Addio a Borrelli senza rimpianti
Quando un magistrato come Francesco Saverio Borrelli si toglie la toga, bisogna togliersi tanto di cappello. Quando un magistrato come Francesco Saverio Borrelli si toglie la toga, non è affatto detto, però, che bisogna per forza strapparsi i capelli. Per essere chiari: non ci sono dubbi che Borrelli sia un uomo di valore, ma è altrettanto certo che la sua interpretazione politicamente militante del ruolo di Procuratore, faccia sì che il suo addio non lasci troppi rimpianti in chi crede che un giudice debba applicare la legge, e non guidarla, condizionarla, piegarla ad uno scopo (di parte). Cosa che spesso, troppo spesso, a nostro avviso ha fatto Borrelli.
Detto questo è assolutamente certo che la stagione del Pool e del suo Capo sia stata determinante (nel bene e nel male) per le sorti del Paese, e che il disegno dell'Italia politica e sociale di oggi, nasca in buona parte non dagli esiti delle urne (come Costituzione vorrebbe), ma dal pennello della Procura di Milano. Disegno che parve al momento a tinte chiare e luminose, ma che il passare del tempo e la riflessione storica hanno reso più incerto, sfumato, più ricco di ombre. E che ombre! Inchiesta a senso unico, si è detto di Mani Pulite.
E' vero. Innegabile. Forse con la sola "attenuante" che lo strabismo investigativo è stato sorretto dalla diversa "tenuta" dei due schieramenti. Con un lato (Dc e Psi) in cui si sono aperte ampie brecce, mentre nell'altro (ex Pci) le bocche sono rimaste diligentemente cucite, coprendo altrettante, evidenti magagne di stampo mazzettaro. Su queste brecce, Borrelli e i suoi "ragazzi" (Boccassini compresa) hanno costruito una rivoluzione giudiziaria e le fortune del Pool.
Un gruppo che il Capo ha sempre guidato con maestria, usando il bulldozer Di Pietro quando c'era da abbattere e il tessitore D'Ambrosio per ricucire. Mandando avanti loro, ma soprattutto se stesso, con una sapienza mediatica da attore consumato, con entrate e uscite dagli scaloni di Palazzo di Giustizia degne di Wanda Osiris. Da più di dieci anni a questa parte, in pratica, non c'è stato giorno in cui Borrelli non abbia esternato. Contro Berlusconi, preferibilmente, ma non solo. Calmo, elegante, taglio impeccabile, sorridente e sibilante alla prima dell'Anno Giudiziario come a quella della Scala. Comunque, un fiume in piena. Un rabdomante capace di trovare un microfono anche in pieno deserto.
Oggi Borrelli lascia, ma i suoi tantissimi (e legittimi) ammiratori non devono rattristarsi. Perchè, ne siamo certi, sentiremo ancora parlare di lui. O meglio, lo sentiremo ancora parlare. Eccome. Almeno fino a quando a Milano e in Italia ci sarà una telecamera libera. E in giro ci sarà un Governo Berlusconi
di Gabriele Canè
http://ilrestodelcarlino.quotidiano....1:/2002/04/05: