CASINI-BROWN.
Perché Berlusconi
non può imitare Blair


Giuliano Ferrara ha inviato ieri Silvio Berlusconi, l’amato suo, ad imitare Tony Blair, l’amato nostro. Non conoscendo ancora l’intervista al Times di oggi, in cui Blair apre la strada a una staffetta con Gordon Brown per la premiership, non poteva ovviamente riferirsi all’unica mossa politica che Silvio Berlusconi potrebbe efficamente copiare dal suo più smagliante collega inglese. E l’unica mossa politica utile consisterebbe nel fare lo stesso annuncio: Casini sarà un ottimo premier, ridateci il governo del paese e lo vedrete. Né Berlusconi né Ferrara pensano che questa sia la scelta giusta. Dunque l’unica imitazione possibile non ci sarà. Per tutto il resto, Berlusconi non può imitare Blair.
Prima di tutto perché il premier inglese ha governato per otto anni la più lunga fase di crescita economica che il suo paese abbia conosciuto dal dopoguera. Ha cancellato dal dizionario inglese la più impopolare delle parole, quella che comincia con la lettera R: recessione. Negli ultimi quattro anni Berlusconi ha invece governato la più lunga stagnazione dell’economia italiana, coda di un processo iniziato prima, ma al quale non è riuscito a imprimere nessun colpo di coda. Blair ha avuto il miracolo economico che non aveva promesso, Berlusconi non ha dato il miracolo economico che aveva promesso. La differenza delle due posizioni è tutta lì. Gli elettorati perdonano molto ai loro leader quando in cambio hanno portafogli pieni e speranze di ascesa sociale per i loro figli. L’opposizione a Blair sulla guerra in Iraq non è stata certo meno aspra e diffusa di quella a Berlusconi in Italia; le polemiche sulla manipolazione dei media e sul carattere populistico della leadership hanno dilagato su una stampa inglese certo meno riverente di quanto lo sia stata la nostra nei confronti di Berlusconi. Il sospetto che il premier sia un mentitore seriale è radicato tra gli inglesi non meno che tra gli italiani. Eppure Blair è dato per sicuro vincitore nella terza elezione consecutiva, mentre di Berlusconi non si sa neanche se arriva in sella alla seconda. Se cercate la differenza, it’s the economy, stupid.
C’è una seconda ragione per cui Blair non può imitare Berlusconi. Ed è che Blair è di sinistra e Berlusconi di destra. Queste distinzioni - non ditelo a noi che lo ripetiamo ogni giorno - hanno perso gran parte del loro senso. Ma nella politica sociale hanno ancora un senso. Blair ha notevolmente accresciuto la spesa per sanità ed educazione, e nei servizi pubblici inglesi, anche grazie a un forte innesto di riforme spesso sgradite ai sindacati e di partnership con i privati, si cominciano a registrare progressi. Il suo governo non ha usato la leva fiscale a fini redistributivi e punitivi delle classi ricche - secondo la vecchia tradizione Labour, a causa della quale il partito era stato tenuto accuratamente lontano dal governo per gran parte della sua storia centenaria - ma ha introdotto una serie di riforme microeconomiche (soprattutto lo sconto fiscale per lo working families) che hanno fatto crescere il reddito della parte medio-bassa della piramide sociale più rapidamente del resto delle classi sociali. Soprattuto, Blair ha avvicinato e di molto l’obiettivo storico della sinistra, quello della piena occupazione: oggi la disoccupazione in Gran Bretagna è ai minimi storici, e per quanto sia anche composta di lavori precari e sottopagati, è sempre meglio che vivere di assistenza pubblica, come nel film Full Monty. Il governo Berlusconi invece, ha visto crescere la spesa corrente e diminuire quella per investimenti, quindi ha più deficit e meno servizi sociali allo stesso tempo; ha sostanzialmente fallito nel rilancio del Mezzogiorno, cioè della parte più debole del paese; e non ha intaccato i bassi tassi di occupazione che il nostro paese lamenta tra le donne e gli ultrasessantenni. L’unico fiore all’occhiello del governo è stata la diminuzione della disoccupazione, che è cosa diversa, ottenuta grazie a riforme del mercato del lavoro che erano già cominciate con Treu, sono continuate con la legge Biagi e per l’appunto si ispirano alla legislazione laburista in materia.
Perché Berlusconi possa imitare Blair nella fase finale della legislatura, dunque, sarebbe stato necessario che l’avesse imitato durante la legislatura. Non l’ha fatto, e non solo perché non ne è stato capace.