“La salvezza dell’Europa nostra sta nel crollo del suo stato attuale e nel mantenersi in piedi di Uomini come Te, l’elite per la nuova Rinascita. Per questa missione Ti auguro la forza, la salute e lo spirito gioioso”
Mi stimava ben oltre i miei pochissimi meriti, e avrei dovuto rispondergli: non sum dignus.
Ma era Uomo che non ammetteva repliche.
Lui che come Cyranò è stato tutto ma invano.
Negli anni ’60 frequentava a Roma maestri come Julius Evola e Pio Filippani Ronconi, Lui Uomo dell’Est viveva all’Ovest, quando la cortina era ancora, apparentemente, impenetrabile, abbeverandosi al cenacolo della Tradizione.
Negli anni ’90, caduto il Muro e dissoltosi il comunismo storico, lo troviamo nelle trincee serbe nel sinistro ruolo di commissario politico durante il conflitto serbo-bosniaco-croato.
Un percorso alla rovescia.Un Mondo alla rovescia.
Ma Lui, che esplorava le avanguardie d’Europa, controcorrente, era diritto e sapeva sempre dove si trovava.
Non è facile per chi non ha consapevolezza di sé, per chi segue le ombre mutevoli dei tempi attuali, trovare il bandolo di una Vita che si snoda attraverso un caleidoscopio di esperienze storiche, politiche, artistiche ed ideali: luci e colori, figure ed immagini, si confondono, ma Lui, Uomo integro ed integrale, non era per nulla confuso: semplicemente allineava il suo asse all’Asse del Mondo.
La sua tensione si esprimeva in un’azione infaticabile.
Una miriade di conferenze, migliaia e migliaia di chilometri percorsi in tutta Europa per raccontare che ciò che stava accadendo alla Sua amata Patria riguardava tutti Noi.
Quante sigarette Dragos. Troppe!
Anche se il fumo non ha spento il Tuo canto.
Cantavi con noi fino all’Alba, al gelo, per salutare il nuovo Sole, e un poco mi sento in colpa per non averTi risparmiato quelle lunghe notti di dicembre.
Quanti progetti Dragos; quanti racconti; quanta umanità; quanta consapevolezza.
Cantavamo “…Osservi per poco il tuo corpo stupito poi voci imperiose ti chiamano in coro, è tempo di andare ti cambi il vestito ti copri di bianco e di foglie d’oro…”.
Per il Tuo ultimo viaggio, a cui hanno assistito decine e decine di migliaia di patrioti, Ti sei vestito di bianco con bottoni d’oro raffiguranti le ali di un’aquila imperiale.
Voglio credere che hai pensato a Noi, ai nostri canti, quando hai volto il Tuo sguardo lassù verso il Cielo stellato, ove risplende la Stella Polare.
Resterai, per sempre, nei nostri Cuori.
Stefan cel Mare