CRISI GRECIA
Ue, Londra sulle barricate
"No al fondo contro le crisi"
Darling conferma il rifiuto britannico di partecipare allo scudo "salva Stati" a cui è dedicato il vertice di Bruxelles. Si lavora a uno sorta di "piccolo Fmi", riferiscono altre fonti comunitarie
BRUXELLES - La Gran Bretagna dice no al fondo europeo da 60 miliardi di dollari a sostegno dalla valuta unica. Lo conferma il ministro delle finanze inglese Darling, che precisa: "Voglio essere chiaro, la proposta
di creare un fondo per la stabilità dell'euro è una faccenda che riguarda i paesi dell'Eurogruppo". Oggi a Bruxelles vertice decisivo in Commissione europea, poi in Ecofin tra i ministri delle finanze della Ue. I 27 dovrebbero approvare le misure per scongiurare gli effetti della crisi Greca: 110 miliardi di aiuti ad Atene e, appunto, un meccanismo con fondi specifici di "pronto intervento". Risorse a cui la Spagna, altro paese considerato a rischio instabilità, non si appresta a ricorrere, secondo quanto dichiarato dal ministro delle finanze iberico, e presidente di turno di Ecofin, Elena Salgado. Per l'approvazione non è richiesta l'unanimità ma una maggioranza qualificata. Nicolas Sarkozy e altri leader hanno sottolineato la necessità di andare avanti comunque, anche senza avere il sì di tutti e 27 gli Stati membri. Ma il rifiuto della Gran Bretagna potrebbe spingere verso l'ipotesi di limitare il meccanismo ai soli 16 paesi della zona dell'euro.
Come un piccolo Fmi. Fonti diplomatiche spiegano come dovrebbe funzionare il fondo. Poggiando su una clausola del Trattato (122) che consente all'Ue di garantire un'assistenza finanziaria a stati membri che si trovino in "difficoltà" o siano "sotto seria minaccia di difficoltà", si dovrebbe trattare di "un piccolo Fmi in versione europea o una piccola banca". Il meccanismo dovrebbe essere in grado di mobilizzare tra i 60 e i 70 miliardi di euro e prevedere, come avviene per i prestiti a favore delle bilance dei pagamenti dei paesi che non fanno parte dell'euro, la raccolta di fondi sui mercati da parte della Commissione Ue a sostegno degli Stati in difficoltà. L'emissione di titoli sul mercato sarebbe garantita dagli Stati membri in modo "esplicito". Il sostegno della Banca centrale europea sarebbe "implicito", con l'istituto di Francoforte pronto ad agire in autonomia acquistando titoli pubblici degli Stati con problemi di finanziamento sul mercato.
Consob europee contro gli speculatori. Riunione domenicale straordinaria anche per i commissari della Consob, dopo il venerdi nero delle borse e in vista della riapertura dei mercati finanziari di lunedi. Il presidente della commissione Lamberto Cardia, di ritorno da Barcellona dove ha incontrato i colleghi delle altre autorità di mercato europee, ha riferito sul confronto avviato con le altre authority per uno stretto coordinamento contro gli abusi. La riunione è servita anche per fare il punto sulle iniziative della Consob nei confronti di una ventina di operatori, particolarmente attivi nelle vendite sui titoli bancari e sui futures collegati alla Borsa di Milano.
Monito a Moody's. Quanto alle società di rating, che presto saranno sottoposte ai vincoli adottati da una recente direttiva europea, Cardia ha riferito come nei giorni scorsi sia stato fatto un severo richiamo a Moody's per la diffusione del disastroso comunicato di giovedì, chiedendo all'agenzia di non emanare comunicati market sensitive durante l'apertura dei mercati. Analoghe richieste sarebbero state rivolte anche a Standard and Poor's e Fitch.
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