ma quali legnate su, loro comprano a destra e a manca sanno fare solo quello, e fare porcherie a tradimento. ma ormai ogni volta che c'è un guaio tutti guardano lì, quindi è diventato controproducente e se ne saranno resi conto, non resta che pianificare una strategia d'uscita, le menti per farlo penso le abbiano, via i tentacoli da gaza e dalla west bank per cominciare, poi si penserà al resto
fuori uso
Agli arabi, ai turchi agli iraniani non gli ne frega nulla della palestina, è un pezzettino di terra abitato da una manciata di arabi, con l popolazione di un quartiere.
A loro interessa uno specchietto per le allodole per i loro popolo buoi.
La vera sfida è tra i loro governi dispotici e il popolo da assoggettare.
la loro classe dirigente ladra che prende per il culo il popolo bue.
Soviet made shit
sarà pur vero, ma non può bastare per distogliere l'attenzione dalle sofferenze dei palestinesi, che sono reali e costanti, e durano da più di settant'anni, dì quello che vuoi dei vari regimi islamoidi, sono il primo a criticarli prima di tutto per come trattano le donne, ma non mi pare che gli ortodossoni o i lubavitcher siano molto meglio da questo punto di vista, poi ho capito che il problema è proprio la condizione femminile nel mondo arabo, ma con le trombe guerresche e le minacce di distruzione le cose peggiorano anziché migliorare, è ovvio
i rebe ultrareazionari non dovrebbero essere i primi a darsi una raddrizzata? non solo donne qui parliamo anche di ragazzi
fuori uso
FPLP: la prolungata detenzione amministrativa per la compagna Khalida Jarrar non rappresenta un deterrente alla lotta per la liberazione della Palestina
Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha sottolineato che il rinnovo della detenzione amministrativa di quattro mesi inflitto alla leader Khalida Jarrar non condizionerà l’impegno del suo ruolo e dei suoi alleati nella resistenza all'occupazione.
Il Fronte ha rimarcato che tali pratiche sioniste rappresentano un tentativo per reprimere i capi rivoluzionari palestinesi che possono influenzare il corso degli sviluppi nella Palestina occupata, soprattutto in relazione agli attacchi dell'occupazione in Cisgiordania, all'assedio e all'imposizione di sanzioni contro la Striscia di Gaza nonché al tentativo di imporre il cosiddetto “affare del secolo”.
Il Fronte ha aggiunto che il protrarsi della detenzione di Khalida Jarrar non piegherà la sua volontà e non potrà che aumentare la sua determinazione e il suo impegno nella progetto di liberazione nazionale, perseverando nel suo ruolo di primo piano nel servire il popolo, anche all'interno delle carceri dell'occupazione.
Il FPLP invita tutti gli amici e i sostenitori della nostra causa e tutto il popolo palestinese in Palestina e in diaspora ad alzare la voce per chiedere la liberazione della compagna Khalida Jarrar e dei suoi compagni e compagne palestinesi prigionieri nelle carceri dell'occupante.
https://www.palestinarossa.it/?q=it/...on-rappresenta
Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!
Demistificare i miti della guerra dei sei giorni
Miko Peled, AHTribune 14 giugno 2018
La guerra che Israele iniziò nel giugno 1967 divenne materia di miti e leggende su molti aspetti. Ora, dopo cinquantuno anni potrebbe essere il momento di svelare e demistificare ciò che accadde in quei fatidici sei giorni di giugno. C’è il mito della minaccia esistenziale che invitò Israele ad impegnarsi in un attacco preventivo che diede il via alla guerra, poi c’è il mito della grandezza dell’esercito israeliano e delle sue notevoli capacità, e c’è un’affermazione che sia un altro mito, che fu questa guerra a cambiare per sempre il volto del Medio Oriente. Quindi, c’è un mito ancora più grande e cioè che la Palestina fu occupata come conseguenza della guerra del 1967. Che Cisgiordania e Striscia di Gaza, che non sono più di due piccole parti della Palestina create artificialmente quando Israele fu istituita, siano i territori palestinesi occupati in contrapposizione a due aree nella Palestina occupata. Non può essere una coincidenza che la maggior parte, immediatamente dopo la guerra del 1967, di queste aree fu denominata “Territori Occupati” e il fatto che la maggior parte della Palestina fosse occupata da quasi vent’anni, in qualche modo sfuggì alla memoria collettiva di tutti tranne che dei palestinesi. Fu quasi immediatamente dopo la guerra che sionisti liberalo come Uri Avneri , Meir Pa’il e mio padre, Matti Peled, generale e membro dell’alto comando dell’esercito israeliano nel 1967, iniziarono a parlare di Due Stati come soluzione alla questione della Palestina. Tuttavia, non intendevano la spartizione della Palestina in due Stati come richiesto dalla risoluzione delle Nazioni Unite del novembre 1947, risoluzione 181. Avevano qualcosa di molto diverso in mente. Loro e altri come loro videro l’opportunità di risolvere la questione palestinese dividendo il Paese in termini molto più favorevoli ad Israele. La soluzione a due Stati che immaginavano significava un piccolo, debole e demilitarizzato Stato palestinese sul 22% della Palestina dipendente da Israele. La logica del loro pensiero non avrebbe potuto essere più chiara. Mantenere territori con una così vasta popolazione araba avrebbe sconvolto la maggioranza ebraica e sarebbe stato dannoso per lo Stato ebraico. All’indomani della guerra, i regimi arabi che circondavano Israele erano più deboli e demoralizzati che mai, i palestinesi non avevano alleati su cui affidarsi e quindi, quale scelta avevano? Per Israele significò consolidare la conquista del 1948 e assicurarsi i confini stabiliti nel 1949 che violavano le risoluzioni delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Permise anche ad Israele di mantenere la parte occidentale di Gerusalemme, che fu presa nel 1948, anche se la città non doveva essere soggetta alla sovranità di alcuno Stato. Questi sionisti liberali, anche con le loro impeccabili credenziali sioniste, furono messi da parte e ridicolizzati al punto da essere considerati radicali e persino traditori per aver suggerito che Israele consentisse la creazione di uno Stato palestinese ovunque nella Palestina occupata o Terra d’Israele.
Da quel momento in poi, la conversazione sulla Palestina passò su quei due piccoli pezzi di Palestina e se Israele doveva o meno “concederli” in un futuro accordo di pace ai palestinesi. Mentre tale questione veniva discussa, in Israele e sulla scena internazionale iniziò la pulizia etnica dei palestinesi e la distruzione delle città e comunità palestinesi a Gerusalemme Est e Cisgiordania, e allo stesso tempo s’investì pesantemente nella costruzione per i soli ebrei. Le nuove conquiste in Palestina giunsero nella penisola del Sinai e nelle alture del Golan, che Israele occupò nel 1967 e anche se le circostanze di ciascuno di questi territori erano diverse, tutti ricaddero sotto il titolo generale di “Territori Occupati”.
Nel 1979 Israele alla fine restituì la penisola del Sinai all’Egitto coll’accordo di pace e l’impegno degli Stati Uniti di 3 miliardi di dollari in aiuti esteri. Tuttavia, anche se Israele fece alcuni gesti fingendo di essere disposto a negoziare altri accordi “terra per la pace”, le alture del Golan e la Cisgiordania e Gaza non furono mai negoziabili e rimasero saldamente in pugno allo Stato d’Israele che continua per svilupparvi e sistemarvi come qualsiasi altra regione d’Israele. Oggi è chiaro che né la Siria né i palestinesi lacerati dalla guerra possono avanzare alcuna richiesta ad Israele su questo punto. Cinquantuno anni dopo la guerra del 1967, è arrivato il momento di smantellare i miti e annullare le leggende createsi in seguito. Israele non subiva una minaccia esistenziale, questo fu chiarito dai generali che diressero le IDF, come riportato nel mio libro, Il figlio del generale, Viaggio di un israeliano in Palestina. L’esercito israeliano poté sconfiggere gli eserciti arabi non per la sua potenza straordinaria, ma perché gli eserciti arabi erano nel disordine e i generali israeliani lo sapevano. Non fu la guerra del 1967 a cambiare il Medio Oriente, ma piuttosto quella del 1948, precisamente definita come pulizia etnica della Palestina. La Cisgiordania è quasi diventata la Giudea e la Samaria e la Striscia di Gaza è un recinto con due milioni di persone rinchiuse in quella che può essere descritta come catastrofe umanitaria, e tal insieme costituisce solo il 22% della Palestina. I palestinesi in altre parti della Palestina, diventata noto come Israele pre-1967, vivono al di sotto della soglia di povertà con scarso accesso alle risorse e sotto leggi che li discriminano in modo specifico. Non c’è dubbio che Israele occupi la Palestina e che non ci siano territori palestinesi che non siano occupati. Una soluzione giusta deve dare il diritto ai palestinesi a una vita libera e dignitosa senza discriminazioni nel proprio Paese e il diritto a tutti i palestinesi a tornare alle loro case e terre.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
Demistificare i miti della guerra dei sei giorni ? Aurora
Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!
finkelstein è ottimo se si vogliono demistificare le balle sioniste, ci sono un paio di libri proprio molto interessanti, quando li lessi ero ancora dubbioso, nel senso che mi dicevo possibile che tutti quanti in giro mentano senza ritegno, dopo averli letti mi resi conto che sì, era così
fuori uso
I palestine, sempre difficile definirli, arafat era un egiziano. hanno diverse opzioni, o andare in uno dei tanti stati arai, e hanol'imarazzo della scelta. o integrarsi.
Molti palestinesi, cristiani o drusi sono integrati.
Poi sulle violenze di Hamas ed hezollah siamo d'accordo.
Soviet made shit
VIDEO. Decine di israeliani festeggiano la morte di un bambino palestinese bruciato vivo.
Decine di israeliani si sono radunati fuori dal tribunale dove era in corso un'udienza sulla morte del piccolo palestinese Ali Saad Daubasha dove hanno 'festeggiato' la sua morte
Gli estremisti israeliani si sono riuniti martedì scorso davanti a un tribunale nella città di Al-Lod - nei territori palestinesi occupati - dove si è svolto il processo contro gli autori della morte di Ali Saad Daubasha.
"Dov'è Ali? Si è bruciato. Dov'è Ali? È morto È bruciato", hanno gridato alcuni israeliani mentre altri ridicolizzarono la famiglia Daubasha, secondo quanto riporta il quotidiano israeliano 'The Time of Israel'.
In un video girato lo stesso giorno, si vedono diversi israeliani scandire slogan contro la famiglia Daubasha mentre i soldati e i poliziotti schierati non solo non fanno nulla ma sembrano proteggerli.
Parlando al quotidiano israeliano, lo zio del bambino defunto ha criticato le forze militari del regime israeliano e ha assicurato che, in una situazione simile in cui la vittima fosse stato un israeliano, le autorità del regime avrebbero dato una risposta violenta ai palestinesi che avessero osato insultarli.
Nel luglio 2015, un bambino di 18 mesi, Ali Saad Daubasha, è stato bruciato vivo(nella foto uno degli autorid ella strage). Nove giorni dopo, il padre del ragazzo, Saad, è morto all'ospedale Soroka, dove era stato curato per le ustioni sull'80 percento del suo corpo. Più tardi, anche la madre del bambino palestinese ha perso la vita a causa della gravità delle sue ustioni. Suo fratello maggiore, di 4 anni, ha riportato gravi ustioni in oltre il 70% del suo corpo ed è attualmente sottoposto a trattamento medico.
Finora, sono ancora in corso processi contro i responsabili dell'attacco, anche se le autorità israeliane si sono finora rifiutate di annunciare un verdetto e, a quanto pare, una sentenza potrebbe essere rinviata, dato che i giudici israeliani sostengono che le confessioni degli accusati sono state estorte "in condizioni di tortura".
https://www.lantidiplomatico.it/dett...vivo/82_24417/
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