Nuova sezione sul sito www.fiammaroma.info , "Attualità", dove verranno inseriti articoli su vari argomenti. Posto l'articolo di Giuliano sull'emergenza casa, gli altri li trovate sul sito.
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Mentre l’emergenza abitativa continua ad essere una dei maggiori problemi italiani, mentre si avvicinano le scadenze delle deroghe degli sfratti (20 agosto), le Istituzioni, nazionali e locali, continuano a cartolarizzare ed a vendere gli immobili pubblici.
Oltre che a concedere terreni per l’edilizia privata e non costruire nemmeno una casa popolare.
Nel Lazio, ad esempio, ma il fenomeno è su scala nazionale, la Regione sta continuando a vendere gli immobili e le case dell’Ater, l’ex Istituto case popolari (Icp).
Questa operazione, oltre che a preoccupare migliaia di inquilini, che rimarranno senza un tetto e verranno sbattuti in mezzo ad una strada, stanno suscitando le perplessità di Luigi Camilloni, presidente dell’Osservatorio Sociale, ente predisposto al monitoraggio delle più gravi questioni dei cittadini, anche se il presidente si è limitato a denunciare la poca chiarezza nella gestione delle compra-vendite: “La vendita degli alloggi popolari dell’Ater sta suscitando perplessità e problematiche tra gli acquirenti, specie per quanto riguarda le pretese dei vari enti territoriali. Ad esempio, l’Ater di Frosinone richiede per la conclusione del contratto di compravendita 1.600 Euro, mentre quello di Roma ne richiede 516 euro, più Iva. A prescindere dalla palese disparità di trattamento, la Regione Lazio dovrebbe chiarire a che cosa sono dovuti tali compensi che sembrerebbero quasi dei diritti di agenzia”.
Ha concluso Camilloni: “Sarebbe auspicabile un intervento della Regione che abolisca questa illegittima imposta che grava sul prezzo di vendita dell’immobile. Infine, mi piacerebbe conoscere il pensiero dei sindacati di categoria degli inquilini su questa nuova forma di imposizione introdotta dagli Ater”.
Noi invece vorremmo sapere come le Istituzioni vorrebbero risolvere il problema abitativo.
Solo nella Capitale oltre 300.000 famiglie (quasi 800.000 essere umani) sono a rischio sfratto e sono state sfrattate.
Sono circa vent’anni che non si costruiscono nuovi alloggi pubblici, mentre interi quartieri vengono edificati, con la complicità ed il sostegno dei Comuni e delle Regioni, dai famosi costruttori.
I “palazzinari” continuano ad arricchirsi, così come le banche, mentre milioni di italiani vengono condannati all’ergastolo, e cioè a 30 anni di mutuo, strozzati dall’usura bancaria e dalla speculazione edilizia o a rimanere senza un tetto.
Infatti, pochi sanno, ma un appartamento di circa 100 mq, con terrazzo o giardino, fatto con materiale all’avanguardia, viene a costare circa 80.000 euro, mentre il costruttore lo rivende ad oltre 400.000.
Poi arriva la banca ed eroga un mutuo che prevede il pagamento della somma, più una decina di anni di rate di soli interessi.
Stesso discorso sta valendo per le cartolarizzazioni.
In parole semplici, tutte le case pubbliche o degli enti che stanno vendendo (le più le stanno vendendo agli immobiliaristi, che poi ci speculano sopra, vero mister Ricucci?) agli inquilini le stanno vendendo a prezzo di mercato e senza riconoscere tutti gli affitti versati nel corso degli anni. Con “un’amica” banca pronta ad erogare un mutuo.
Soluzioni? Mutuo e cartolarizzazione sociale.
Dovrebbe essere lo Stato, come faceva ad esempio negli anni ‘30 e ‘40, a costruire le case. E garantire, non più il finto “diritto alla casa”, che di fatto è solo un “diritto” a vivere da affittuario per una vita, un’esistenza sotto “strozzo”, ma garantendo il sacrosanto “DIRITTO ALLA PROPRIETA’ DELLA CASA”.
Dovrebbe essere lo Stato a costruire e poi a vendere le case al cittadino, a prezzo di costo, senza speculare sul mattone, mediante un mutuo sociale, privo d’interesse e che non superi un quinto del reddito.
E soprattutto costruire case e quartieri popolari dignitosi, modello Garbatella: palazzi di al massimo 4 piani, rispettosi ed immensi del e nel verde, di 80-100 metri quadri, che facciano riscoprire anche il valore della comunità e della famiglia.
Gli scempi “sovietici” costruiti dalle giunte comuniste negli anni 60 e 70 devono sparire dalle nostre città. Quei mostri di cemento armato sono la vergogna della nostra nazione. Intere famiglie ammassate e lasciate nel degrado e nell’abbandono, pronte per la mai attuata “lotta di classe”.
Mentre per quanto riguarda le case popolari o degli enti messe in vendita dovrebbe valere lo stesso criterio: in primis riconoscere tutti gli affitti versati, poi passare alla valutazione reale dell’abitazione ed infine concedere un MUTUO SOCIALE per coprire l’eventuale differenza.
Ma queste ricette andrebbero contro i costruttori e le banche, guarda caso tutti proprietari di quotidiani e finanziatori di partito, veri padroni e padrini delle nostre città (Mezzaroma, Caltagitone, Piperno ecc.).
Quindi meglio speculare, sfruttare e sfrattare. Le tre S del potere.
E poi sarebbe davvero uno smacco per questa repubblica fondata sull’antifascismo e nata dalla resistenza riconoscere il “DIRITTO ALLA PROPRIETA’ DELLA CASA”, diritto che venne ricociuto solo dalla prima e vera repubblica italiana, quella sociale, nata nel ‘43 e bombardata ed invasa, grazie alla complicità partigiana, nel 1945 e criminalizzata per oltre sessant’anni.
Giuliano Castellino
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