il manifesto - 10 Gennaio 2003

Banchi multietnici
Caritas: in Lombardia il maggior numero di studenti immigrati
LUCA FAZIO
MILANO

Visto dai banchi di scuola e dai tavolini delle materne il futuro è meno grigio di quanto possa sembrare. Basta entrare in una classe qualsiasi per accorgersi che a dispetto di un immaginario che rimanda scenari di paura e allontanamento l'integrazione degli immigrati è un fatto naturale. Lo dimostrano i dati sulla presenza degli alunni stranieri in Italia nell'anno scolastico 2001/2002, e ancora di più le previsioni per i prossimi due anni, quando arriveranno i figli delle coppie che hanno chiesto la regolarizzazione. Nelle scuole sono già inseriti 181.767 alunni stranieri (2,31% del totale) con un aumento annuo che si attesta stabilmente attorno al 24%. Significa che ogni anno arrivano nelle classi 40 mila nuovi bambini. Il primato spetta alla Lombardia con 44.949 presenze (24,73% del dato nazionale), mentre solo sui banchi della provincia di Milano siedono 19.166 stranieri (10,5% del dato nazionale, 154 nazionalità presenti, «in testa» filippini, egiziani, cinesi e peruviani). In Lombardia, ci sono 100 scuole che hanno più del 10% di iscritti di nazionalità straniera. Nelle scuole materne di Milano è record: i bimbi stranieri sono al 24%.

E' in questo constesto che gli operatori del Centro Come - un servizio della cooperativa sociale Farsi Prossimo, «inventata» dalla Caritas ambrosiana - propongono una serie di iniziative di informazione e consulenza per insegnanti che operano in classi plurilingue e multiculturali. «Questo per la scuola italiana è un momento particolarmente cruciale - spiegano - dove bisogna formare le basi per l'accoglienza e per una nuova didattica». Alcune esperienze sono già in corso sul territorio milanese, ma da poche settimane è stato attivato anche uno sportello telematico (www.centrocome.it) per fornire consulenze a distanza a tutti gli insegnanti disposti ad un approccio più complesso nei confronti di un lavoro fondamentale «per elevare la qualità dell'inserimento scolastico dei minori stranieri che sono portatrici di cultura», come dice don Virginio Colmegna della Caritas.

Alcune maestre brave (ce ne sono) sanno già, per esempio, che per rompere il ghiaccio e dare il benvenuto a un bambino serbo, oltre a saper sorridere, bisogna saper dire dobro dosciao (è la pronuncia); oppure che per invitare al silenzio un cingalese casinista, invece che digrignare i denti, sarebbe meglio sillabare nishshabda wanna. E' scritto nel cofanetto a schede Parole per accogliere, una sorta di «pronto soccorso» linguistico tradotto in 14 lingue dal Centro Come per comunicare con i bambini stranieri appena arrivati, «parole e frasi dal suono familiare che permettono ai bambini e ai ragazzi stranieri di sentirsi accolti, conosciuti e riconosciuti nel luogo di tutti i bambini». Tra i percorsi di integrazione proposti dal servizio, assumono un ruolo chiave soprattutto l'insegnamento dell'italiano come seconda lingua e la storia dei paesi di origine.

Senza un'adeguata educazione all'inserimento, i minori stranieri rischiano di finire marginalizzati nei vari percorsi educativi. Questa è la sfida per il futuro, perché tra i nuovi arrivati il tasso di bocciatura è già alto rispetto ai bambini italiani (10% circa). E' un problema ancora da decifrare anche l'evasione scolastica, ma già si intravedono alcune tendenze: «Dopo le elementari i maschi sono più delle femmine, dove vanno a finire le femmine...?».

Lo sportello telefonico (02-66114432) è in funzione da lunedì a giovedì dalle 9 alle 17, venerdì fino alle 15.