Russia

[Amati75]

For Russian leaders, sticking it to the Americans has long been a source of both personal satisfaction and political gain. By that standard, President Vladimir Putin is riding high. He’s enraged Washington officialdom by supporting Syrian President Bashar al-Assad—despite his apparent use of chemical weapons against civilians—and obstructing efforts to rein in Iran’s nuclear ambitions. Activists in the U.S. and Europe have called for a boycott of the 2014 Winter Olympics in Sochi over the country’s harsh new antigay law. The Kremlin’s decision to shelter National Security Agency contractor Edward Snowden, wanted on espionage charges in the U.S., prompted President Obama to nix a one-on-one meeting ahead of the Group of 20 summit in St. Petersburg, Russia, on Sept. 5 and 6.
Since reclaiming the presidency in May 2012, Putin has become the biggest impediment to the Obama administration’s foreign policy aims. That’s undoubtedly played well with Russians yearning for the days when the country was a superpower. Yet beneath Putin’s swagger lie weaknesses at the core of the economy that threaten Russia’s future—and with it, his power base. And for that, he can blame a familiar nemesis: the U.S.
His difficulty has nothing to do with intercontinental ballistic nuclear missiles—and everything to do with natural gas that’s cooled to -260F at normal pressure, condensed into liquid form, and transported on special tankers to markets around the world. America’s surprising return as an energy superpower is complicating life for the Russian petro state. The rise of a vibrant, global, and pipeline-free liquefied natural gas (LNG) market is a direct threat to Russia’s interests in Europe, whereGazprom (GAZP:RU), the state-owned energy giant, supplies about 25 percent of the gas. So is the shift in pricing power from suppliers to consumers as a result of the huge supply shock emanating from North America.
STORY: Why It's a Mistake to Ignore Russia
Russia is still the world’s biggest overall energy exporter: It’s the No. 1 oil producer and No. 2 in gas after the U.S. However, the country’s known oil reserves—primarily between the Ural Mountains and the Central Siberian Plateau—are enough to sustain current production levels for just 20 years, according to a study in December by the European Bank for Reconstruction and Development (EBRD), vs. 70 years for Saudi Arabia and 90 years for the United Arab Emirates. Untapped oil and gas reserves in eastern Siberia and the Arctic will take massive investments to explore.

Putin’s aware of the problem. “For many years we have had a situation when prices for our main export goods rose fast and almost without interruption, and this made it possible for Russian companies and for the government to cover high expenses,” he told global executives at the St. Petersburg International Economic Forum on June 21. “But this situation has changed now. There are no simple solutions and no magic wand we can wave to change things overnight.”
That may be true, but the country has little time to waste. Many Russians, and in particular members of the president’s inner circle, have benefited hugely from the country’s energy-export windfall. Now that foundation is slipping away. The question is whether Putin’s power will, too.
BLOG: U.S.-Russia Relations: Don't Let Politics Get in the Way of Business
When he took over at the start of the last decade (he served as president from 2000 to 2008 and premier for four years after that), the global economy was in the early stages of a commodities supercycle. Accelerating global demand, led by a China growing at about 10 percent annually, coincided with rising prices for oil, gas, copper, coal, and other natural resources. Political instability in Venezuela, the start of the Second Gulf War, and Hurricane Katrina all constrained supply and refining capacity, sending energy markets into overdrive.
Through 2008, Putin oversaw an average of 7 percent growth in gross domestic product and a huge expansion in Russia’s middle class. At its 2007 annual meeting, Gazprom, the world’s largest gas producer, served red and black caviar. Management Committee Chairman Alexey Miller said the company, whose market value at the time was $360 billion, would someday be worth $1 trillion.
Russia’s phenomenal run of prosperity would have been an ideal time to diversify the economy beyond energy, a goal that harks back to the days of Soviet leader Leonid Brezhnev. Instead, energy’s share of the economy actually increased; as of late 2012, oil and gas accounted for about 70 percent of exports, compared with less than 50 percent in the mid-1990s, providing half of the government’s revenue and roughly 17 percent of GDP, according to the EBRD. Gazprom alone represents 14 percent of the Russian stock market’s total capitalization. “It has been an issue since the late 1970s and early 1980s, and it has gotten worse,” says Alexei Kokin, an energy analyst with UralSib Financial. “I don’t see that changing.”

Why Is Vladimir Putin Acting So Crazy? - Businessweek

[Morfeo]

quindi? l'articolo non risponde alle domanda iniziale.

[paulhowe]

Instead, energy’s share of the economy actually increased; as of late 2012, oil and gas accounted for about 70 percent of exports

Come abbiamo sempre detto. Senza gli idrocarburi la russia e' un paese del terzo mondo. Nessun dubbio in proposito.

[Giò]

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Come abbiamo sempre detto. Senza gli idrocarburi la russia e' un paese del terzo mondo. Nessun dubbio in proposito.

Intanto li ha a disposizione.

[Giò]

L’economia russa è la prima d’Europa

22 luglio 2013 Tatjana Lisina, Russia Oggi
Secondo gli ultimi dati della Banca Mondiale, la Russia ha sorpassato tutti i Paesi del Vecchio Continente, Germania compresa

La Russia riesce a fronteggiare la crisi economica globale con maggiore successo rispetto alla maggior parte dei Paesi sviluppati, come testimoniano i dati della Banca Mondiale pubblicati a luglio 2013.

Nel 2012 sulla base del Pil a parità di potere d’acquisto la Russia ha superato tutti i Paesi dell’Unione Europea, inclusa la Germania che occupava il sesto posto nella classifica mondiale. Nella cinquina al vertice davanti alla Russia c’erano gli Usa, la Cina, l’India e il Giappone. Si segnala anche che i dati della Banca Mondiale hanno confermato la classifica del Fondo Monetario Internazionale pubblicata alla fine del 2012 in cui però la Russia ha leggermente ceduto il passo alla Germania, occupando la sesta posizione.

Secondo gli esperti il rating di luglio 2013 della Banca Mondiale, che contempla il reale potere d’acquisto della moneta, è l’ennesima conferma del livello raggiunto dall’economia russa. La Russia è passata dal nono all’ottavo posto per Pil nominale (secondo il rapporto del Fmi); inoltre, all’inizio di luglio 2013, la Banca Mondiale ha inserito la Russia nel gruppo dei Paesi ad alto reddito pro capite, benché nel corso dell’ultimo decennio sia rientrata nel novero dei Paesi a reddito medio alto.

La scalata della classifica rappresenta un vantaggio non secondario per l’ingresso della Russia nell’Ocse (l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), previsto per il 2015. Per la crescita del Pnl pro capite gli esperti dell’Ocse raccomandano di aumentare la produttività del lavoro, stimolare le innovazioni e perfezionare la gestione finanziaria e fiscale.

I successi dell’economia russa non sorprendono gli esperti; secondo il parere di Yaroslav Lisovolik, capo economista della Deutshce Bank, la classifica del Pil a parità di potere d’acquisto rispecchia in modo piuttosto fedele la situazione del consumo di merci e di servizi nell’economia. “L’economia russa genera crescita, avvalendosi dei prezzi favorevoli sul petrolio, mentre l’Europa si trova in recessione e le prospettive di uscita dalla crisi non sono chiare. La situazione appare particolarmente complessa nell’Europa meridionale, con ripercussioni anche sulla Germania e su altri Paesi. In definitiva da questa crisi la Russia sta perdendo meno rispetto all’Europa. Inoltre nel corso dell’ultimo anno e mezzo il rublo ha mostrato risultati positivi sullo sfondo del crollo negli altri mercati in via di sviluppo”, ha dichiarato Lisovolik.

Anche Dmitri Orlov, direttore generale dell’Agenzia delle comunicazioni politiche ed economiche, ritiene che il posto della Russia nelle classifiche basate sul Pil sia del tutto legittimo. “Per prodotto lordo e potere d’acquisto con tutti i problemi che abbiamo siamo lontani dalla Cina, ma ben più in alto dell’Europa”, ha rilevato l’analista. Che cosa attende l’economia russa in futuro? La domanda è di enorme interesse sia per i comuni cittadini russi sia per gli investitori mondiali, che stanno studiando il Paese con particolare attenzione.

Il Fondo Monetario Internazionale ha di recente abbassato le previsioni di crescita della Federazione per il 2013 al 2,5 per cento. Quelle della Banca Mondiale sono appena al di sotto, al 2,3 per cento. D’altro canto cifre simili appaiono piuttosto alte sullo sfondo delle prospettive di crescita del Pil degli Stati Uniti (1,7 per cento) e della recessione europea (-0,6 per cento).

È anche vero che la dinamica di crescita economica dei due vicini del gruppo dei Brics rimane come prima più impressionante di quella russa (7,8 in Cina e 5,6 per cento in India).

Gli esperti chiamati in causa sostengono che nel 2014, a causa della stagnazione dell’eurozona, il divario tra Russia ed Europa sarà destinato ad aumentare e allo stesso tempo la Federazione sarà costretta ad arretrare di fronte ai Paesi asiatici.

“La Cina e l’India consolideranno le proprie posizioni in classifica” assicura Orlov. Lisovolik è d’accordo e rileva anche che, nonostante l’avanzamento nel rapporto della Banca Mondiale, il problema della mancanza di crescita economica rimane e, anzi, si configura come una questione piuttosto scottante.

L?economia russa è la prima d?Europa | Russia Oggi

[Qassim]

Gli idrocarburi sono una maledizione per la maggior parte dei paesi: portano una ricchezza immensa ma proprio per questo inibiscono un vero sviluppo economico perché è più facile vivere di rendita che mettersi a lavorare. Praticamente lo stesso effetto della Spagna imperiale, ricchissima finché c'era l'argento americano quando questo è finito si è ritrovata in mutande e ha dovuto liquidare l'impero. Russia e paesi arabi rischiano di fare la stessa fine prima o poi. Ovviamente non sempre questo destino è scritto: gli USA per esempio erano il più grande paese produttore di petrolio nel XIX e inizio XX secolo però lo hanno usato per impennare l'industrializzazione. Di fatto il segreto sta nella società, se è libera, aperta e favorevole all'impresa ci sarà chi si arricchisce col petrolio che sarà usato dagli imprenditori interni per avere energia a buon mercato. Negli stati autocratici la mano del governo deve controllare tutto e quindi il petrolio (statale) viene usato per distribuire prebende e rendite mentre la libera impresa è ostacolata perché perdere il controllo dell'economia sarebbe grave per gli stati autocratici. E infatti né la Russia né l'Arabia Saudita hanno delle vere industrie, il petrolio è controllato dallo stato che lo usa per mantenere la presa sulla popolazione mentre il businness è ostacolato da leggi assurde e apparati repressivi, soprattutto in Russia

[Qassim]

L’economia russa è la prima d’Europa


L?economia russa è la prima d?Europa | Russia Oggi

La crescita russa mi sembra sia stata ulteriormente abbassata, i russi si stanno rovinando da soli per come hanno usato la ricchezza del sottosuolo. In breve un aggiornamento della situazione:

Russia

[Giò]

Gli idrocarburi sono una maledizione per la maggior parte dei paesi: portano una ricchezza immensa ma proprio per questo inibiscono un vero sviluppo economico perché è più facile vivere di rendita che mettersi a lavorare. Praticamente lo stesso effetto della Spagna imperiale, ricchissima finché c'era l'argento americano quando questo è finito si è ritrovata in mutande e ha dovuto liquidare l'impero. Russia e paesi arabi rischiano di fare la stessa fine prima o poi. Ovviamente non sempre questo destino è scritto: gli USA per esempio erano il più grande paese produttore di petrolio nel XIX e inizio XX secolo però lo hanno usato per impennare l'industrializzazione. Di fatto il segreto sta nella società, se è libera, aperta e favorevole all'impresa ci sarà chi si arricchisce col petrolio che sarà usato dagli imprenditori interni per avere energia a buon mercato. Negli stati autocratici la mano del governo deve controllare tutto e quindi il petrolio (statale) viene usato per distribuire prebende e rendite mentre la libera impresa è ostacolata perché perdere il controllo dell'economia sarebbe grave per gli stati autocratici. E infatti né la Russia né l'Arabia Saudita hanno delle vere industrie, il petrolio è controllato dallo stato che lo usa per mantenere la presa sulla popolazione mentre il businness è ostacolato da leggi assurde e apparati repressivi, soprattutto in Russia

Certo, meglio far ingrassare i Rockfeller di turno piuttosto che consentire, come avviene nella Russia dello Zar Putin, alle gestanti che aspettando il secondo o il terzo figlio l'erogazione di un contributo economico.

[Giò]

La crescita russa mi sembra sia stata ulteriormente abbassata, i russi si stanno rovinando da soli per come hanno usato la ricchezza del sottosuolo. In breve un aggiornamento della situazione:

Russia

L'articolo da te riportato non è molto dettagliato. Peraltro, quello da me citato è relativamente recente: luglio 2013.

[Amati75]

Certo, meglio far ingrassare i Rockfeller di turno piuttosto che consentire, come avviene nella Russia dello Zar Putin, alle gestanti che aspettando il secondo o il terzo figlio l'erogazione di un contributo economico.

Il problema, come spiea bene Qassim, e' che la bonanzna quando finisce non ha alternative, e quindi le gestanti del presente sono sicuramente contente, quelle di domani si aspetteranno lo stesso trattamento, lo stato lo dovra' fornire a debito, non avendo pero risorse o gettito per poterselo permettere.

La Russia va verso una "malattia olandese" se gia' non c'e'.

Putin ed Med. hanno provato a dare un impulso ad altri settori, purtroppo senza successo, non vi riuscirono ai tempi dell' URSS, e non ci stanno riuscendo oggi.