (training, sviluppo delle capacità di difesa, e preparazione operativa) che saranno intrapresi nel quadro della Pesco dovrebbe essere concordata dagli Stati membri partecipanti una volta che la Cooperazione permanente sarà stata stabilita.
https://www.ilcaffegeopolitico.org/6...difesa-europeaNasce «PeSCo», nuova cooperazione militare UE per la difesa europea
Lorenzo Nannetti 13 novembre 2017
Ristretto – Nasce PESCO (PErmanent Structured COoperation), uno strumento per la cooperazione europea in materia di difesa. Salutato come primo passo per avvicinarsi a future “Forze Armate Europee”, evita invece ancora il vero nodo alla base: la diversità di vedute europee sul tema
PESCO però è, di fatto, un progetto a basso profilo. Ha una reale utilità ma ha anche limiti pratici che lo rendono, al momento, poco più di uno strumento di facciata. C’è una frase chiave nel PESCO factsheet che spiega questo: “PESCO is a Treaty-based framework and process to deepen defence cooperation amongst EU Member States who are capable and willing to do so.” (PESCO è una infrastruttura e un processo, basati su un Trattato, [creato] per approfondire la cooperazione di difesa tra gli Stati Membri UE che siano capaci e intenzionati a farlo).
“Che siano (…) intenzionati a farlo” è ovviamente la frase chiave e riprende quella che è la maggiore problematica relativa a una futura struttura di difesa UE, qualunque essa possa essere. I Paesi UE non avrebbero necessariamente bisogno di PESCO per creare una forza armata europea. La struttura dei Battlegroups europei, forze armate già pronte all’azione rapida in caso di necessità, è già una struttura potenzialmente efficace. Ma dipende tutto dalla volontà politica dei singoli Paesi membri di usare tale strumento; tale volontà, spesso soggetta a interessi divergenti in politica estera, di fatto non si concretizza mai in un intento condiviso e, pertanto, gli strumenti esistenti restano inutilizzati.
Questo è il vero ostacolo alla formazione di FF.AA. europee: non la mancanza di strumenti pratici, ma la mancanza di una volontà politica condivisa. Il che, ovviamente, deriva dalla mancanza di una politica estera e di sicurezza comune (basti pensare alle divergenze Francia-Italia su un teatro fondamentale per noi come quello libico).
Ciò rende PESCO uno strumento altrettanto spuntato. Serve se gli Stati europei hanno intenzioni di usarlo per realizzare qualcosa insieme. La domanda da porsi prima per capirne la rilevanza dunque è proprio questa: che cosa gli Stati europei sono disposti a realizzare insieme? La risposta differirà da Paese a Paese. Anche i rapporti con la NATO hanno un peso in tali considerazioni.
Tuttavia PESCO non è del tutto inutile: la sua è una struttura “a progetto”, con la quale i Paesi UE possono collaborare su singoli progetti di interesse; non è rivolto a ottenere un’integrazione tra le FF.AA dei singoli stati. Perciò è assolutamente plausibile che gli Stati Membri si trovino concordi nello sviluppare progetti specifici limitati ad aspetti di supporto (pensiamo al recente sviluppo dell’Air Transport Command) ed è possibile che PESCO, rispetto agli strumenti precedenti, ne permetta uno svolgimento più fluido e organizzato.
Se invece non si vedrà la luce di alcuna cooperazione seria nei prossimi 5-10 anni o se le cooperazioni realizzate invece di avvicinare i Paesi li allontaneranno a causa di competizione tra progetti, allora PESCO si rivelerà un fallimento.
In ogni caso, meglio non credere che la nascita di PESCO sia l’anteprima della creazione di una struttura di comando e controllo condiviso che abbia un reale peso – come spiegato sopra le differenze di veduta sono ancora troppe.
Aggiungiamo una valutazione un po’ azzardata, ma che ha senso notare: a seconda della traiettoria dell’UE nei prossimi anni (immaginando quindi che la cooperazione europea non crolli) il valore di PESCO risiede nel lungo e lunghissimo periodo. Se mai gli Stati UE dovessero davvero decidere in un’integrazione maggiore tra le proprie FF.AA., PESCO e iniziative analoghe permetterebbero di avere una base di progetti comuni sopra i quali costruire l’integrazione ulteriore. Tuttavia non è da ignorare che l’esistenza di un motivo così forte da spingere gli Stati Membri dell’UE a creare davvero una tale integrazione potrebbe essere anche più preoccupante delle sfide attuali
Lorenzo Nannetti
ho fatto un potpourri di articoli che trattano l'argomento in maniera diversa per dare un quadro più completo