Chi era costui?
Chi era costui?
di necessità virtù
Credo manchi qualche possibilità di scelta:
[X] Il responsabile di non pochi dei mali italiani ancora presenti
https://www.corriere.it/cultura/10_m...4f02aabe.shtmlMazzini, osservò Carlo Cattaneo, «reputava vittorie anche le sconfitte, purché si combattesse». Peccato, aggiungeva, che la sua «dottrina del martirio» fosse fondata sulla «ostinazione di sacrificare li uomini coraggiosi a progetti intempestivi e assurdi»...
.La repubblica, secondo alcuni di noi, non è il governo della maggioranza, come si è creduto fino ad ora, è il governo di coloro che si fanno garanti e interpreti della maggioranza. Non è il popolo che dirige in questa specie di governi, ma coloro che conoscono quale sia il vero bene del popolo».
Mazzini vuole sì il suffragio universale, ma lo concepisce come manifestazione di una volontà collettiva unanime, come rito della religione nazionale durante il quale il popolo rigenerato mostra la comunanza di sentimenti e di idee con «i migliori e i più saggi».
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L'ultimo uomo ad essere entrato in Parlamento con intenzioni oneste.
Non basta negare le idee degli altri per avere il diritto di dire "Io ho un'idea". (G. Guareschi)
Grazie, Guy Fawkes,
per l'autorevole testimonianza. Concordo e trascrivo che finora il 33,33% dei partecipanti al sondaggio ha definito Giuseppe Mazzini un genovese; il 33,33% un protagonista del Risorgimento Italiano e il 33.33% uno scrittore.
Nessuno dei partecipanti lo considera un classico repubblicano. Eppure i repubblicani come Frecobaldi, nel Forum a loro dedicato, gli concede ampio spazio. Io li ho invitati a partecipare a questa discussione e spero qualche repubblicano verrà a spiegarci il suo punto di vista.
di necessità virtù
Accolgo l'invito di @Maria Vittoria e, ringraziandola, cercherò di esporre brevemente il mio (non solo il mio, in verità) punto di vista sul grande pensatore genovese.
Quando si parla di Mazzini, bisognerebbe sempre far attenzione alle letture “improprie”. Detrattori – coloro i quali lo qualificano come un dottrinario e un visionario – e agiografi – i “devoti” che lo dipingono come un “profeta” – tendono sempre a ingigantire e/o travisare molti aspetti del suo pensiero e della sua attività. A ciò si aggiunga che, solitamente, più che i detrattori, sono proprio i “devoti” a fare i danni maggiori.
Un personaggio come Mazzini va innanzi tutto collocato nella storia, “storicizzato”. Per far ciò occorre accantonare tutte le letture “totalizzanti” e inserirlo non solo nel contesto italiano ma, altresì, in quello europeo del suo tempo. Il primo passo, in tal senso, consiste nel toglierlo dai confini del Risorgimento entro i quali è inevitabilmente collocato e proiettarlo in un territorio più vasto. In breve, laicizzarlo.
Evitando di inquadrarlo unicamente sotto la categoria dell’Unità d’Italia – anche se questa idea, o “utopia”, fu certamente sua, essendo egli stato il primo ad agitarla nonostante la stessa iniziò ad avere valenza politica alla fine del Settecento – ci si renderebbe conto che egli non è stato solo il “profeta” dell’Unità, ma molto di più.
Alcuni esempi (semplificando molto). Mazzini è senza dubbio legato al Partito repubblicano, il quale, come si sa, si ispira alla sua dottrina. Ma il pensatore genovese è stato, in pratica, colui che ha concretizzato l’idea del partito politico moderno. Egli anticipa altresì l’idea di Costituzione democratica, andando oltre i modelli allora in auge (Spagna, Belgio). La “Costituzione della Repubblica Romana” del 1849 è, come da molti affermato, la base sulla quale è stata edificata la nostra Carta. Infine, oltre alla sua statura di teorico di un’etica della vita civile che afferma i diritti ai quali prepone i doveri (da qui l’accusa di “dottrinario”), Mazzini ha dato impulso all’idea di “nazione”. Essa, secondo Mazzini, è tenuta insieme da una profonda eticità, da un’idea di missione civile e morale; una nazione, tuttavia, mai “isolata”, mai “eletta”. La sua è una “nazione fra le nazioni”.
Detto ciò, ci si potrebbe chiedere: di tutto questo, cosa è rimasto nella storia d’Italia? Anche in questo caso rispondere “tutto” o “niente” sarebbe improprio.
Le idee mazziniane hanno agito, “sottotraccia”, nel profondo della storia italiana. La cosiddetta “Sinistra storica” era, in pratica, costituita in gran parte da mazziniani e ha realizzato in Italia alcune autentiche trasformazioni politiche e culturali (si pensi alla riforma elettorale che vide gli aventi diritto al voto passare da 400.000 a 2.500.000 persone, aprendo così la strada al suffragio universale; e si pensi ancora all’istruzione elementare obbligatoria). Tutta la prima fase dei “movimenti sociali” tra 1860 e 1880 è, in buona parte, di ispirazione mazziniana.
Una volta scomparso Mazzini, nel 1872, i mazziniani continuarono a lavorare muovendosi sulla strada tracciata dal loro maestro (alcuni mazziniani potrebbero addirittura definirsi più mazziniani - quindi più intransigenti - dello stesso Mazzini). Il repubblicanesimo italiano del dopo-Mazzini può identificarsi nelle figure di Giovanni Bovio e Arcangelo Ghisleri (identificato, quest’ultimo, più come “cattaneano”). Il primo, mazziniano di strettissima osservanza, è stato uno dei pensatori che ha contribuito a definire in modo concreto il pensiero democratico italiano.
L’influenza mazziniana e repubblicana, tra l’altro, esula dall’appartenenza ufficiale e organica al repubblicanesimo. Si pensi a Salvemini, ai fratelli Rosselli; si pensi a Ventotene, alla Resistenza, che videro presente al loro interno la tradizione mazziniana.
Dopo il ’45, infine, i cosiddetti repubblicani “storici” (denominazione spesso usata in modo denigratorio, associando la parola “storico” al superato, al passatismo, all’anacronismo) e i loro successori hanno contribuito in modo spesso decisivo alla vita italiana. Anche se alcuni di questi non potrebbero definirsi “tout court” mazziniani. Mi riferisco a Conti, Pacciardi, Reale Visentini, Spadolini e, soprattutto, Ugo La Malfa, il quale - come ha affermato Giuseppe Galasso - è stato uno dei pochi ad aver capito cosa significasse l’etica civile e la solidarietà sociale (Mazzini, come è noto, al termine “democrazia” preferiva quello di “governo sociale”).
Il mio stile è vecchio...come la casa di Tiziano a Pieve di Cadore...
…bisogna uscire dall’egoismo individuale e creare una società per tutti gli italiani, e non per gli italiani più furbi, più forti o più spregiudicati. Ugo La Malfa
Grazie, @Frescobaldi
Per cortesia, puoi scrivere le caratteristiche mazziniane del governo sociale?
Ultima modifica di Maria Vittoria; 19-12-18 alle 09:52
di necessità virtù
Il “governo sociale” consiste, innanzi tutto, nell’ “aclassismo”. Socialità sì, ma non classismo, non lotta di classe. Una società, cioè, da concepire nell’organicità dei suoi molteplici aspetti; un società, pluralistica nella quale nessuno deve prevalere. Anche per questo, Mazzini rispetta il principio della proprietà privata (che va comunque regolata). Questo rispetto va inquadrato nell’ottica della cosiddetta “solidarietà sociale”. La democrazia di Mazzini – volendola, suo malgrado, chiamarla così – è concreta: le elezioni, le organizzazioni rappresentative non esauriscono, per lui, la vita democratica. Questa, piuttosto, si realizza nella concretizzazione della suddetta “solidarietà sociale” – vista come cardine della democrazia – e nell’etica civile.
Il mio stile è vecchio...come la casa di Tiziano a Pieve di Cadore...
…bisogna uscire dall’egoismo individuale e creare una società per tutti gli italiani, e non per gli italiani più furbi, più forti o più spregiudicati. Ugo La Malfa
Giuseppe Mazzini è la mia icona pop.
un criminale
Possiamo concludere che tutto il peggio che succede in Italia e' dovuto alle elites PD ed al vaticano?
Stupri, attentati, invasione, fallimenti, disoccupazione, emergenza sociale, denatalita',violenza verbale , suicidi, omicidi....