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Discussione: Palestinesi

  1. #1
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    Predefinito Palestinesi

    RAMALLAH, 12 OTTOBRE 2000


    Il ventinovenne fotografo britannico Mark Seager stava lavorando ad un reportage fotografico sui profughi palestinesi quando si è ritrovato testimone dell'orribile linciaggio di due riservisti israeliani avvenuto a Ramallah l'11 ottobre. Questa testimonianza, preziosa in quanto Mark è stato l'unico giornalista ad essere testimone del linciaggio, è stata pubblicata dal Jerusalem Post il 27 ottobre 2000, che a sua volta riprende l'intervista originale apparsa sul giornale inglese "Sunday Telegraph". Si avvisano i lettori che l'articolo contiene descrizioni molto forti.
    ''Ero arrivato a Ramallah alle 10 e 30 circa - racconta Mark - e stavo andando in taxi verso Nablus, dove doveva tenersi un funerale che volevo fotografare, quando all'improvviso vidi una folla di palestinesi urlare e correre verso la stazione di polizia.
    Scesi dal taxi per vedere che cosa stava succedendo e vidi che stavano trascinando qualcosa dietro a loro. Nel giro di pochi secondi il gruppo giunse di fronte a me e, con mio orrore, vidi che era un corpo, un uomo trascinato per i piedi. La parte inferiore del corpo era in fiamme e la parte superiore era stata colpita da proiettili ed era stata pestata così furiosamente che era come polpa rossa, come gelatina rossa.
    Ho pensato che fosse un soldato perché potevo vedere quel che rimaneva dei calzoni kaki e degli stivali. Mio Dio, ho pensato, hanno ucciso quest'uomo. Era morto, doveva essere morto, ma stavano ancora pestandolo, come ossessi, calciando la sua testa. Erano come bestie.
    Tutto si svolgeva a pochi metri da me, potevo vedere tutto. Istintivamente, presi la macchina fotografica e stavo sistemando l'inquadratura quando sono stato colpito in faccia da un palestinese. Un altro palestinese mi puntò minacciosamente un dito verso di me ed urlò "no foto, no foto!" mentre un altro mi colpì di nuovo in faccia dicendomi "dammi il rullino!"
    Cercai di tirare fuori il rullino ma più persone mi stavano strattonando ed uno di loro mi strappò la macchina fotografica di mano e la scaraventò per terra. Sapevo che avevo perso l'occasione di fare una foto che mi avrebbe reso famoso, e avevo anche perso il mio obiettivo preferito che avevo usato in tante parti del mondo, ma non mi importava. Iniziavo a temere per la mia vita.
    Nello stesso momento, l'uomo che sembrava un soldato continuava ad essere massacrato e la folla diventava sempre più esaltata, gridando "Allah Akhbar” (Dio è grande). Stavano trascinando il corpo dell'uomo sulla strada come un gatto che gioca con un topo. E' stata la cosa più orribile che io abbia mai visto, e io sono stato in posti come Congo, Kosovo.
    In Kosovo, ho visto dei serbi picchiare un albanese, ma non era così. C'era così tanto odio, un odio così profondo e tanta rabbia che distorceva le facce dei palestinesi.
    Improvvisamente mi resi conto che stavano iniziando a rivolgere verso di me lo stesso odio che avevano verso il soldato prima di trascinarlo fuori dalla stazione di polizia ed ucciderlo. In qualche modo mi liberai dalla loro presa ed iniziai a correre via, senza ben sapere dove stessi andando. Non ho visto l'altro uomo ucciso, quello che hanno filmato mentre veniva buttato fuori dalla finestra.
    Pensavo di conoscere ormai bene i palestinesi - continua Mark. Avevo fatto sei viaggi già quest'anno in Cisgiordania ed ero andato a Ramallah ogni giorno negli ultimi 16 giorni. Pensavo fossero persone gentili ed ospitali. So che non sono tutti così, ed io sono una persona che perdona, ma non dimenticherò mai più quello che ho visto. E' stato omicidio nel modo più barbaro concepibile. Quando ci penso, rivedo la testa di quell'uomo, fatta a pezzi, so che avrò incubi per il resto della mia vita.
    Quella notte, quando rientrai a Gerusalemme, scoprii che ero stato l'unico fotografo presente, e la gente continuava a chiedermi se avevo le foto, dicendomi che mi avrebbero reso celebre.
    Fui così scioccato dall'esperienza che per la prima sera non chiamai la mia ragazza che era a casa a Londra, incinta di 5 mesi con il nostro primo figlio. Naturalmente lei era preoccupata, perché aveva visto quello che era successo in televisione e sapeva che ero a Ramallah e che non avevo chiamato.
    Era sconvolta anche lei, e quando le parlai il giorno dopo mi chiese se avevo visto. Le risposi semplicemente "sì", ma non riuscivo a parlarne.
    Successivamente, ho sentito dettagli ancora più raccapriccianti, come il fatto che la moglie del soldato lo aveva chiamato al cellulare per sentire se stava bene e le hanno risposto dicendo che lo stavano uccidendo. Da quello che ho visto, posso credere che abbiano fatto una cosa del genere.
    Amo questo paese, e la cosa che desidererei sopra ogni altra è vedere israeliani e palestinesi condividere un narghilè, ma dopo l'odio che ho visto negli ultimi giorni, non penso che questo avverrà nel corso della mia vita. Non ho scattato la foto che mi avrebbe reso famoso, ma almeno sono vivo per vedere la nascita di mio figlio.
    (Jerusalem Post, 27.10.00)
    nel corso della mia vita. Non ho scattato la foto che mi avrebbe reso famoso, ma almeno sono vivo per vedere la nascita di mio figlio.
    (Jerusalem Post, 27.10.00)
    Ripreso e tradotto da israele.net



    Quattro giorni più tardi il quotidiano palestinese di Ramallah "Al Hayat Al Jadida" pubblicava il seguente appello:

    Chiarimenti speciali dal rappresentante italiano della rete televisiva ufficiale italiana.
    Miei cari amici di Palestina, ci congratuliamo con voi e crediamo che sia nostro compito mettervi al corrente degli eventi che hanno avuto luogo a Ramallah il 12 ottobre. Una delle reti private italiane, nostra concorrente, e non la rete televisiva ufficiale italiana RAI, ha ripreso gli eventi; quella rete ha filmato gli eventi. In seguito la televisione israeliana ha mandato in onda le immagini così come erano state riprese dalla rete italiana e in questo modo l’impressione del pubblico è stata che noi, cioè la RAI, avessimo filmato quelle immagini.
    Desideriamo sottolineare che le cose non sono andate in questo modo perché noi rispettiamo sempre e continueremo a rispettare le procedure giornalistiche dell’Autorità Palestinese per il lavoro giornalistico in Palestina e siamo attendibili per il nostro lavoro accurato.
    Vi ringraziamo per la vostra fiducia e potete stare certi che questo non è il nostro modo d’agire (ossia nel senso che non lavoriamo come le altre reti televisive). Non facciamo e non faremo cose del genere.
    Vi preghiamo di accettare i nostri migliori auguri.
    Riccardo Cristiano
    Rappresentante della rete ufficiale italiana in Palestina



  2. #2
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    Predefinito Palestinesi vs palestinesi....

    Cosa dite?

  3. #3
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    Appello del direttore generale dell'organismo Onu dopo la strage di Cana
    Servono 23 milioni di dollari, dall'Italia già 300 mila euro


    Allarme Unicef: "In Libano
    già uccisi oltre 200 bambini"


    "Bisogna pianificare gli aiuti". Conti correnti e Sms per dare una mano



    Libanesi in fuga dalla zona di Tiro
    ROMA - Cessare le ostilità, immediatamente. Troppe vittime civili e troppi bambini tra le vittime. Il direttore generale dell'Unicef Ann Veneman, dopo la strage di civili causata dal bombardamento israeliano sulla città di Cana, ha chiesto a tutte le parti coinvolte nel conflitto di ascoltare l'appello del segretario generale dell'Onu Kofi Annan per una cessazione immediata della guerra.

    Il bilancio dell'attacco aereo sulla città di Cana è salito a oltre 80 morti tra cui 37 bambini. Numeri che si vanno ad aggiungere a quelli pubblicati dal governo libanese che calcola siano 600 le persone morte durante il conflitto e oltre 800.000 gli sfollati solo all'interno dei confini nazionali libanesi. Secondo l'Unicef sono i più piccoli ad aver pagato il prezzo più alto. Sono bambini il 45% delle persone sfollate ed un terzo delle vittime totali, cioé almeno 200.

    "L'attacco israeliano a Cana - ha dichiarato Veneman - dimostra in modo drammatico che, ancora una volta, sono i bambini a pagare per la guerra". Nel giorno in cui un volo dell'aviazione giordana ha lasciato Amman, diretto a Beirut con un carico d'aiuti d'emergenza Unicef per il Libano, il Direttore dell'organo non governativo è tornato a ribadire la necessità di stabilire accordi chiari, rispettati per permettere agli aiuti umanitari di arrivare in tutte le zone coinvolte dal conflitto.

    Per quanto riguarda gli aiuti, l'Unicef ha individuato quattro obiettivi fondamentali. Evacuare bambini, feriti, disabili e anziani che non sono stati in grado di fuggire dalle zone di guerra. Rifornire gli ospedali e i centri sanitari con scorte mediche d'emergenza e carburante per i gruppi elettrogeni evitando così il collasso delle strutture sanitarie. Fornire acqua e servizi igienico-sanitari d'emergenza, cibo e altri generi di prima necessità per i migliaia di sfollati che cercano rifugio negli edifici pubblici delle zone di guerra e infine creare un sistema di comunicazione d'emergenza, per rispondere prontamente ai bisogni più impellenti.




    Oggi verso Beirut sono decollati 350 kit familiari per l'acqua e 200.000 dosi di vitamina A (micronutriente utile a rafforzare il sistema immunitario dei bambini per proteggerli dall'insorgere di malattie infettive). La vitamina A sarà somministra a tutti i bambini sotto i 5 anni dei 144 centri che accolgono sfollati nell'area di Beirut nell'ambito di una campagna di vaccinazioni contro il morbillo sostenuta da Unicef e Oms.

    Le scorte mediche fino ad ora raccolte hanno raggiunto un valore d'oltre 1,2 milioni di dollari. Il primo aereo dalla Unicef Supply Division di Copenaghen è arrivato in Medio Oriente il 23 luglio con 38 tonnellate d'aiuti tra cui 168 kit igienici con pastiglie per purificare l'acqua, detergenti e taniche per 1.700 famiglie, sali per la terapia di reidratazione orale. L'Unicef ha lanciato un appello alla solidarietà internazionale per raccogliere 23,8 milioni di dollari per immediati aiuti all'infanzia in Libano mentre l'Onu, da parte sua, ha chiesto un intervento complessivo di 150 milioni di dollari. La sezione italiana ha già messo a disposizione un primo contributo di 300 mila euro ma la campagna umanitaria non si ferma.

    E' partita oggi, sostenuta dai quattro operatori di telefonia mobile che operano in Italia, la campagna di raccolta fondi lanciata dal Programma Alimentare Mondiale (PAM) delle Nazioni Unite denominata "Sms emergenza Libano". Fino all'11 settembre, sarà possibile donare un euro semplicemente inviando dal cellulare un messaggio al numero 48581. Il ricavato dell'iniziativa verrà interamente devoluto all'acquisto di cibo e altri aiuti essenziali alla popolazione libanese. Chiamando lo stesso numero da rete fissa il versamento sarà di 2 euro.

    E' possibile inoltre partecipare agli aiuti umanitari indirizzati alle popolazioni sfollate ed ai bambini del Libano con un versamento. Questi i conti correnti messi a disposizione da Unicef e Banca Etica:
    -cc postale n. 745.000, intestato a UNICEF Italia, causale "Emergenza Libano"
    -cc bancario n. 000000505010, UNICEF Italia, Banca Popolare Etica, CIN M, ABI 05018, CAB 12100
    - Numero Verde UNICEF 800-745.000 e donazione on line tramite sito web www. unicef. it
    - offerta presso i Comitati UNICEF di tutta Italia (indirizzi su www. unicef. it e sugli elenchi telefonici).

    (1 agosto 2006)






    ·


  4. #4
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    ti è andato storto qualcosa dopo che hai aperto questo 3ad?

  5. #5
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    ti è andato storto qualcosa dopo che hai aperto questo 3ad?


    Ossia?

  6. #6
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    - Evitare un titolo come quello che stiamo per modificare

  7. #7
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    due pesi e due misure anche qui????

  8. #8
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    due pesi e due misure anche qui????
    In altre parole?

  9. #9
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    In altre parole?
    Non capisco cosa non andava nel titolo del post.
    Potete spiegare gentilmente?
    Grazie

 

 

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