“Risorgimento Sudamericano”


di Iacopo Venier


Si sta svolgendo in queste ore a Montevideo il Foro di San Paolo. Si tratta, come molti già sanno, dell'incontro annuale che dal 1990 riunisce tutta la sinistra latinoamericana.

Uno spettro di forze (oltre 100 partiti e forze sociali) che va dai membri dell'internazionale socialista ai comunisti, dalle forze che praticano ancora la guerriglia ai teologi della liberazione, dai movimenti indigeni alle forze patriottiche anti-imperialiste.



A differenza di gran parte del resto del mondo, in America Latina la sinistra continua a crescere ed a vincere. Negli anni, anche grazie alle relazioni stabilite nel Foro di San Paolo, abbiamo conosciuto meglio il contesto sociale, i protagonisti, le diverse linee polico-ideologiche che sottendono alle specifiche esperienze nazionali ma anche i forti elementi comuni che rendono quel processo realmente continentale.

C'è però un elemento che, forse, non siamo riusciti ancora a raccontare con la dovuta chiarezza.

Ovviamente dietro l'onda rossa che ha travolto e continua a travolgere tutto e tutti c'è il disastro degli anni 80, c'è la reazione a quel neo-liberismo che ha provocato catastrofi, c'è la riscossa contro un dominio Usa che ha portato all'annientamento di una generazione, alle dittature, alle torture sistematiche, ai massacri.

Questa reazione non era però affatto scontata. Nel 1990, quando la iniziò il Foro, la sinistra latinoamericana era debolissima, divisa ed anch'essa ulteriormente travolta dal crollo del blocco socialista. Quelli che oggi sono i Presidenti con cui tutto il mondo deve fare i conti erano descritti o come visionari o come relitti della storia.

C'è quindi da chiedersi su cosa hanno fatto leva un sindacalista, un parà, un vescovo, un medico, una donna, un indio e tutti gli altri straordinari protagonisti della rinascita della sinistra latinoamericana?

Uno degli elementi è il coraggio politico. Il coraggio politico è qualche cosa che non si insegna e non deriva da doti caratteriali. Il coraggio politico è la fiducia nel futuro e nasce dall'idea appunto, che si può essere sconfitti ma non ci si deve arrendere.

Da qui nasce la forza di ricominciare la lotta, la determinazione di forzare regole e conformismi, la certezza che i popoli non sono masse di manovra ma soggetti che cambiano la storia.

Lula in Brasile ha affrontato la dittatura militare, Chavez in Venezuela ha avuto il coraggio politico di sfidare a viso aperto le multinazionali del petrolio, Morales in Bolivia ha preso di petto i latifondisti, Tabarez in Uruguay ha combattuto contro i potenti che volevano mettere le mani sull'acqua pubblica, Kirchner in Argentina ha detto di no al fondo monetario internazionale, Lugo in Paraguay non si è piegato alle pressioni del Vaticano e così via.

Tutti costoro si sono presi rischi enormi, anche sul piano personale, ed ancora oggi sono esposti alla reazione dei potenti interni ed esterni. Per continuare devono rilanciare sempre, approfondire ed allargare i processi di trasformazione. Devono dare l'esempio per poter fare appello al coraggio, alla fiducia, alla forza dei loro popoli.

Anche loro, solo 15 anni fa, erano nella polvere, deboli, divisi, battuti.

Non si sono arresi. Impariamo da questa lezione.

Ciò che ci serve è il coraggio politico di provarci. Ne vale la pena.


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