[...]L’ex ministro si aggira furente per il Transatlantico di Montecitorio impallinando tutti i big della Casa delle libertà che gli capitano a tiro. Pallini verbali ma velenosissimi. Si sfoga contro quello che chiama "il tradimento di Berlusconi", annuncia che "abbandona con effetto immediato" il gruppo di Forza Italia e attacca Cesare Previti incontrato casualmente e affrontato con foga: "Siete dei banditi, la fama di bandito che hai è meritata ed è al di sotto della realtà".
L’ira dell’ex ministro della Giustizia si materializza quando si sparge la voce che Casa delle libertà e Ulivo hanno raggiunto l’accordo per eleggere come giudici costituzionali Vaccarella (apostrofato da Mancuso come "il collega di studio di Previti") e De Siervo. Mancuso legge quei due nomi e capisce che le promesse avute al momento del suo ritiro dalla contesa per la Consulta erano svanite: la candidatura di Mario Serio (nipote dello stesso Mancuso) era stato bocciata.
Questo basta a scatenare Mancuso che, fino a quel momento, era stato tacitato da quella promessa. Capito che non avrebbe ottenuto nulla in cambio della sua rinuncia, Mancuso abbandona ogni prudenza. Incontra Previti e prima che l’altro possa profferir parola spara: "Siete dei banditi, la fama di bandito che hai è meritata ed è al di sotto della realtà". Nemmeno il tempo di una replica, che Mancuso è già passato ad altro e più alto obbiettivo: Berlusconi in persona.
Incontra i giornalisti e detta: "Ho deciso di dimettermi dal gruppo perché in quest’ultima fase ci sono stati dei complotti. Prima da parte di personaggi minori e poi, stanotte o poco fa, c’è stato il tradimento di Berlusconi". E, per spiegare il divorzio politico dice: "E’ stata una slealtà programmata e un comportamento politico disgustoso per il quale devo presumere la responsabilità di Berlusconi". Quando uno si impegna "onora il suo impegno oppure si avvisa", dice Mancuso, che parla anche dell’aggravante della "menzogna". "Mi si dice che c’è stata una coartazione degli alleati ma io li ho sentiti e loro negano". Risultato: "Quando Berlusconi mi ha chiamato io mi sono negato al telefono". E si nega anche alle votazioni: quando nell’aula di Montecitorio risuona il suo nome non si presenta alle urne.
Da La Repubblica online