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Discussione: Bye bye Kennedy...

  1. #1
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    Predefinito Bye bye Kennedy...

    WASHINGTON - E' morto all'età di 77 anni Edward Kennedy, fratello di John Fitzgeral e Bob. Il senatore del Massachusetts era da tempo malato. Nel maggio del 2008 gli era stato diagnosticato un tumore al cervello, a giugno era stato operato. Era poi tornato alla vita politica partecipando in agosto alla convention democratica.

    Da giorni si rincorrevano voci circa un drastico peggioramento delle sue condizioni, alimentate anche dalla sua assenza al funerale della sorella Eunice Shriver Kennedy, celebrato due settimane fa. Kennedy aveva inoltre scritto una disperata lettera ai vertici del Massachusetts chiedendo di essere sostituito nel suo ruolo di senatore il prima possibile, senza aspettare l'elezione suppletiva necessaria per legge. Il senatore, infaticabile sostenitore di Barack Obama, temeva infatti che la sua assenza nuocesse al partito al momento di votare la tanto discussa riforma sanitaria.

    Ad annunciare la sua morte è stata la famiglia con un comunicato diffuso nella tarda serata di ieri, ora americana. "Edward M. Kennedy, il marito, il padre, il nonno e lo zio che abbiamo amato così profondamente, è morto ieri sera nella casa di Hyannis Port - si legge nel comunicato - Abbiamo perso il centro insostituibile della nostra famiglia e la luce gioiosa delle nostre vite, ma l'ispirazione della sua fede, l'ottimismo e la perseveranza vivranno per sempre nei nostri cuori". La famiglia "ringrazia tutti quelli che lo hanno curato e sostenuto in quest'ultimo anno e tutti quelli che sono stati al suo fianco per così tanti anni nella sua instancabile marcia verso la giustizia, l'equità e le opportunità per tutti". "Ha amato il suo Paese - conclude il comunicato - e ha dedicato la sua vita a servirlo. Ha sempre creduto che i nostri giorni migliori sono quelli davanti a noi, ma è difficile immaginarne senza di lui".

    Dopo l'assassinio dei fratelli, Ted aveva preso in mano il timone della famiglia simbolo della politica americana. Liberale, abilissimo nella gestione delle dinamiche congressuali, era uno dei più influenti e longevi politici della storia Usa.

    Il "Leone del Senato", come anche gli avversari lo chiamavano con rispetto, ha rappresentato in Congresso lo stato del Massachusetts ininterrottamente dal 1962 firmando una mole di leggi che hanno ridisegnato l'America contemporanea. Dopo l'uscita di scena violenta dei fratelli, ha tentato una sola volta il balzo verso la Casa Bianca. La sua sfida nel 1980 al presidente in carica Jimmy Carter, per la nomination dei democratici, fu però un insuccesso. A frenarlo i guai che lui stesso per anni si era inflitto.

    Un incidente nel 1969 rimase una macchia indelebile: la sua auto finì in mare a Chappaquiddick, un'isoletta a fianco dell'esclusiva isola Marthàs Vineyard e l'assistente di Kennedy, Mary Jo Kopechne, morì affogata. Il senatore era alla guida, ma lasciò la scena dell'incidente e non avvertì le autorità fino al giorno dopo. Disse sempre di aver cercato di salvare la ragazza ma un tribunale lo condannò a due mesi di carcere, con sentenza sospesa, per omissione di soccorso.

    Edward M. Kennedy, conosciuto fin da bambino come 'Ted', era nato il 22 febbraio 1932 a Boston, la città in cui la dinastia irlandese e cattolica dei Kennedy si era insediata alla metà del XIX secolo. Era l'ultimo dei nove figli di Joe Kennedy e Rose Fitzgerald. Andò ad Harvard da cui fu espulso per aver copiato un compito. Dopo un periodo nell'esercito ritornò nelle stesse aule e si laureò.

    La morte dei fratelli lo rese il custode dei loro 13 figli, che andarono ad aggiungersi ai tre avuti dalla moglie Joan, dei quali uno, Patrick, ha intrapreso la carriera di deputato. Il matrimonio finì in divorzio nel 1982 e Kennedy si risposò con Victoria 'Vicky' Reggie, adottando i suoi due figli.

    Erede e portabandiera delle politiche progressiste radicate nel partito democratico fin dall'epoca del New Deal di Roosevelt, Ted Kennedy è stato in prima linea per decenni sul fronte della lotta per i diritti civili e delle politiche di sostegno alle classi deboli. Nei primi anni '70 guidò i democratici nel duro confronto con la Casa Bianca di Richard Nixon per ottenere la fine dell'avventura militare in Vietnam. Gli anni Ottanta, quelli della presidenza Reagan, furono i più duri per Kennedy, che per due volte (1984 e 1988) rinunciò a candidarsi per la Casa Bianca. Alla fallita corsa presidenziale del 1980 seguirono vari fallimenti personali, compreso quello del matrimonio con Joan.

    Nel 1991, al minimo della popolarità, Ted Kennedy presentò scuse pubbliche al paese "per i miei difetti". Fu un momento di sostanziale rinascita politica e personale, seguito dalle seconde nozze e dall'emergere di Ted come guida e decano dei democratici.

    La sua voce crebbe in autorevolezza: negli ultimi 15 anni era diventato il punto di riferimento di tutte le più importanti iniziative di legge. Molte anche bipartisan. John McCain, candidato repubblicano alla Casa Bianca, è stato più volte al suo fianco nel promuovere iniziative legislative e Ted Kennedy è stato anche l'alleato decisivo nella riforma scolastica del presidente George W.Bush.

    Era comunque l'anima più progressista dei democratici sui temi dell'immigrazione, del controllo delle armi, dei matrimoni omosessuali, e del salario minimo ai meno abbienti. Sull'aborto, invece, ha manifestato una sostanziale opposizione alla sua legalizzazione pur dicendosi comprensivo delle ragioni di chi abortisce.

    Quando a Barack Obama, impegnato nelle primarie, arrivò l'endorsement di Kennedy, tutti capirono la svolta simbolica imposta alla corsa tra il senatore nero e Hillary Clinton per la nomination democratica. Su Obama si era stesa l'ala protettiva della leggendaria famiglia americana.

    (26 agosto 2009 --- repubblica.it)

    Beh, è stato l'unico a farcela da solo, mi sa...

  2. #2
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    Predefinito Re:Bye bye Kennedy...

    Ciao Ted

  3. #3
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    Predefinito Re:Bye bye Kennedy...

    Mai sopportati i Kennedy. Epimetei più che Prometei.

    Comunque sia le condoglianze gliele posso ancora porgere.

  4. #4
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    Predefinito Re:Bye bye Kennedy...

    Sit Sibi Terra Levis

    Buon viaggio, Senatore
    \"La Giustizia è il potere dei senza potere\"
    Vaclav Havel

  5. #5
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    Predefinito Re:Bye bye Kennedy...

    Ora mi preoccupa la sorte dei lama di Kent Brockman.

  6. #6
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    Predefinito Re:Bye bye Kennedy...

    L'elogio funebre di Barack Obama

    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tm...ione=&sezione=

    Oggi siamo qui per dire addio al figlio più giovane di Rose e Joseph Kennedy. Il mondo ricorderà a lungo Edward come l’erede di un lascito pesante; il protettore di chi non ne aveva alcuno; l’anima del partito democratico; il leone del Senato, che ha scritto più di trecento leggi.

    Ma chi di noi lo ha amato e piange la sua scomparsa conosce Ted Kennedy con gli altri suoi titoli: padre, fratello, marito, zio, nonno. Io, come molti altri nella città dove ha lavorato per quasi mezzo secolo, lo conoscevo come collega, maestro e soprattutto amico. Ted Kennedy era il piccolo di casa diventato patriarca; il sognatore irrequieto diventato la roccia. Quando i suoi fratelli lo buttarono fuori dalla barca perché non sapeva che cosa fosse un fiocco, Teddy aveva solo sei anni ma imparò ad andare a vela. Questa capacità di recupero lo avrebbe accompagnato attraverso più dolori e più tragedie di quante la maggior parte di noi conoscerà mai nella sua vita. A 16 anni aveva già perso due fratelli. Vide gli altri due strappati con la violenza al Paese che li adorava. Disse addio all’amata sorella Eunice negli ultimi giorni della sua vita. Sopravvisse per miracolo alla caduta di un aereo, vide due suoi figli lottare con il cancro, seppellì tre nipoti e visse fallimenti e battute d’arresto private nel modo più pubblico possibile. Una catena di eventi che avrebbero spezzato un uomo meno forte. Sarebbe stato facile per Ted diventare amaro o duro, arrendersi all’autocommiserazione e al rimpianto; ritirarsi dalla vita pubblica. Nessuno lo avrebbe biasimato. Lui però era diverso. Era il «guerriero felice» di William Wordsworth, che «più è messo alla prova e più sopporta». Come ci disse una volta, «errori o fragilità individuali non sono una scusa per arrendersi né una dispensa dall’obbligo di spendersi». Attraverso le sue sofferenze divenne più sensibile alle sofferenze altrui: i bambini malati che non potevano essere visitati da un medico; i giovani soldati mandati in battaglia senza blindati; i cittadini cui venivano negati i diritti per il loro aspetto o le loro inclinazioni. Le leggi fondamentali che difese - sui diritti civili, i disabili, gli immigrati, la salute dei bambini, i congedi per maternità o malattia - hanno tutte un filo che le lega: dare voce a chi non era ascoltato, aggiungere un piolo alla scala delle opportunità, rendere reale il sogno dei nostri padri fondatori. Gli era stato regalato il tempo, che i suoi fratelli non avevano avuto. E usò quel dono per toccare tutte le vite che potè toccare e raddrizzare tutti i torti che gli fu possibile raddrizzare.

    Possiamo ancora sentire la sua voce rombare attraverso il Senato, vedere il suo viso rosso, il pugno che batteva sul podio: una forza della natura per appoggiare la riforma sanitaria o i diritti dei lavoratori. E mentre le cause per cui si batteva diventavano personali, non lo divennero mai i disaccordi. Era il prodotto di un’epoca in cui la gioia e la nobiltà della politica impedivano che le differenze di partito e di filosofia diventassero ostacoli alla collaborazione e al reciproco rispetto - un’epoca in cui gli avversari si consideravano ancora vicendevolmente dei patrioti.

    È così che Ted Kennedy è diventato il massimo legislatore del nostro tempo. Lo divenne attenendosi ai principi ma anche cercando compromessi e cause comuni. Non con la sola contrattazione ma anche con l’amicizia, la gentilezza, l’umorismo. Una volta corteggiò il senatore Orrin Hatch - del cui voto aveva bisogno per l’assicurazione sanitaria infantile - facendogli fare una serenata con una canzone che lo stesso Orrin aveva composto; un’altra volta fece arrivare un vassoio di dolciumi a un collega repubblicano un po’ scontroso.

    Sono passati solo pochi anni da quando Teddy mi bloccò al Senato chiedendomi di votare una certa legge. Promisi, ma espressi anche un certo scetticismo sul fatto che sarebbe passata. Invece ottenne i voti di cui aveva bisogno. Guardai Teddy con stupore e gli chiesi come avesse fatto. Lui mi battè sulla spalla e mi disse: «La fortuna degli irlandesi!». Ovviamente la fortuna aveva ben poco a che fare con il successo legislativo di Ted Kennedy, e lui lo sapeva benissimo.

    Ma se la storia ricorderà i suoi successi, è il suo cuore generoso che mancherà a noi. Era l’amico e il collega sempre primo a fare una telefonata di vicinanza. Era il capo così adorato dal suo staff che per la festa dei suoi 75 anni arrivarono in cinquecento. Era l’uomo che mandava gli auguri di compleanno o un biglietto di ringraziamento o un regalo a tante persone che mai si sarebbero immaginate che un senatore degli Stati Uniti dedicasse loro un po’ del suo tempo e dei suoi pensieri. Io ho nel mio studio un paesaggio di Cape Cod che regalò a me, matricola della nuova legislatura che l’aveva ammirato nel suo studio dove mi aveva invitato per darmi il benvenuto a Washington. Sembra che tutti abbiano una storia così da raccontare.

    Ted Kennedy era il padre che si occupava non solo dei suoi tre figli, ma anche di quelli di John e Bob. Li portava in campeggio e in barca a vela. Rideva e ballava con loro ai matrimoni e piangeva con loro nelle tragedie. E trasmise loro lo stesso senso del servizio che i suoi genitori avevano instillato in lui. Poco dopo aver accompagnato la nipote Carolina all’altare, ricevette un biglietto da Jacqueline: «Su di te, il fratello spensierato, è caduto un peso che un eroe avrebbe supplicato gli venisse risparmiato. Noi ce l’abbiamo sempre fatta perché tu eri sempre lì con il tuo amore».

    Noi non possiamo sapere quanto resteremo quaggiù, non possiamo conoscere i piani di Dio su di noi. Quello che possiamo fare però è vivere la nostra vita nel modo migliore, con una scopo, con amore e con gioia. Possiamo usare ogni giorno per dimostrare a chi ci è più vicino quanto lo amiamo e trattare gli altri con la gentilezza e il rispetto che vogliamo per noi. Possiamo imparare dai nostri errori e crescere grazie ai nostri fallimenti. Possiamo lottare per un mondo migliore così che un giorno possiamo guardarci indietro e sapere che abbiamo speso bene la nostra vita. Questo è il modo in cui è vissuto Ted Kennedy. Questa è la sua eredità.
    \"La Giustizia è il potere dei senza potere\"
    Vaclav Havel

 

 

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