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Discussione: Indagato Visco

  1. #91
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    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles Visualizza Messaggio
    Certo che no.
    Ed è appunto per questa in-cultura IL-legalitaria che siamo i detentori del record mondiale in evasione fiscale.
    E pensi che mettere in piazza i redditi dei cittadini onesti serva a cambiare questa mentalità? Sai che gli frega, agli evasori...

  2. #92
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    Citazione Originariamente Scritto da Isabella Visualizza Messaggio
    E pensi che mettere in piazza i redditi dei cittadini onesti serva a cambiare questa mentalità?
    Sai che gli frega, agli evasori...
    Ho già avuto modo di scrivere che ritengo questa dell'Agenzia delle Entrate una fesseria.
    Ma, non tanto in se stessa; quanto per il fatto che, realizzata nel nostro Paese, non poteva che suscitare il vespaio (mediaticamente organizzato) che ha suscitato.

    Non è l'azione che è "sbagliata"; è il contesto.
    Non diversamente da episodi come quello della trasmissione della Pbs (Usa) "Citizen Berlusconi": del tutto "normale" e, INFATTI, trasmessa e vista in TUTTI i Paesi "normali" ma mai apparsa nel nostro.
    Negli ultimi 15 anni di "stranezze" come queste se ne sono verificate a decine: centinaia.

    E siamo noi, quelli "strani".

  3. #93
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    Citazione Originariamente Scritto da Sheera Visualizza Messaggio
    Raccontato dal commercialista - per chi inneggia a Visco:

    Fino al 31 dicembre 2006 chi aveva solo redditi da fabbricati fino a 3mila euro non pagava tasse e non presentava la dichiarazione dei redditi.

    Dal 1° gennaio 2007 il limite di 3mila è stato portato a 500euro e sull'esubero si paga il 23% di tasse.
    Rimane poi il fatto che nessuno lo sa e quindi ci sarà gente che continuerà a non pagare e a non fare la dichiarazione dei redditi.
    Esempio: mille euro di reddito: 500 sono in esenzione, gli altri 500a euro pagano 110,5 euro di tasse.
    Non pagando, c'è una sanzione del 30% oltre la sanzione di 1.666 e passa euro per non aver presentato la denuncia.
    Perchè la gente avrebbe dovuto votare per Visco e la sua maniera subdola di spillar quattrini agli italiani invece di metter mano alla spesa pubblica?
    Controllate qui
    http://www.agenziaentrate.it/ilwwcm/...+Fisiche+2008/
    Questa è una truffa perpetrata a danno dei poveri

  4. #94
    Aspettando Mauro V....
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    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles Visualizza Messaggio
    E siamo noi, quelli "strani".
    Non siamo "strani", siamo sudamericani. Ogni anno trascorro le mie vacanze nel nord Europa, per respirare civiltà per 15 giorni. L'incantesimo svanisce quando, ad aereo non ancora attraccato al tunnel di uscita, si accendono i display dei cellulari e, tutti in coro: "aho, mammà, semo arivati!".

  5. #95
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    Davvero sconcertante!
    Gli scandinavi avrebbero una cultura legalitaria perchè si sottomettono alla pressione sociale. Ma in Germania negli anni '30 la pressione sociale era quella che incoraggiava la denuncia degli ebrei. I tedeschi erano allora civili

    Se uno non le leggesse certe boiate non ci credrebbe. A cosa non ci hanno condotto i nostri politici

  6. #96
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    Citazione Originariamente Scritto da Enrico1969 Visualizza Messaggio
    se vivessi in un paesino calabrese o in provincia di caserta (magari a casal di principe), avessi una piccola azienda o un negozio, fossi già sottoposto a estorsione o pressioni di ogni tipo, ti conforterebbe sapere che i boss della zona hanno accesso alle informazioni ufficiali riguardo il tuo reddito?
    Sarà che insegno statistica ed i conti li faccio a mente, ma mi sono divertito a vedere un paio di casi, per verificare le mie capacità di stima del reddito delle persone ( e non perché me ne importi più di tanto! ). Come prevedevo l'errore è stato inferiore al 30%. Conclusione: una persona non del tutto sprovveduta è, nella stragrande maggioranza dei casi, in grado di rendersi conto con buona approssimazoine del reddito di persone a lui relativamente vicine, per cui l'eventuale apertura degli archivi dell'erario raramente porta a sorprese, figurati se può sorprendere un boss, che ti conta pure quanti capelli hai in testa!
    oppure: se fossi un piccolo-medio imprenditore del trevigiano che, pur guadagnando molto, non dà sfoggio di ricchezza e cerca di non attirare in alcun modo l'attenzione su di sè, ti conforterebbe sapere che le bande di sequestratori di tutta italia (anzi: anche straniere) sono a conoscenza del tuo reddito annuale?
    Beh, questo è, al limite, possibile! Le cronache sono piene di storie di vecchietti che conducevano una vita da pezzenti a cui, dopo morti, sono state trovati centinaia di milioni nascosti sotto il classico mattone: pensa che idioti!

  7. #97
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    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles Visualizza Messaggio
    Ho già avuto modo di scrivere che ritengo questa dell'Agenzia delle Entrate una fesseria.
    Ma, non tanto in se stessa; quanto per il fatto che, realizzata nel nostro Paese, non poteva che suscitare il vespaio (mediaticamente organizzato) che ha suscitato.

    Non è l'azione che è "sbagliata"; è il contesto.
    Non diversamente da episodi come quello della trasmissione della Pbs (Usa) "Citizen Berlusconi": del tutto "normale" e, INFATTI, trasmessa e vista in TUTTI i Paesi "normali" ma mai apparsa nel nostro.
    Negli ultimi 15 anni di "stranezze" come queste se ne sono verificate a decine: centinaia.

    E siamo noi, quelli "strani".
    E direi proprio di si
    Consideraiamo un atto di civiltà quello che le stesse leggi della repubblica delle banane frutterebbero milioni di multa e la galera a un privato cittadino solo perchè compiuto da un politico. E per giustificarlo ricorriamo pure alla "pressione sociale"

    I politici possono tutto purchè sia dalla nostra parte. Se non è essere sudamericabni questo

  8. #98
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    Contrappunti/ I redditi sul P2P? E allora?

    di Massimo Mantellini - Internet ancora una volta è il luogo nel quale il presunto crimine è stato prima perpetrato e poi reiterato per via della sua natura di strumento incontrollabile. C'è da arricciare le labbra




    Roma - Sono andato a cercare il mio reddito del 2005 su eMule. C'è. Il merito (o la colpa) di questo va distribuito fra l'Agenzia delle Entrate che ha deciso di rendere pubblici i redditi degli italiani e i navigatori della rete che hanno in poche ore organizzato la moltiplicazioni di tali numeri sui circuiti di condivisione online, dai quali sarà ormai impossibile rimuoverli.

    Il putiferio che tale vicenda ha scatenato ha qualcosa di indecoroso e drammaticamente inutile: si tratta poi di materia certamente difficile da discutere per il vasto numero di differenti problematiche che scatena. Eppure è un argomento interessante che coinvolge direttamente l'ambiente digitale.

    Che un governo ampiamente dimissionario decida di distribuire questi dati senza alcun preavviso è certamente curioso (dove "curioso" sta a significare che certamente c'è qualcosa che ci sfugge). E tuttavia - come è noto - stiamo parlando di dati già pubblici fin dal lontano 1973, quando un decreto legge dell'epoca sanciva, in tempi non sospetti, che tali elenchi che oggi creano tanta accesa discussione "sono depositati per la durata di 1 anno, ai fini della consultazione da parte di chiunque, sia presso lo stesso ufficio delle imposte sia presso i Comuni interessati."

    Ancora più importante sembra essere il fatto che la pubblicazione online sia oggi un adeguamento all'importante Codice dell'Amministrazione Digitale, introdotto da Lucio Stanca nel 2005 (una delle cose migliori fatte dall'ex Ministro dell'Innovazione), che cercava di facilitare la vita dei cittadini risolvendo in rete molti dei loop burocratici che soffocano il paese.

    Gli esperti di privacy hanno pareri molto variabili al riguardo del pandemonio scoppiato i giorni scorsi: il Garante delle Privacy Francesco Pizzetti parrebbe essere contrario, visto che si è precipitato a bloccare la diffusione degli elenchi ordinandone la rimozione dal sito web dell'Agenzia delle Entrate e causando (indirettamente) il caos attuale che vede disponibili sul P2P frammenti più o meno ricomposti dell'immenso database dei redditi degli italiani. Di parere sostanzialmente opposto il padre della normativa sulla Privacy italiana, Stefano Rodotà, il quale ha fatto sapere che, dal suo punto di vista, i dati diffusi sono dati non sensibili e per questa ragione non meritevoli di eccessive attenzioni. Se navigate un po' in rete poi troverete pareri di giuristi ed esperti vari di segno totalmente opposto uno con l'altro.

    E Internet? Cosa c'entra Internet in tutta questa storia?

    La descrizione di Internet come il luogo nel quale il presunto crimine è stato prima perpetrato e poi reiterato per via della sua natura di strumento umorale, ridondante ed incontrollabile, è uno degli aspetti maggiormente interessanti di tutta la vicenda. Gli utenti di Internet sono i secondi colpevoli del misfatto, rei di aver consegnato all'eternità un lungo parziale elenco di numeri che in moltissimi continuerebbero a non voler vedere diffusi.

    Nella giornata di venerdì il Codacons, una delle principali organizzazioni dei consumatori italiani, ha cavalcato l'onda delle messa online dei redditi per dichiarare che denuncerà Vincenzo Visco per la diffusione degli elenchi e - molto più interessante - che qualsiasi cittadino, per tramite dell'Associazione, potrà richiedere un risarcimento allo Stato dai 500 ai 1000 euro per la propria privacy violata, semplicemente iscrivendosi alla newsletter del movimento e ricevendo come premio il modulo per il ricorso.

    È un mondo meraviglioso: accedo a Internet, guardo i redditi online di star della TV, colleghi di lavoro e vicini di casa e poi, sempre su Internet, scarico un modulo per domandare allo Stato un risarcimento una tantum di 1000 euro per l'affronto subito alla riservatezza dei miei dati. E questo molto prima che qualsiasi corte abbia preso una qualunque posizione al riguardo.

    Così vanno le cose. Perfino Beppe Grillo si è infuriato per la diffusione degli elenchi e molti suoi fan e commentatori non hanno creduto ai propri occhi leggendo sul suo blog le giustificazioni che per una volta oppongono il comico a quella trasparenza dei dati che da anni, a colpi di sonori vaffanculo, pretende da chiunque.

    Ognuno insomma mostra di avere un parere sulla vicenda: si fanno paragoni con le normative degli altri paesi, si sottolineano le peculiarità italiche che farebbero della penisola un "unicum" o, come scrive efficacemente Filippo Facci su Macchianera, "una immensa portineria".

    Eppure il punto principale, l'unico per conto mio davvero interessante, sembra essere quello di comprendere come Internet possa mutare i nostri rapporti con la Pubblica Amministrazione e se questa vicenda possa essere un passo in tale direzione, al di là dei garanti che non garantiscono, dei politici che lasciano trappole per i nuovi governi e dei commentatori capaci sempre e solo di ragionare nel breve respiro del proprio interesse.

    Nicola Mattina sul suo blog scrive per esempio una cosa interessante al riguardo e vale a dire che in vicende del genere Internet muta il concetto di spazio pubblico, il luogo "ove chiunque ha il diritto di circolare....luogo simbolico delle libertà civili: libertà di manifestazione, di parola, d'espressione". Un cambio di scenario su cui meditare.

    Del resto oggi molte cose si possono fare in rete: il fatto che vengano sovente fatte male è una variabile non secondaria in una vicenda simile. Per esempio, come scriveva Cristiano, un commentatore sul mio blog qualche giorno fa, non sarebbe forse stato più utile creare una semplice interfaccia di interrogazione del database nome per nome, invece che rilasciare immensi elenchi in formato txt con i dati alfabetici di migliaia di persone riuniti in un unico file? Perché non creare un banale meccanismo di autenticazione che consenta all'Amministrazione di sapere chi domanda i dati di chi, esattamente come avviene quando ci si reca in Comune con il medesimo legittimo intento? Sarebbe bastato un piccolo ragionamento supplementare per rendere la consultazione online più simile a quella già ora prevista, e ciò avrebbe certamente limitato molte polemiche mantenendo intatti i vantaggi legati alla consultazione online.

    Ancora una volta capire Internet sembra essere materia ostica per tutti: lo è per l'Agenzia delle Entrate, incapace di immaginarsi come pubblicare i dati in maniera congrua, così come lo è per la lunga lista di quanti in questi giorni si sono distinti per aver lanciato il solito ridicolo allarme sui grandi rischi legati alla sua anarchia. Internet come alibi insomma, quando potrebbe essere invece uno dei motori della innovazione, anche intellettuale, di questo vecchio paese.

    Massimo Mantellini
    Manteblog
    http://punto-informatico.it/servizi/ps.asp?i=2273613

  9. #99
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    Visco la fa franca e chi ha letto o scaricato qualcosa su Internet in galera
    Miracoli dello statalismo alla mortadella

    Citazione Originariamente Scritto da Alex il Rosso Visualizza Messaggio
    Contrappunti/ I redditi sul P2P? E allora?

    di Massimo Mantellini - Internet ancora una volta è il luogo nel quale il presunto crimine è stato prima perpetrato e poi reiterato per via della sua natura di strumento incontrollabile. C'è da arricciare le labbra




    Roma - Sono andato a cercare il mio reddito del 2005 su eMule. C'è. Il merito (o la colpa) di questo va distribuito fra l'Agenzia delle Entrate che ha deciso di rendere pubblici i redditi degli italiani e i navigatori della rete che hanno in poche ore organizzato la moltiplicazioni di tali numeri sui circuiti di condivisione online, dai quali sarà ormai impossibile rimuoverli.

    Il putiferio che tale vicenda ha scatenato ha qualcosa di indecoroso e drammaticamente inutile: si tratta poi di materia certamente difficile da discutere per il vasto numero di differenti problematiche che scatena. Eppure è un argomento interessante che coinvolge direttamente l'ambiente digitale.

    Che un governo ampiamente dimissionario decida di distribuire questi dati senza alcun preavviso è certamente curioso (dove "curioso" sta a significare che certamente c'è qualcosa che ci sfugge). E tuttavia - come è noto - stiamo parlando di dati già pubblici fin dal lontano 1973, quando un decreto legge dell'epoca sanciva, in tempi non sospetti, che tali elenchi che oggi creano tanta accesa discussione "sono depositati per la durata di 1 anno, ai fini della consultazione da parte di chiunque, sia presso lo stesso ufficio delle imposte sia presso i Comuni interessati."

    Ancora più importante sembra essere il fatto che la pubblicazione online sia oggi un adeguamento all'importante Codice dell'Amministrazione Digitale, introdotto da Lucio Stanca nel 2005 (una delle cose migliori fatte dall'ex Ministro dell'Innovazione), che cercava di facilitare la vita dei cittadini risolvendo in rete molti dei loop burocratici che soffocano il paese.

    Gli esperti di privacy hanno pareri molto variabili al riguardo del pandemonio scoppiato i giorni scorsi: il Garante delle Privacy Francesco Pizzetti parrebbe essere contrario, visto che si è precipitato a bloccare la diffusione degli elenchi ordinandone la rimozione dal sito web dell'Agenzia delle Entrate e causando (indirettamente) il caos attuale che vede disponibili sul P2P frammenti più o meno ricomposti dell'immenso database dei redditi degli italiani. Di parere sostanzialmente opposto il padre della normativa sulla Privacy italiana, Stefano Rodotà, il quale ha fatto sapere che, dal suo punto di vista, i dati diffusi sono dati non sensibili e per questa ragione non meritevoli di eccessive attenzioni. Se navigate un po' in rete poi troverete pareri di giuristi ed esperti vari di segno totalmente opposto uno con l'altro.

    E Internet? Cosa c'entra Internet in tutta questa storia?

    La descrizione di Internet come il luogo nel quale il presunto crimine è stato prima perpetrato e poi reiterato per via della sua natura di strumento umorale, ridondante ed incontrollabile, è uno degli aspetti maggiormente interessanti di tutta la vicenda. Gli utenti di Internet sono i secondi colpevoli del misfatto, rei di aver consegnato all'eternità un lungo parziale elenco di numeri che in moltissimi continuerebbero a non voler vedere diffusi.

    Nella giornata di venerdì il Codacons, una delle principali organizzazioni dei consumatori italiani, ha cavalcato l'onda delle messa online dei redditi per dichiarare che denuncerà Vincenzo Visco per la diffusione degli elenchi e - molto più interessante - che qualsiasi cittadino, per tramite dell'Associazione, potrà richiedere un risarcimento allo Stato dai 500 ai 1000 euro per la propria privacy violata, semplicemente iscrivendosi alla newsletter del movimento e ricevendo come premio il modulo per il ricorso.

    È un mondo meraviglioso: accedo a Internet, guardo i redditi online di star della TV, colleghi di lavoro e vicini di casa e poi, sempre su Internet, scarico un modulo per domandare allo Stato un risarcimento una tantum di 1000 euro per l'affronto subito alla riservatezza dei miei dati. E questo molto prima che qualsiasi corte abbia preso una qualunque posizione al riguardo.

    Così vanno le cose. Perfino Beppe Grillo si è infuriato per la diffusione degli elenchi e molti suoi fan e commentatori non hanno creduto ai propri occhi leggendo sul suo blog le giustificazioni che per una volta oppongono il comico a quella trasparenza dei dati che da anni, a colpi di sonori vaffanculo, pretende da chiunque.

    Ognuno insomma mostra di avere un parere sulla vicenda: si fanno paragoni con le normative degli altri paesi, si sottolineano le peculiarità italiche che farebbero della penisola un "unicum" o, come scrive efficacemente Filippo Facci su Macchianera, "una immensa portineria".

    Eppure il punto principale, l'unico per conto mio davvero interessante, sembra essere quello di comprendere come Internet possa mutare i nostri rapporti con la Pubblica Amministrazione e se questa vicenda possa essere un passo in tale direzione, al di là dei garanti che non garantiscono, dei politici che lasciano trappole per i nuovi governi e dei commentatori capaci sempre e solo di ragionare nel breve respiro del proprio interesse.

    Nicola Mattina sul suo blog scrive per esempio una cosa interessante al riguardo e vale a dire che in vicende del genere Internet muta il concetto di spazio pubblico, il luogo "ove chiunque ha il diritto di circolare....luogo simbolico delle libertà civili: libertà di manifestazione, di parola, d'espressione". Un cambio di scenario su cui meditare.

    Del resto oggi molte cose si possono fare in rete: il fatto che vengano sovente fatte male è una variabile non secondaria in una vicenda simile. Per esempio, come scriveva Cristiano, un commentatore sul mio blog qualche giorno fa, non sarebbe forse stato più utile creare una semplice interfaccia di interrogazione del database nome per nome, invece che rilasciare immensi elenchi in formato txt con i dati alfabetici di migliaia di persone riuniti in un unico file? Perché non creare un banale meccanismo di autenticazione che consenta all'Amministrazione di sapere chi domanda i dati di chi, esattamente come avviene quando ci si reca in Comune con il medesimo legittimo intento? Sarebbe bastato un piccolo ragionamento supplementare per rendere la consultazione online più simile a quella già ora prevista, e ciò avrebbe certamente limitato molte polemiche mantenendo intatti i vantaggi legati alla consultazione online.

    Ancora una volta capire Internet sembra essere materia ostica per tutti: lo è per l'Agenzia delle Entrate, incapace di immaginarsi come pubblicare i dati in maniera congrua, così come lo è per la lunga lista di quanti in questi giorni si sono distinti per aver lanciato il solito ridicolo allarme sui grandi rischi legati alla sua anarchia. Internet come alibi insomma, quando potrebbe essere invece uno dei motori della innovazione, anche intellettuale, di questo vecchio paese.

    Massimo Mantellini
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  10. #100
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    Citazione Originariamente Scritto da Alex il Rosso Visualizza Messaggio
    non sarebbe forse stato più utile creare una semplice interfaccia di interrogazione del database nome per nome, invece che rilasciare immensi elenchi in formato txt con i dati alfabetici di migliaia di persone riuniti in un unico file? Perché non creare un banale meccanismo di autenticazione che consenta all'Amministrazione di sapere chi domanda i dati di chi, esattamente come avviene quando ci si reca in Comune con il medesimo legittimo intento? Sarebbe bastato un piccolo ragionamento supplementare per rendere la consultazione online più simile a quella già ora prevista, e ciò avrebbe certamente limitato molte polemiche mantenendo intatti i vantaggi legati alla consultazione online.
    .

    ...e dubito non ci abbiano pensato. Perchè?

 

 
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