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Discussione: Comuni siciliani

  1. #1
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    Predefinito Comuni siciliani

    In Sicilia difficoltà pure ad incassare le tasse

    In Sicilia difficoltà pure ad incassare le tasse- gds.it

    Anche i più disinformati hanno oramai realizzato che la crisi diffusa che sconvolge America ed Europa (senza risparmiare l’Oriente), impone a tutti robusti sacrifici. Se la campana ha già suonato per lo Stato, si chiede ora che anche i Comuni, come pure le Regioni, diano il loro contributo alla necessaria politica di austerità. Qualcuno potrà dire che i Comuni «hanno già dato» con i tagli degli ultimi due anni o con la rinuncia al gettito Ici, ma purtroppo non basta. E la Sicilia, vera pecora nera nel panorama nazionale, si trova oggi a dovere gestire una situazione ancora più critica, per effetto di decisioni e scelte assunte nei decenni passati, quando si pensava che il pozzo non avesse fondo.

    Con il supporto dei dati elaborati dalla Corte dei Conti della Sicilia, si può tentare una ricognizione; ne viene fuori un quadro critico, se non addirittura preoccupante. I Comuni siciliani, infatti, vivono essenzialmente di trasferimenti statali e regionali ed hanno pertanto una capacità insufficiente di imporre e riscuotere tributi; impegnano la parte più consistente delle proprie entrate per pagare stipendi, ricorrono con frequenza ad anticipazioni di cassa da parte delle banche con oneri elevati per i contribuenti, lesinano nelle politiche di investimento per sostenere lo sviluppo locale e manifestano un «diffusa tendenza» ad occultare i propri debiti. In una fase come l'attuale, nella quale sarebbe sconsigliabile ricorrere a nuove imposte, buon senso vorrebbe, magari, che si puntasse a realizzare maggiori entrate attraverso il pagamento dei servizi pubblici (trasporti, rifiuti, asili, cimiteri, acqua, etc); ma anche in questo caso i Comuni siciliani manifestano, nella media, una evidente ritrosia a farsi pagare dai cittadini.

    Con questa impressionante zavorra, la Sicilia si appresta ai blocchi di partenza di una gara difficilissima: il federalismo fiscale! Qualche numero permette di chiarire meglio il senso delle affermazioni fatte. Il 61% delle entrate correnti dei Comuni siciliani arriva dallo Stato e dalla Regione, rispetto al 39% della media nazionale. In Sicilia con i tributi locali si raccoglie poi il 28% delle entrate, rispetto al 40% della media nazionale. È un divario troppo grande per giustificarlo soltanto con la «povertà» del territorio. Il grado di autonomia impositiva (28%) esprime nei comuni siciliani una limitata capacità di autofinanziamento della spesa tramite i tributi propri; l'analisi per singolo comune presenta valori estremamente disomogenei, che oscillano da un minimo del 3% (Capizzi, Messina) ad un massimo di oltre il 57% (Carini). Ma quando anche si «accertano» tributi, si stenta poi a riscuoterli. Ad esempio per la tassa sui rifiuti, ogni cento euro di «accertato» vengono riscossi in Sicilia appena 15 euro, mentre nella media nazionale si sfiorano i 50. Non a caso la Corte dei Conti parla di «grosse percentuali di evasione tributaria cui però non fa seguito un'adeguata attività di recupero» da parte dei Comuni. Fino ad oggi il meccanismo ha retto grazie ai trasferimenti. Anche nelle altre regioni a statuto speciale accade qualcosa del genere, tuttavia il livello di sviluppo economico di quei territori rende disponibili ben altre risorse.

    Ma come spendono i loro soldi i Comuni siciliani? È presto detto, gli otto decimi della spesa vanno in due voci: il 42% copre le spese di personale (10% in più della media nazionale) ed il 36% l'acquisto di servizi dall'esterno e le consulenze; è appena il caso di ricordare che tra i servizi all'esterno si collocano le società partecipate. Come dire altro personale. Tra gli effetti perversi di queste politiche si colloca la sostanziale impossibilità di fare investimenti: appena 170 euro a testa in Sicilia, rispetto ad una media nazionale di 380 euro pro capite. E il divario con il resto d'Italia si allarga.

    09/08/2011
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  2. #2
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    Predefinito Rif: Comuni siciliani

    Citazione Originariamente Scritto da Bèrghem Visualizza Messaggio
    In Sicilia difficoltà pure ad incassare le tasse

    In Sicilia difficoltà pure ad incassare le tasse- gds.it

    Anche i più disinformati hanno oramai realizzato che la crisi diffusa che sconvolge America ed Europa (senza risparmiare l’Oriente), impone a tutti robusti sacrifici. Se la campana ha già suonato per lo Stato, si chiede ora che anche i Comuni, come pure le Regioni, diano il loro contributo alla necessaria politica di austerità. Qualcuno potrà dire che i Comuni «hanno già dato» con i tagli degli ultimi due anni o con la rinuncia al gettito Ici, ma purtroppo non basta. E la Sicilia, vera pecora nera nel panorama nazionale, si trova oggi a dovere gestire una situazione ancora più critica, per effetto di decisioni e scelte assunte nei decenni passati, quando si pensava che il pozzo non avesse fondo.

    Con il supporto dei dati elaborati dalla Corte dei Conti della Sicilia, si può tentare una ricognizione; ne viene fuori un quadro critico, se non addirittura preoccupante. I Comuni siciliani, infatti, vivono essenzialmente di trasferimenti statali e regionali ed hanno pertanto una capacità insufficiente di imporre e riscuotere tributi; impegnano la parte più consistente delle proprie entrate per pagare stipendi, ricorrono con frequenza ad anticipazioni di cassa da parte delle banche con oneri elevati per i contribuenti, lesinano nelle politiche di investimento per sostenere lo sviluppo locale e manifestano un «diffusa tendenza» ad occultare i propri debiti. In una fase come l'attuale, nella quale sarebbe sconsigliabile ricorrere a nuove imposte, buon senso vorrebbe, magari, che si puntasse a realizzare maggiori entrate attraverso il pagamento dei servizi pubblici (trasporti, rifiuti, asili, cimiteri, acqua, etc); ma anche in questo caso i Comuni siciliani manifestano, nella media, una evidente ritrosia a farsi pagare dai cittadini.

    Con questa impressionante zavorra, la Sicilia si appresta ai blocchi di partenza di una gara difficilissima: il federalismo fiscale! Qualche numero permette di chiarire meglio il senso delle affermazioni fatte. Il 61% delle entrate correnti dei Comuni siciliani arriva dallo Stato e dalla Regione, rispetto al 39% della media nazionale. In Sicilia con i tributi locali si raccoglie poi il 28% delle entrate, rispetto al 40% della media nazionale. È un divario troppo grande per giustificarlo soltanto con la «povertà» del territorio. Il grado di autonomia impositiva (28%) esprime nei comuni siciliani una limitata capacità di autofinanziamento della spesa tramite i tributi propri; l'analisi per singolo comune presenta valori estremamente disomogenei, che oscillano da un minimo del 3% (Capizzi, Messina) ad un massimo di oltre il 57% (Carini). Ma quando anche si «accertano» tributi, si stenta poi a riscuoterli. Ad esempio per la tassa sui rifiuti, ogni cento euro di «accertato» vengono riscossi in Sicilia appena 15 euro, mentre nella media nazionale si sfiorano i 50. Non a caso la Corte dei Conti parla di «grosse percentuali di evasione tributaria cui però non fa seguito un'adeguata attività di recupero» da parte dei Comuni. Fino ad oggi il meccanismo ha retto grazie ai trasferimenti. Anche nelle altre regioni a statuto speciale accade qualcosa del genere, tuttavia il livello di sviluppo economico di quei territori rende disponibili ben altre risorse.

    Ma come spendono i loro soldi i Comuni siciliani? È presto detto, gli otto decimi della spesa vanno in due voci: il 42% copre le spese di personale (10% in più della media nazionale) ed il 36% l'acquisto di servizi dall'esterno e le consulenze; è appena il caso di ricordare che tra i servizi all'esterno si collocano le società partecipate. Come dire altro personale. Tra gli effetti perversi di queste politiche si colloca la sostanziale impossibilità di fare investimenti: appena 170 euro a testa in Sicilia, rispetto ad una media nazionale di 380 euro pro capite. E il divario con il resto d'Italia si allarga.

    09/08/2011
    Sono tutte dimostrazioni matematiche di un fatto (che la nostra Gente sa da sempre): i meridionali lavorano un cazzo, imbrogliano e vivono di assistenza (o lavori finti). In questo i siciliani superano abbondantemente i napoletani e perfino i calabresi.

    E la nostra Gente muore, o non fa figli. Uccisa dai parassiti come un animale fiero ucciso dalle zecche, dalle pulci e dai vermi.

    Come se, durante una partita di calcio a una squadra fosse concesso di afferrare il pallone con le mani, alle rimostranze degli avversari, l'arbitro non solo nega il fallo di mano ma ammonisce i giocatori corretti ("razzisti", "razzisti"), perchè l'arbitro fa parte della stessa popolazione (ma chiamiamola etnia usiamo i nomi corretti -) degli imbroglioni.

    il fatto che lo stato itagliano- terronico consenta ai menbri della sua etnia di violare la legge determina che:
    - i nostri malati non sono assistiti (causa fondi drenati da false pensioni di invalidtà regalate a terroni sani, da medici terroni, senza che la guardia di finanza terrona indaghi) e nuoiono o vivono a livelli subumani. Dopo una vita di lavoro.

    - Siamo massacrati dalle tasse, semplicemente perchè le paghiamo solo noi: il 13% dei napoletani puzzolenti, ladrim camorristi, merdosi paga la tassa sui rifiuti, provate a non pagarla in Padania, equitalia ti ipoteca la casa. A napoli lascia correre.

    - Costruiscono le case sul bagnasciuga: dove è l'ass? Dove sono i nas? Dove cazzo è la polizia municipale)? DOVE CAZZOE' LO STADDO IDALIANO? IL RISPEDDO DELLE REGGOLE? FANNO FINTA DI NIENTE, SONO LADRI CHE AIUTANO I LADRI. TERRONI CHE AIUTANO I TERRONI.

    Hanno il record di lavoro nero, i finanzieri terroni, che lasciano lavorare a nero i membri della loro razza, vengono spediti in Padania a multare la vecchina che si scorda lo scontrino fiscale "perchè le leggi iddaliane vanno rispedddade, chi viola la legge deve pagare, per il bene di tutta la commmmunità".

    TERRONI DI MERDA E ITALIA DI MERDA.
    Ultima modifica di kappa; 12-08-11 alle 22:55
    Europeo, Veneto - Friulano, Longobardo. Non italiano

 

 

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