Originariamente Scritto da
lupoDL
Il socialismo, come ideologia fondativa di un'azione politica incisiva, secondo me è bello che morto. E sono accompagnato, in questa mia riflessione, da gente come Fitoussi, Giddens, e altri esimi.
Ciò che può invece sopravvivere, anzi, deve sopravvivere, in questo mondo globalizzato, è l'istanza sociale di redistribuzione del reddito e di tentativo di mantenere parti di welfare state.
Come si vede, siamo già in un altro scenario rispetto al socialismo. Questo nasce come istanza egualitaria, che nella panolplia dei suoi strumenti politici annovera il centralismo statale, la pianificazione massiccia, la statalizzazione dei mezzi di produzione. Quello che ci vorrebbero far credere, i neo-sostenitori del socialismo (che, incredibile dictu, sono più o meno tutti ex- comunisti ai quali Craxi dette una nuova famiglia politica, e ora la difendono oltre il lecito....) è che quella visione del mondo in realtà oggi non corrisponde più a ciò che stanno facendo i vari Blair e Zapatero. Senza rendersi conto che, di fatto, proprio Blair e Zapatero oramai conservano solo il simbolo del socialismo, senza appartenerne all'ideologia. L'unico modo per trovare una strada di congiunzione tra i due anelli è rifarsi a un filone microscopico del socialismo, che èp quello del revisionismo bronteiniano delle tesi marxiste. Vituperato per un secolo intero, praticamente messo da parte in maniera neanche molto garbata in Italia fino a qualche anno fa, adesso viene sbandierato come la soluzione di tutti i mali e il fulcro dell'identità diessina. In realtà, l'unico vero rappresentante di questo tipo di pensiero, liberalsocialista, è il povero Morando, che nei DS conta come il due di briscola. D'Alema liberalsocialista è una cosa che fa piuttosto sorridere, conoscendo l'uomo e la sua storia; figuriamoci Fassino.
Andiamo in Europa, dunque. tutti i maggiori partiti del PSE stanno rivedendo al ribasso la propria politica sociale, pena la seria difficoltà economica. E' successo in Svezia, dove nel corso di dieci anni il mitico stato sociale interno è stato letteralmente smantellato, è successo in Germania, succederà anche altrove. La globalizzazione, in realtà, sta mettendo a dura prova la capacità dei singoli governi di diversificare la prorpia politca economica. Stare al passo con essa implica un modo più moderno di vedere il mondo e sapercisi adeguare: non è facendo riferimento al (pur glorioso) sistema di pensiero socialista che ci riusciremo; un nuovo Partito Democratico non può nascere zoppo. Per i nostalgici rigidi, ci sono sempre altre soluzioni.