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Discussione: Mithra

  1. #1
    Mjollnir
    Ospite

    Predefinito Mithra

    "Mithra, Dio del Mattino, le nostre trombe svegliano il Muro! Roma sta al di sopra delle Nazioni, ma Tu sei al di sopra di tutto!"
    Da "A Song to Mithras" (Una Canzone per Mitra)di Rudyard Kipling, autore e poeta inglese.


    Per oltre trecento anni i più importanti rappresentanti dell'Impero romano hanno adorato il dio Mithra. Conosciuto in tutta Europa ed Asia con i nomi Mithra, Mitra, Meitros, Mihr, Mehr e Meher, la venerazione ebbe inizio circa 4000 anni fa in Persia, dove presto assorbi' le dottrine babilonesi. In seguito si estese ad est, fino in Cina, attraverso l'India e ad ovest, attraverso l'intera lunghezza della frontiera romana; dalla Scozia al deserto del Sahara e dalla Spagna al Mar Nero. Testimonianze della religione mitraica sono state ritrovate in Gran Bretagna, Italia, Romania, Germania, Ungheria, Bulgaria, Turchia, Persia, Armenia, Siria, Israele e Africa del Nord.

    Oltre a 75 frammenti di scultura e a cento iscrizioni dedicate a Mithra, a Roma e' stata ritrovata anche una serie di templi mitraici posti in ogni parte della città. Uno dei piu' grandi templi mitraici costruiti in Italia si trova oggi sotto l'attuale Chiesa di San Clemente, vicino al Colosseo.

    La fama e il fascino del Mithraismo, quale forma finale di raffinato paganesimo pre-Cristiano, furono argomento di discussione da parte dello storico greco Erodoto, del biografo Plutarco, del filosofo neoplatonico Porfirio, dell'eretico gnostico Origene e di San Geremia il Padre della chiesa.

    Spesso molti storici fanno riferimento al Mithraismo per le molteplici e sorprendenti affinità con il Cristianesimo. Per i credenti Mithra rappresentava "la Luce del Mondo", simbolo di verità, giustizia e lealtà. Era il mediatore tra cielo e terra, ed uno dei componenti della Santa Trinità. Secondo la mitologia persiana, Mithra nacque da una vergine chiamata 'Madre di Dio'. Il dio restava celibe per tutta la vita e predicava tra i suoi discepoli il controllo di se', la rinuncia e l'astinenza dalla sessualità. Mithra rappresentava un sistema di etica in cui la fratellanza veniva incoraggiata in modo tale da creare un'unione contro le forze del male.

    Per gli adoratori di Mithra, il paradiso era celestiale e l'ade infernale. Essi credevano che i poteri benefici del dio avrebbero agito contro le sofferenze umane garantendo, come giustizia finale, l'immortalità e la salvezza eterna nel mondo a venire. Auspicavano inoltre il giorno del giudizio, che avrebbe visto resuscitare i morti, e credevano nella possibilità di un conflitto finale che avrebbe distrutto l'ordine esistente di tutte le cose per ottenere il trionfo della luce sulle tenebre.

    Il credente doveva purificarsi tramite il rito del battesimo, per poi prendere parte ad una cerimonia in cui beveva vino e mangiava pane per simbolizzare il corpo e il sangue del dio. Le domeniche erano i giorni sacri, e la nascita del dio veniva celebrata annualmente il 25 Dicembre. Dopo aver compiuto la sua missione sulla terra e prima di salire in paradiso, il dio partecipava all'Ultima Cena con i suoi discepoli per proteggere per sempre il credente dall'alto.

    Comunque sia, dire che il Mithraismo sia il precursore del primo Cristianesimo sarebbe un'affermazione fin troppo semplicistica. Oltre a Cristo e a Mithra, infatti, sembra che anche molti altri dei (Osiris, Tammuz, Adone, Balder, Attis e Dionisio) siano morti e resuscitati. Molte figure eroiche classiche come Ercole, Perseo e Teseo sono nate dall'unione di una madre vergine con un dio. Virtualmente, tutte le celebrazioni e festività pagane religiose che non si potevano abolire venivano incorporate nei riti cristiani man mano che il Cristianesimo si diffondeva in Europa e nel mondo.

  2. #2
    Mjollnir
    Ospite

    Predefinito

    Mithra è un dio Indo-Iraniano, venerato almeno dal 1400 AC. Nell' induismo è glorificato come il binomio Mitra-Varuna. C'è anche un inno dedicato solamente a lui nel Rig Veda (versetto 3.59). Lui è il Sovrano della Luce Divina, protettore della verità, ed è invocato quando un giuramento è prestato.

    In Persia, Mithra era il Dio protettore della società tribale fino a quando Zoroaster riformò il politeismo Persiano (628-55 AC). Come con tutti gli altri dei della 'pantheon' iraniano, la sovranità di Mithra fu spogliata da tutti i suoi poteri che furono conferiti a Ahura Mazda. Però, in ragione della sua popolarità, vediamo nel libro sacro degli Zoroastriani, Avesta (Mehr Yasht), che Ahura Mazda dice a Zoroaster: "Realmente, quando avevo creato Mithra, il Dio delle posture larghe, l'ho creato degno dei sacrifici, degno di preghiere come me stesso, Ahura Mazda".

    In Avesta Lithra o Mehr (che significa amore, sole) Mithra è il protettore della nazione ariana, portava vittoria a "quelli che non mentono a Mithra". E' il dio guerriero che portando "la mazza cento volte annodata", fa scappare tutti i demoni con paura. In un Yashet 6 durante una preghiera al sole, Mithra è citato ancora una volta e ci si rivolge a lui come un amico: "…Mi sacrifico a quest'amicizia, il meglio di tutte le amicizie che esistono tra la luna e il sole".

    Mithra è anche citato nella mitologia cinese, dov'è conosciuto come "L'Amico". Nelle statuette cinesi, Mithra è rappresentato come un generale militare, ed è considerato l'amico dell'Uomo in questa vita e il protettore dal male nella prossima vita.

    Nell'Occidente, Mithra è conosciuto meglio come "culto Mithraico" che aveva una popolarità immensa tra le legioni romane, dal tardo I secolo AC fino al 4 DC, durante quel periodo però il culto venne influenzato della mitologia Greca e Romana. Come altre tradizioni misteriose di questo periodo (ad esempio i misteri Eleusiniani e Isis), il culto Mithraico ha mantenuto segretezza ed i suoi insegnamenti andavano rivelati solo agli iniziati. Le rovine dei templi Mithraici possono essere trovate dappertutto nell'impero Romano, in Palestina e attraverso il nord Africa, in Europa centrale fino al nord dell'Inghilterra.

  3. #3
    Mjollnir
    Ospite

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    Man mano che il cristianesimo raggiungeva impulso, diventando alla fine la religione dello stato dell'impero Romano, il Mithraismo veniva sempre meno tollerato. Gli Apologisti lo vedevano come un "travisamento satanico dei riti più sacri della loro religione". Tuttavia il cattolicesimo ha preservato alcune delle forme esteriori del Mithraismo; per esempio, la determinazione del tempo di Natale; l'adozione delle mitra dai vescovi come un segno del loro incarico; i preti cristiani che sono chiamati "padre" nonostante la specifica proscrizione di Gesù Cristo contro l'accettazione di questo titolo. "Il padre sacro Mithraico indossava un cappello e vestito rosso e portava il bastone di pastore. Il capo cristiano adottava lo stesso titolo e si vestiva nella stessa maniera". Mentre si può vedere l'apparenza esteriore di Mithraismo nel cattolicesimo, alcune tracce degli insegnamenti interni del Mithraismo possono essere trovati nel Sufismo; quindi uno studio di Sufismo permette un nuovo approfondimento di Mithraismo e possibilmente viceversa.

    Per capire meglio la religione di Mithra é necessario risalire alle sue origini in Persia, dove in origine erano venerati una moltitudine di dei come Ahura-Mazda dio delle stelle e Ahriman dio del buio. Nel VI e VII secolo AC una vasta riforma religiosa fu introdotta da Zaratustra un profeta del regno di Bactria. La figura di Ahura - Mazda fu elevata a quella di Dio supremo di tutti gli dei.


    Fonte: www.mithra.it

  4. #4
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    Predefinito

    Vorrei fare una piccola considerazione di carattere storico: il mitraismo come si affermò nell'occidente romano nei primi secoli dopo cristo, può essere accostato e alla religione zoroastriana, e alla religione indo-iranica solo in maniera alquanto vaga. Diciamo pure che il Mithra dei misteri poco o niente ha a che fare con il Mitra/Mithra (La T antico indiana in avestico diventa Theta) indo-iranico.

    In realtà il problema delle origini dei misteri mitraici è molto discusso, ma a mio parere rappresenta un guazzabuglio di sincretismi a cui è difficile venire a capo.

    Probabilmente si è sviluppato in due stratificazioni sincretistiche. Sappiamo che i cosiddetti magi (antico persiano maghavan) conobbero assai presto un movimento migratorio verso occidente, di cui già ci parla Erodoto. Spostandosi verso occidente, vennero a contatto con la religiosità astronomica di tipo babilonese. E' dibattuto se i magi allora fossero già zoroastriani... comunque da quell'incontro religioso è certo che naquero alcune tendenze "pessimistiche" dello zoroastrismo, incentrate sulla figura del tempo/destino o Zurwan ("tempo" in phalavi) che si manifestò in una vera e propria eresia nei primi secoli dopo cristo.

    Comunque, sono ben noti i caratteri astrologici dei misteri mitraici, che probabilmente sono derivati da questo incontro tra il mondo iranico (zoroastriano?) e il mondo semitico/babilonese.

    Inseguito avvenne un successivo processo di sincretismo, stavolta con il mondo ellenistico e i suoi "misteri", in periodo seleucide e partico... e da questo ulteriore sincretismo nascono appunto i misteri mitraici che ebbero grade fortuna nell'Impero Romano.

    Quanto questo culto abbia a che fare con il culto del Mitra/Mithra indo-iranico, è una domanda quasi retorica a questo punto... quasi nulla, a parte il nome e poco altro, a parer mio.

    Saluti

  5. #5
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    Predefinito Il mistero dei Misteri di Mithra

    Mithra era un antichissimo dio, le cui origini si possono facilmente collocare nel più arcaico pantheon indo-iranico. Nella diaspora persiana seguita alla caduta dell'Impero Achemenide per causa della vittoriosa invasione di Alessandro Magno, il culto dell'iranico Mithra, trasportato in Asia Minore, assunse i lineamenti tipici di una religione misterica, ossia di unareligione di salvezza, che prometteva un destino migliore nell'altra vita dando all'uomo la speranza di poter ascendere dopo la morte attraverso le sfere planetarie, ed avere di conseguenza accesso alle beatitudini celesti. Questa religione, tra il I ed il III secolo dopo Cristo, si diffuse da un capo all'altro dell'Impero Romano in tutte le provincie, dal Danubio alla Spagna, dall'Africa alla Britannia.

    La "conquista" mitriaca dell'occidente fu però subordinata ad una condizione irrevocabile: per poter essere accolto nel mondo greco-romano il Mitraismo doveva spogliarsi della originaria morfologia barbaro-asiatica ed assumere i modi e gli stili strutturali cari alla cultura occidentale. Così infatti avvenne. Al posto delle arcane cantilene recitate dai Magi durante il trance estatico in una lingua incomprensibile (cfr. Herod. I, 132) subentrò una liturgia redatta in lingua greca (cfr. Firmico Materno, De Errore Profanarum Religionum,V) e probabilmente anche in lingua latina.

    Il Mitraismo conservò purtuttavia il suo spirito orientale; ma tutta la sua struttura ideologica dovette rinunziare alla tradizionale formulazione iranica, per adottare una terminologia più consona all' ambiente occidentale. Le arcaiche denominazioni delle divinità mitriache dovettero così cedere il posto agli usuali nomi delle corrispondenti divinità greco-romane e, insieme ai nomi furono adottate anche le rispettive tipologie simboliche, secondo l'iconografia religiosa ormai convenzionale nel mondo classico ed ellenistico. In questo modo 1' antica divinità iranica del cielo (cfr. Herod.1,131), che nella religione di Zarathushtra si chiamava Ahura Mazda (pahlavico, Ohrmazd) divenne Zeus, Giove; mentre il suo avversario, il principe del male Angra Mainyu (Ahriman) venne ad identificarsi con il dio degli Inferi Hades-Plutone. I1 dio di una bevanda inebriante usata dai Magi mazdei a scopo liturgico nelle loro trance estatiche, l'haoma (che di volta in volta è stata identificata con la cannabis sativa, 1'asclepias acida, l'amanita muscaria, e l'amomo), divenne Dionysos-Bacco, il dio del vino. Le divinità iraniche corrispondenti ai grandi astri del giorno e delle notte divennero Helios e Selene, Sol e Luna; l'immagine "divinizzata" della Terra fu rappresentata sotto le sembianze di Hera-Giunone; l'Acqua come Poseidon-Nettuno; e così via...

    Vi furono però dei limiti a questo processo sincretistico di assimilazione e di trasfusione di elementi religiosi fra loro solo apparentemente discordi; Mithra, la divinità principale, mantenne inalterato il suo nome, mentre l'arcaico epiteto iranico di Nabarzes cedette il posto al greco Aniketos ed al latino Invictus. Quest'ultimo epiteto era poi segno della stessa personificazione salvifica di Mithra nel ruolo di messaggero del Sole di mezzodì vincitore sulle tenebre (Sol Invictus, Sole Invincibile), ruolo che nella tradizione iranica spettava al Saoshyant (il redentore-salvatore) foriero della Gloria e dello Splendore divino (Xvarenah): < ...Lo Xvarenah si associerà al Saoshyant vittorioso e agli altri suoi soci, quando renderà eccellente la vita, non soggetta a vecchiaia, non soggetta a morte, incorruttibile, immarcescibile, sempre viva..." (Yasht, XIX, 89 trad. Gh. Gnoli).

    I misteri mitriaci venivano officiati in grotte, spesso attigue alle catacombe dei cristiani, denominate antrum, spelaeum, o spelunca. Esse erano costituite da un portico (porticus), una sala (pronaos), una sacrestia (apparatorium), e da un ambiente culturale vero e proprio (la crypta). Questa struttura architettonica era poi

    rifinita (come nel caso del Mitreo di Dura Europos) dalla volta del soffitto dipinta in blu e punteggiata di stelle, mentre l'arco sovrastante l'abside (istoriato con rilievi raffiguranti Mithra nell'atto di sacrificare il toro) recava dipinti i segni Zodiacali. Tale simbolismo cosmico-astrale era poi completato dalle raffigurazioni di Sol e Luna, e da una sorgente situata nell'antro; ciò peraltro corrispondeva alla descrizione della grotta mitriaca fattane da Porfirio (cfr. De Antrum Nympharum, VI) il quale menzionava sia sorgenti d'acqua che verdi alberi in fiore. Datali testimonianze (sia iconografiche che scritte) si può facilmente dedurre che lo spelaeum mitriaco rappresentasse simbolicamente il cosmo, immagine del mondo nel quale il re-salvatore Mithra si manifestava portando la luce della conoscenza e della vita.

    Nella personificazione di Sol Invictus, Mithra nasceva da una cava rocciosa il 25 dicembre. Egli era infatti petroghénes, cioè "nato dalla roccia", e portatore della ignea fiaccola, simbolo dell'epifania luminosa e gloriosa del dio salvatore; allo stesso modo l'iranico redentore del mondo Saoshyant si sarebbe rivelato alla fine dei tempi: materializzandosi in una forma corporea consustanziale alle stelle, all'interno di una colonna luminosa. Tale dimensione salvifica del culto, unita a speculazioni e simbologie di tipo cosmico-astrale (cfr. la struttura architettonica dei Mitrei), dava evidentemente testimonianza di una indissolubile continuità con le concezioni soteriologiche dei Magi persiani, unite a dottrine di tipo astrologico.

    Il simbolismo cosmico connesso ai Misteri di Mithra, non era unicamente di natura per così dire "discendente", ovverossia legato solamente al manifestarsi della divinità salvatrice nel cosmo sensibile. Esisteva, al contrario, anche una specie di gerarchia "ascendente", una ,scala (cfr. Origene, Contra Celsum, VI, 22) iniziatica che permetteva al neofito di accedere alle beatitudini divine, sottoponendolo ad un rigido rituale di iniziazione durante il quale si sarebbe realizzata la sua "divinizzazione" in terra, oltrepassando e dissolvendo le catene del fato e del tempo, emancipandosi dal dominio delle forze infere.

    L'iniziazione mitriaca era così strutturata in sette gradi, assimilati ad una simbologia di tipo astrale planetario (della quale molto ci sfugge), ed annessi inoltre a prove di valore e di tenacia. L'ultimo grado era quello del corvo (corax), associato al pianeta Mercurio, simboleggiato dal caduceo, e da un piccolo vaso rituale, che probabil mente rappresentava il vaso delle acque lustrali nelle quali doveva purificarsi il neofito per essere introdotto, morendo e rinascendo a nuova vita, nel sacro cosmo dell'iniziazione. Il secondo grado era quello di nymphus, lo sposo mistico, tutelato dal pianeta Venere e simboleggiato dal diadema con il quale si voleva probabilmente accennare alle simboliche nozze che l'iniziato doveva celebrare in sé stesso, riunendo in un'armonia di tipo androginico le opposte tensioni ammiche tra maschile e femminile. Il terzo grado, quello di miles (soldato), tutelato dal pianeta Marte, si riferiva forse a prove iniziatiche di tipo guerresco, visto che gli emblemi ad esso associati erano l'elmo, la lancia ed una specie di bisaccia (od otre). Questo simbolismo prettamente maschile ed igneo lo si ritrova nel successivo grado iniziatico (ilquarto), corrispondente al leo (leone), connesso astralmente al pianeta Giove e simboleggiato dal fulmine e dalla paletta con la quale, durante una prova di coraggio il cui svolgimento ci è oscuro, il mystes doveva portare od attizzare il fuoco sacro del Mitreo. Tra questi ultimi due simboli vi era poi il sistro, un oggetto rituale che fa pensare al culto romano della Magna Mater (Grande Madre), per la quale il leone era animale sacro, la cui figura era forse legata alla protezione del mystes mitriaco. Il quinto grado era quello di Perses (Persiano), rappresentato da una spada ricurva (o da una falce) e dalle spighe di grano, esso era sotto la tutela della Luna, simbolo connesso alle vicende iniziatiche del mystes sottoposto ad un ciclico percorso di morte e rinascita. Sede per eccellenza delle forme embrionali, la Luna rappresentava così la tappa obbligata del processo di rigenerazione spirituale dell'iniziato mitriaco.

    Il grado successivo spettava all'heliodromos (il "Corriere del Sole"), simboleggiato dalla frusta usata da Mithra nel condurre la quadriga del Sole(del quale era alleato e messaggero), dalla corona raggiante e dalla fiaccola, emblema quest'ultimo, come abbiamo visto, della miracolosa nascita del dio. L'ultimo grado infine era quello di pater (padre), a volte anche noto con l'epiteto di pater feliccisimus. Simboleggiato dal berretto frigio di Mithra, esso rappresentava la tappa finale del percorso iniziatico, nella quale il mystes mitriaco si identificava e si trasfigurava nell'immagine del dio, assimilandosi nelle sue funzioni di demiurgo e di psicopompo (traslatore di anime); attributi questi ultimi ben simboleggiati anche dalla bacchetta magica (rabdos) e dall'associazione con il pianeta Saturno.

    Poco o nulla si sa della liturgia sacramentale vera e propria celebrata negli spelaeum mitriaci, che forse doveva consistere in un pasto a base di pane e vino (o di altri cibi consacrati), durante la quale venivano forse intonati inni o canti di natura liturgico propiziatoria.

    Colpisce inoltre nell'iconografia religiosa del Mitraismo la raffigurazione di un essere divino sicuramente estraneo al pantheon classico: un essere mostruoso, alato, con testa di leone, ed il corpo avvolto nelle spire di un serpente. Esso secondo F. Cumont era una immagine del Tempo, che ogni cosa dissolve e consuma, le ali accennavano alla rapidità del suo fluire; le circonvoluzioni del serpente, la cui testa poggiava di solito sopra il capo leonino alludevano alla vicenda ciclica alla quale erano sottoposti i moti stellari ed astrali, che presiedevano all'implacabile scorrere del Tempo. Sovente questa fantastica divinità che gli antichi chiamavano anche Eone (Aion, Seculum, Eternità) teneva in mano una o due chiavi. Questo era un riferimento al Sole, che nel suo corso quotidiano alternativamente apriva e chiudeva le due porte del cielo, ad Oriente quando si levava, a Ponente quando tramontava. Altro attributo frequente era lo scettro, simbolo del dominio sul Tempo, esercitato eternamente su ogni cosa.

    Questa strana immagine di divinità diffusasi in tutto l'ambito ellenistico, era un elemento totalmente estraneo al pantheon grecoromano, ed apparteneva sicuramente al nucleo originario iranico del Mitraismo. Prova di ciò era la sua relativa arcaicità, testimoniata già sin dal IV sec. a.C. da Eudemo di Rodi, discepolo di Aristotele (cfr. Damascio, Dubitationes et Solutiones, 125 bis).

    Il nome iranico di tale divinità era Zurván (o Zrvan). Nello Zoroastrismo ortodosso Zurván impersonava i panni di una creatura del buono Ahura Mazda (cfr. Videvdat, XIX, 13, 16). All'epoca della rinascita persiana durante il regno dei Sassanidi, quando lo Zoroastrismo divenne la religione ufficiale denominata appunto zurvanita, che, al contrario della dottrina dualistica ortodossa la quale poneva come coesistenti già sin dalle origini (ed ab aeternum) i due principi antagonisti del Bene e del Male (Ahura Mazda ed Ahriman), faceva derivare ambedue i principi da un'unica superiore ed assoluta entità precisamente da Zurván akarana, il "Tempo Infinito". Da questa misteriosa entità procedevano perciò i due "gemelli" Ohrmazd ed Ahriman, inserendo di conseguenza un netto (e... "pericoloso") dualismo ontologico fino ad allora sconosciuto all'ortodossia zoroastriana.

    Questa figura, in accordo poi con le sue funzioni "demiurgiche" e temporali, fu poi chiamata dai greci con il nome del loro dio Chronos (Saturno). Diffusosi il culto Mitriaco in tutto l'ambito mediterraneo (specialmente per opera di soldati, e pirati) si può facilmente supporre che l'iconografia tipica del primitivo Zurván iranico, Signore del "Tempo Infinito", si sia arricchita, specialmente in terra egiziana, di attributi zoomorfi. Nota era ad esempio l'abitudine degli egizi di raffigurare le proprie divinità in figura animale; ed attraverso un processo di assimilazione sincretistica poteva essere avvenuto che allo Zurvàn-Chronos mitriaco e divinità egizie a testa di animale come la dea leonessa Sekmeth (la "possente"), paredra del demiurgo Ptah il cui culto era celebrato nella città di Menfi. Per quanto concerneva poi il simbolismo del serpente, sempre associato aquesta divinità mitriaca, bisogna inoltre ricordare che tale simbolismo (cfr. 1' Uroboros ellenistico) era tipico di religioni misteriche come la gnosi, specialmente per quanto riguardava sette come gli Ofiti (=adoratori di serpenti) i quali in esso vi raffiguravano la stessa immagine del Cristo separatosi dal Gesù psichico e carnale sulla croce, sulla quale, sempre secondo le loro concezioni, sarebbe stato immolato l'edenico serpente.

    Non stupisce, così, che la mostruosa figura dello Zurván mitriaco si sia con l'andar del tempo arricchita sempre più di caratteristiche ed attributi, provenienti dalle culture religiose nelle quali il culto mitriaco penetrava e faceva proseliti a tal punto, da far scrivere ad un illustre studioso come Ernest Renan:

    "...Se il cristianesimo fosse stato fermato nella sua espansione per via di qualche malattia mortale, il mondo sarebbe stato mitriaco"(cfr. Marc Aurèle, p. 579).

    Ezio Albrile
    2010:

  6. #6
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    Indubbiamente i culti di Iside (vedi Apuleio), Serapide e Mitra, insieme ai misteri eleusini, furono gli ultimi baluardi dela religione pagani realmente in grado di tener testa, dal punto di vista della diffusione, al cristianesimo.

    Mi son sempre chiesto, e forse voi siete gli unici che possono darmi risposta, perchè il cristianesimo alla fine riuscì cmq a trionfare.

    Grazie

  7. #7
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    Originally posted by G. Oberdan
    Mi son sempre chiesto, e forse voi siete gli unici che possono darmi risposta, perchè il cristianesimo alla fine riuscì cmq a trionfare.

    Grazie
    Semplicemente perché riuscirono ad insinuarsi nella famiglia imperiale, ad iniziare da Costantino. Se i padroni dell'Orbe Romano diventano cristiani ed emanano una serie di leggi in base alle quali o si è cristiani o si perde la testa (non in senso metaforico!), il risultato mi pare scontato.
    Sicuramente ti sembrerà una risposta di parte, ma puoi controllare tu stesso il libro 16 del codice di Teodosio
    http://rome.webzone.ru/ius/library/c...od/liber16.htm

    Inoltre, contrariamente alla vulgata, i Cristiani rimasero sempre una piccola minoranza della popolazione, fino a che non cominciarono le persecuzioni anti-pagane.

  8. #8
    Orazio Coclite
    Ospite

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    Il cristianesimo vinse grazie alla forza dell'intolleranza che gli è propria. Emanando leggi sempre più restrittive ed intolleranti, fino ad arrivare agli orrori teodosiani.

    Se da una parte abbiamo appunto una religione esclusivista che minaccia, perseguita e vieta ogni altra forma spirituale, dall'altra parte abbiamo invece una visione del mondo pluralista e tollerante che accetta ogni altra forma religiosa. E proprio questa tolleranza, questa civitas prettamente romana ha suggellato la sconfitta dell'antica religione nei confronti del culto giudaico cristico.

    Vale.

  9. #9
    Mjollnir
    Ospite

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    Aggiungo solo che e` stata comunque una sconfitta molto sui generis se pensiamo a quanti elementi di paganesimo sono stati assorbiti avidamente dalla nuova fede, e soprattutto al fatto che sono stati proprio questi elementi a renderla accettabile e praticabile. Mai come a questo proposito e`fondata la constatazione che gli effetti ultimi della conversione si sono avuti nella modernita` e non con Teodosio.

  10. #10
    Mjollnir
    Ospite

    Predefinito

    Sempre sugli espropri cristiani del mithraismo...

    Tratto da : S. Arcella, I misteri del Sole. Controcorrente, 2002


    Tracce solari e mitriache nella religione cattolico-romana

    Il tema che qui affrontiamo è stato oggetto di approfondite ricerche e di vivaci dibattiti fra gli studiosi, da oltre un secolo ad oggi, a partire dagli studi di Franz Cumont. Gli orientamenti interpretativi sono sensibilmente diversi e pervengono a conclusioni contrastanti, per cui il problema dei rapporti fra mitraismo e cristianesimo è tuttora un problema aperto. In linea di massima - e tenendo conto della varietà di sfumature interpretative dei singoli studiosi - possiamo indicare due correnti, una più disponibile ad ammettere influenze mitriache sul cristianesimo, l’altra più orienta a rilevare l’autonomia della religione cristiana, la diversità delle sue radici storico-religiose la peculiarità stessa dell'arte paleocristiana rispetto a quella mitriaca.

    11.1. - II Natalis Solis Invicti e il Natale cristiano

    L’ influenza più evidente e storicamente attestata dell'enoteismo solare sul cristianesimo del tardo Impero - poi consolidata- si nel cattolicesimo romano – riguarda la scelta, compiuta uffi cialmente nel 336 d.C. sotto papa Giulio, della data del 25 Dicembre come ricorrenza calendariale della nascita di Cristo, ossia la stessa data del Natalis Solis Invicti, istituito da Aureliano nel 274 d.C. Si ricordi, al riguardo, che i Vangeli sono muti sulla data di nascita di Gesù (1). L'operazione culturale e religiosa sottesa a questa scelta calendariale è di agevole comprensione: presentare il Cristo come il vero Sole, la vera luce. Egli, nella letteratura cristiana - e, in particolare, nella patristica - è qualificato come Sol lustitiae. In altri termini, nel mentre l'intellettualità pagana imbevuta di una visione mistico-fìlosofica tentava, con l'enoteismo solare, di riassorbire il cristianesimo monoteista nell’alveo dell'antica tradizione, riportando il concetto del dio unico a quello del numen multiplex identificato col dio Sol, il cristianesimo innestava su questa divinità solare la centralità e l’unicità di Cristo come Sol lustitiae, come Cristo-Sole, recuperando a suo beneficio l’enoteismo solare del paganesimo tardo-antico (2)

    Quest'influenza, sotto il profilo calendariale, dell'enoteismo solare sul cristianesimo non dimostra, però, una specifica capacità di incidenza del mitraismo sulla religione poi affermatasi nell'Occidente, anche se è probabile e di intuitiva evidenza che i seguaci di Mithra celebrassero la festa del Natalis Solis Invictii e che i cristiani del tardo impero non abbiano proceduto a sottili distinzioni fra i vari tipi di culto solare, risentendo piuttosto dell'enoteismo solare, colto nel suo insieme.
    Altro aspetto interessante riguarda la scelta cristiana di sostituire la domenica al sabato come "giorno del Signore”, allontanandosi in tal modo dalla religione ebraica. Gli studiosi hanno dato varie spiegazioni di quest'innovazione che non è soltanto di ordine calendariale (ossia relativa alla sequenza delle festività religiose), ma concerne il modo stesso di contare il tempo, considerando la domenica come il primo giorno (3), il primo dopo il sabato, nel quale si svolge l'assemblea domenicale e che i cristiani chiamano dies dominicus (4).
    Le fonti al riguardo sono da individuarsi anzitutto in un'epistola di Plinio il Giovane all'imperatore Traiano (5), nel 112 d. C., in cui riferisce della perniciosa e stravagante superstizione i cui seguaci si riuniscono prima dell'alba in un giorno stabilito per cantare inni a Cristo. Giustino specifica inoltre che il giorno stabilito per l'assemblea dei fedeli è il dies Solis e precisa che, in quel giorno, si compie il rito dell'eucaristia (6).
    Non è da escludere, in via di ipotesi, che alla base di questa scelta vi sia stata l'intenzione di cristianizzare la settimana planetaria del mondo romano; se Cristo viene presentato come Cristo solare, come il vero sole e la vera luce, allora il giorno del Sole diviene il giorno del Signore inteso come Cristo-Sole.
    Che il dies Solis sia divenuto il dies dominicus ha una forte valenza simbolica, denotando la sostituzione dell'antica con la nuova religione e l’assorbimento del culto solare pubblico e ufficiale con quello cristiano.


    Note

    1 Cfr. H. BLOCH, La rinascita pagana in Occidente, cit., in Il conflitto fra paganesimo e cristianesimo, cit., pp. 201-224.
    2 I. CHIRASSI COLOMBO, op. cit., inM.M., pp. 654-655 e nt. 11.
    3 Cfr. W. RORDORF, Le Crìstianisme et la semaine planataire. A propos d'im gobelet trouvé a Wettingen en Suisse, ìn A.I., 1979, pp. 189-196. Sulla settimana planetaria nel mitraismo v. R. MERKELBACH, op. cit., pp. 247-248. La forma più antica della settimana planetaria è quella che inizia col giorno di Saturno e finisce col giorno di Venere. Testimonianze mitriache in questo senso sono un fregio marmoreo ritrovato ad Ostia antica e un fram-mento rinvenuto a Dieburg per il quale v. ID., op. cit., Fig. 119 p. 433. Altre testimo-nianze mitriache fanno iniziare la settimana planetaria col giorno del dio solare su cui v. ID., op. cit., Fig. 143 p. 458 e relativo commento dell'Autore.
    4 Sul dies dominicus nella religione cristiana v. A. VON PRONAY, Mitra, cit., p. 136; T. OSSANNA, La stretta di mano, cit., pp. 126-128. Fonti in EUSEBIO D'ALESSANDRIA, Sermo 16. Per un approfondimento della dottrina dei sacramenti nel cristianesimo delle origini, v. IM, Teologia dei padri. Testi dei padri latini, greci, orientali, scelti e ordinati per temi, IV, Roma, 1975, pp. 141-156 (sul Battesimo); 157-178 (sull'Eucaristia).
    5 Plin. Epist. Liber X, a cura di M. Dunj, Paris, 1959, p. 74.
    6 Giust. Apolog. 1.67. (P.G. 6, 429-430).

 

 
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