La fucilazione di Antonio Socci, che è come un cane in chiesa, l’esecuzione messa in atto in queste giornate del marchio Excalibur e del conseguente corredo di madonne, è nient’altro che la fucilazione dell’unico cane di razza che la Casa delle libertà è riuscita a portare nella seconda navata Rai della chiesa dell’egemonia.
E’ la chiesa del potere culturale detta “televisione de sinistra”, intellettualmente appaltata da sempre – eccetto che per “A come Agricoltura” – ai soliti Andrea Salerno, ai soliti mangiapane frou frou di Roma centro, i beneficiari della superiorità antropologica.
Tutto quello che per gli altri, per quelli della “televisione de sinistra” è di primaria importanza – e cioè i soldi, prime time, squadra tecnica, redazione – per gli altri – per i cani in chiesa –diventa una faticosa elemosina: pochi soldi, poca promozione, quattro scalcagnati come tecnici, qualche zoccola di scarto per la redazione, cose così.
La Casa delle libertà, l’apparato tecnicopolitico della Rai, i magnaccia tutti del sottobosco paraculesco e la signora Santa Chiesa in testa (appaltatrice delle suddette madonne), avrebbero dovuto dall’inizio difendere questa creatura barbuta.
Non si appronta un’operazione politica per lasciarla strozzare dai sicari, dai lupi navigati nell’acqua lorda di troppi impicci. Già dal primo baluginare di spada avrebbero dovuto corrompere la loro natura consociativa e di Antonio Socci, splendido scrittore, strano dirigente Rai, avrebbero dovuto farne l’esperimento degli esperimenti, non lasciarlo solo, senza microfono e senza monitor, con le seggiole in forma di bidet, per aspettare se gli fosse venuto bene il programmuccio per poi magari accomodarsi, accodarsi, felicitarsi.
E’ anche vero che solo chi dice no alla Rai dalla Rai si salva – si è salvato Pigi Battista dicendo no al “palinsesto” che lo voleva
mettere in orari pornografici – ma siccome non andiamo a cercare le farfalle sotto l’arco di Tito, sappiamo pure che l’arrivo di Socci in quella chiesa aveva un retroscena di responsabilità politica molto
chiara, era insomma una coppola calata a forza – con tutto il diritto di essere calata peraltro, con la giustificata prevaricazione
della libertà di fare esprimere una parte di Italia (il popolo), una parte di pensiero (il popolo), una parte di civiltà (il popolo) e
una parte di parrocchia (quella del popolo, non quella in clergyman) da sempre irrisa nonostante nostra signora Santa Chiesa ed era coppola bisognosa di bastone quella, bisognosa di soldi, di pretoriani, di centurioni e di legionari disposti a fare carneficina con tutti i controcazzi della macchina editoriale.
E non questa farsa di adesso, con tutte le cucine del palazzo Rai già approntate per far banchetto di Socci.
Può anche darsi che Socci non abbia neppure un argomento a favore, che non faccia ascolti, che sia risultato sgradito, che abbia ecceduto con un’affascinante signora, come con Giovanna Melandri, cui ha rivolto una domanda senza mettere freno al suo stesso interrogare, può essere perfino indifendibile Socci ma è a maggior ragione che deve essere salvato.
E’ troppo comodo discettare oggi su Socci, trovarlo poco televisivo (anzi!), troppo fanatico (magari!), troppo col maglione (caspita!). Con Socci oggi si deve difendere il diritto di mettere il cane in chiesa, fucilato lui sarà infatti fucilata ogni possibilità di rimettere in discussione la liturgia della televisione accomodante, accondiscendente e accorta.
Il ritorno del sagrestano
Per ogni Sabina Guzzanti tolta dal video e assisa agli altari della religione civile, dopo tutto, c’è sempre uno sgamato Paolo Bonolis pronto a fare la furbata di calibrare a sinistra nell’eterna tivù de sinistra (oppure c’è un Oreste Lionello che, dall’esterno, è in grado di spiegarle la scienza della satira).
Per ogni Socci fucilato invece, conseguirà una fucilazione continua per chiunque esiga di essere quale cane in chiesa. E, a dirla tutta, c’è un sospetto, e cioè che in casa Rai, metafora di ogni alzata di baldracca, l’occhio fino abbia abituato ad aspettare, a far sfogare e a preparare il ritorno del sagrestano: mai come in Rai vale il termometro del potere.
Sarà un sospetto, ma alla Rai già sanno che la destra, il centrodestra, i cani e gli altri, balleranno il tango di una sola volta.
Quello dell’osso in bocca al cane e del mai più.
P. But.
pessimista.
Ma che Socci abbia ragione e faccia paura alla cosidetta sinistra lo dimostra la reazione sguaiata dei grandi cervelloni ulivisti e dei bamboccetti che qui frignano noiosamente.
saluti