Fuori dal Parlamento. Il risultato delle elezioni è impietoso e così anche la scelta degli elettori che, nello spazio di un giorno hanno cancellato da Camera e Senato la Sinistra arcobaleno, cioè il partito che raggruppa Rifondazione, comunisti e Verdi.
Fuori dai giochi anche i socialisti di Boselli.
E mentre schiere di segretarie sono già al lavoro alle prese con un notevole numero di scatoloni per sgomberare i gruppi parlamentari che non esistono più, i leader responsabili della debacle, sebbene ancora sotto choc, rimettono i rispettivi mandati. Bertinotti, Boselli, Pecoraro Scanio si sono dimessi anche se la resa dei conti è appena iniziata.
Oltre alla girandola di responsabilità da attribuire e mea culpa da fare, da subito si profila una conseguenza dall’esclusione, come conseguenza del voto, dell’estrema sinistra dal Parlamento: la possibilità che esplodano violentemente conflitti sociali. Lo dice chiaramente anche Franco Grillini, esponente socialista che punta il dito pure contro Veltroni colpevole, a suo dire, di «aver consegnato per la seconda volta il Paese a Berlusconi».
Il capo del Piddì, insomma avrebbe «investito scientificamente sulla sconfitta pensando che Berlusconi non duri e sperando che la prossima volta tocchi a lui». Per l’ex deputato l’atteggiamento di Veltroni «è stato barbaro perché ha cancellato la sinistra dal Parlamento rendendolo monco soprattutto in Italia dove l’assenza della sinistra non può che generare problemi molto seri perché è ovvio che la sinistra è anche un ammortizzatore sociale, se c’è ammortizza se non c’è non ammortizza». Insomma anche per Grillini la minaccia è seria perché «la mancanza di destra e sinistra vuol dire che i conflitti da una parte e dall’altra sono totalmente senza mediazione». Insomma tra le cause della sconfitta ci sarebbe il sistematico rifiuto di apparentarsi. Una decisione che ha provocato, Grillini ne è sicuro, il forte astensionismo: «Sono convinto che il 90 per cento di coloro che hanno deciso di non votare – dice - appartengono all’area della sinistra». Poi ci sono le responsabilità individuali: l’esclusione della Sinistra arcobaleno è la conseguenza delle scelte di Bertinotti «che ha sbagliato tutto a cominciare dalla sua candidatura come premier. Avrebbe dovuto proporre Nichi Vendola. Per il resto le liste erano inguardabili. Non per niente Diliberto ha capito la situazione e s’è sfilato dal mazzo». Facendo pure un bel gesto, è doveroso aggiungere, visto che ha ceduto il suo posto in lista ad un operaio. Comunque ce n’è per tutti: dal Verde Pecoraro Scanio che avrebbe perso perché è di una «tirchieria indicibile. Non paga mai niente». E anche il povero Borselli avrebbe dovuto fare altre scelte magari accettando i cinque posti sicuri offerti dal Pd anche se i nomi li avrebbero decisi al loft. I socialisti, poi, hanno anche un problema in più: con il loro 0,9 per cento non avranno un centesimo di rimborsi elettorali al contrario della Sinistra arcobaleno. E il conto della campagna elettorale va saldato...