Attenzione, se ne è accorto anche lui...
Tremonti: la crescita si ferma allo 0,6%
Dopo gli istituti di ricerca, compreso quello di Confindustria, ora è il ministro dell'Economia a confermare il calo del Pil che, l'anno prossimo non andrà oltre il 2,3. Visco: "Avanti così e sarà disastro".
ROMA - I tempi, allungati, della possibile ripresa mondiale, il costo del petrolio, la crisi delle borse e della produttività, fanno sì che l'incremento del Prodotto interno lordo italiano quest'anno non possa superare lo 0,6%. Dopo le stime degli istituti di ricerca, compreso quello di Confindustria, è il ministro dell'Economia a fare le nuove cifre di una crescita che per il prossimo anno non supererà il 2,3%. Questo avrà anche un effetto sui conti pubblici, con un deficit che secondo il Fmi si attesterà all' 1,4% nel 2002 e che ora il governo punta a contenere sotto il 2%.
Giulio Tremonti, parlando al dibattito sull'economia alla Camera, ha comunque assicurato che, dopo lo shock non prevedibile, il governo prevede che la dinamica del fabbisogno viaggi ''verso i valori programmatici''. E che l' Italia vuole rispettare il principio di ''close to balance'', cioè l' avvicinamento al pareggio di bilancio previsto dagli ultimi accordi europei.
Il ministro, arrivato in aula non per raccogliere consensi (e in effetti il suo discorso è stato interrotto da molti brusii e un solo applauso) ha attaccato l'opposizione e l'analisi del centro studi dei Democratici di sinistra che ritiene necessaria una manovra da 38 miliardi di euro: deprimerebbe ulteriormente la crescita di almeno due punti, sostiene Tremonti che poi aggiunge: "Noi faremo qualcosa di diverso e di meglio".
Il Presidente della Commissine bilancio della camera, il leghista Giancarlo Giorgetti ha comunque ammesso che “se il livello della crescita è inferiore sarà inferiore anche il livello delle entrate e quindi bisogneà fare qualche sforzo in più o di tipo diverso”. Che la revisione al ribasso di sette decimali di punto della crescita comporti anche un peggioramento dell’indebitamento netto è del resto una realtà innegabile.
Tremonti si è limitato a dire che il governo punta a contenere il deficit sotto il 2%. Ma da quanto si starà sotto dipenderà l’entità della manovra. Le previsioni del Dpef erano di un indebitamento nel 2002 all’1,1%. Con una crescita inferiore dello 0,7% delle previsioni anche l’indebitamento dovrebbe salire al 1,7-1,8%: uno scostamento dalla previsioni che allarga la forbice rispetto all’obiettivo invariato del rapporto deficit-pil allo 0,8% nel 2003 di sei, sette decimali di punto percentuale che potrebbero far lievitare lamanovra di altri 6-7 miliardi di euro.
Non crede alle intenzioni di Tremonti Pierluigi Bersani, ora responsabile economico dei ds, al quale è affidata la replica al ministro. ''Non è Tremonti l'inventore del miracolo, lui è l'esecutore - dice - L'inventore è Berlusconi che regna ma non governa, cura bene le cose della real casa ma non si occupa di cose fastidiose e sgradevoli come l'andamento economico e sociale. Sarebbe bene che se ne occupasse e non lasciasse solo a noi costi''. Bersani ha ribadito che ''nel Paese c'è tensione e preoccupazione, non solo nelle famiglia ma anche nelle imprese e che quindi il governo deve decidere in quale fase economica siamo''.
Il centrosinistra - continua - è disponibile a discutere, se vi saranno condizioni di agibilità e se vi sarà una disponibilità, ad una correzione di politica economica. "Alcune cose fatte durante i 100 giorni vanno riconsiderate''. Quanto al Patto per l'Italia ''è troppo per il governo e troppo poco per l'Italia perché non coglie questioni che sono spiattellate davanti agli occhi di tutti''.
Durissimo l'ex ministro del Tesoro, Vincenzo Visco: "Se si continua così, senza una svolta decisa, andiamo tranquillamente verso un situazione di disastro". Secondo Visco, a fine anno, il fabbisogno "supererà i 40 miliardi di euro e ricordo che se sarà superiore ai 42-43 miliardi per la prima volta dopo sette anni aumenterà nuovamente il rapporto debito/Pil, violando uno dei parametri di Maastricht". Questo, prima di sentire Tremonti. Dopo, la reazione è ancor più forte: "Se non avessero fatto tutte le porcherie che hanno fatto - ha osservato - nei cento giorni e con la Finanziaria dell'anno scorso, oggi avremmo un disavanzo allo 0,7%: quindi e' tutta colpa loro, non è colpa della congiuntura".
(19 SETTEMBRE 2002; ore 13:25, aggiornato alle 20:20)