L'Europa riuscì ad evitare le conseguenze dirette del Grande Errore (catastrofe climatica e ambientale) ma non fu pronta a gestire la catastrofe umanitaria che ne seguì. Nuove migrazioni di massa dopo secoli dall'Asia arrivarono ai confini del Vecchio Continente e l'erede dell'Unione Europea non riuscì a gestire l'emergenza dei milioni di rifugiati. Le nazioni orientali volevano affrontare per primo questo problema; le nazioni occidentali e gli Stati mediterranei invece diedero la priorità a provvedimenti per contrastare l'innalzamento di livello dei mari. Alla fine, il Parlamento europeo non riuscì più a controllare le azioni degli Stati membri o a decidere un corso comune, così il sogno europeista andò in pezzi.
Le singole nazioni europee mantennero strette alleanze, specialmente chi condivideva le stesse emergenze. Spagna e Francia furono i primi Stati a formare un'unione politica: la Franco-Iberia nacque poco dopo la dissoluzione dell'organismo sovranazionale. Dopo il Grande Errore i due paesi condivisero gli stessi obiettivi, tra cui una profonda riforma sociale, innovativi sviluppi ingegneristici per le nuove pianificazioni urbane e progetti di ingegneria ecologica per il recupero della biosfera. L'ideologia "tecno-verde" si diffuse in tutta Europa.
Da allora, la coalizione franco-iberica si è estesa a tutto il Mediterraneo ("I romani sono tornati" secondo una battuta diffusa) estendendosi fino al Nord Africa. Il Mediterraneo si trasformò in una grande risorsa naturale a disposizione del nuovo mega-Stato, mentre l'unificazione portò in dote una popolazione dinamica e l'accesso a molte risorse minerarie.
L'aspetto della Franco-Iberia fu la sua attenzione alla cultura. Fece il possibile per conservare i grandi capolavori del passato e lanciò diverse iniziative per incoraggiare nuove generazioni di artisti e autori, non solo ad esplorare nuove forme d'arte, ma a custodire la tradizione illuministica e rinascimentale. Il Ministero dell'Istruzione e della Cultura promosse la creazione e l'esportazione delle opere culturali europee nel resto del pianeta. Per i Franco-iberici, la propria storia culturale condivisa (a cui si aggiunse l'infusione culturale nordafricana) divenne fonte di orgoglio e coesione. Non sorprende che altri paesi abbiano desiderato unirsi all'Unione franco-iberica per sfuggire a un mondo instabile e minaccioso. Il motto era "Trésors de l'esprit"; le ricchezze di un cittadino devono essere nella sua mente ed essere condivise.
Grazie alle sue politiche progressiste, all'alto tenore di vita e alla cultura fiorente, la Franco-Iberia divenne meta prediletta di immigrazione. Stranieri dotati della migliore istruzione fecero la fila ai confini per lavorare non solo negli ambiti culturali, ma anche su grandiosi progetti infrastrutturali come la Parigi della Settima Repubblica e il Campo Solare Andaluso. Le capitali gemelle Parigi e Madrid scintillarono di nuovi edifici avveniristici. Dopo la ricostruzione, Roma divenne un museo mondiale e un luogo di pellegrinaggio. Nel nuovo porto di Algeri ci fu un costante andirivieni delle nuove navi da carico a basso dispendio energetico. Tunisi divenne soggiorno obbligato per i cittadini di tutto il mondo, coi suoi caffè e i suoi club in cui echeggiarono i suoni di una nuova generazione di musicisti. Tutti questi vantaggi assicurarono ai Franco-iberici un posto in prima fila nella gara di fondazione di insediamenti extraterrestri. I governatori delle colonie vennero nominati dopo un'accurata selezione da parte della nuova amministrazione dell'Unione e istruiti secondo la civiltà e la morale europea.