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" Così Basayev ha aperto nel Caucaso un nuovo fronte del Jihad globale
I servizi russi accusano al Qaida: soldi e uomini. Nel caos ceceno s’inserisce la strategia del terrorismo islamico.
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Le ambiguità di Maskhadov
Mosca. Il capo della cellula di terroristi che in Ossezia ha tenuto in ostaggio un migliaio di persone sarebbe Doku Umarov, uno dei comandanti emergenti degli indipendentisti ceceni. Umarov è legato a Shamil Basayev, capo storico della guerriglia, che ha subìto negli ultimi anni una deriva fondamentalista. Secondo l’agenzia di stampa russa, Tass, Basayev sarebbe la mente del sequestro, ma i finanziamenti sarebbero di al Qaida. L’Fbs, il servizio di sicurezza russo, ha detto di aver identificato almeno dieci arabi all’interno del commando ucciso nel blitz di ieri mattina. Fin dalle prime ore del sequestro della scuola di Beslan il presidente dei guerriglieri ceceni Aslan Maskhadov, non riconosciuto da Mosca, ha invece preso le distanze dall’azione terroristica. Almeno a parole, dimostra le fratture all’interno del fronte guerrigliero. I moderati sono contrari ad agire militarmente al di fuori dei confini ceceni, mentre gli estremisti appaiono decisi a scatenare una guerra senza quartiere sul territorio russo.
Umarov è un ex ingegnere petrolifero, che il presidente Maskhadov nominò per un certo periodo consigliere della Sicurezza nazionale, quando la Cecenia sperimentò un turbolento periodo di indipendenza fra il 1996 e il 1999. Umarov, pur avendo un certo seguito di armati, era il vice del guerrigliero, Magomed Evloev, originario della Repubblica caucasica dell’Inguscezia. Evloev è stato descritto come un fanatico wahabita, pronto a utilizzare l’arma del terrorismo contro i russi. L’attacco alla capitale dell’Inguscezia del giugno scorso è stato organizzato e condotto da questi due comandanti, con la benedizione di Basayev. Secondo fonti di stampa russe, Evloev sarebbe stato ucciso a fine giugno con un’operazione punitiva degli Spetnatz, le unità speciali di Mosca. L’uccisione del capo terrorista non ha fermato il suo numero due, che, per il blitz a Beslan, avrebbe ottenuto l’appoggio di un nucleo del Battaglione dei martiri guidato da Basayev.
Sul fronte estremista un altro punto di riferimento è Movladi Udugov, ex vicepremier del governo separatista ceceno, in esilio prima in Turchia e ora negli Emirati arabi. Dall’estero guida una specie di ufficio stampa degli indipendentisti: si è scagliato anche contro Amnesty, rea di aver accusato i guerriglieri ceceni di violare i diritti umani, come i russi, torturando i civili. Ma il suo vero compito è quello di raccogliere fondi per la lotta armata negli ambienti radicali arabi.
Udugov, durante la presa di ostaggi nel teatro Dubrovka di Mosca, era in contatto telefonico con Mosvar Barayev, il capo del commando suicida. Ha annunciato che le azioni kamikaze continueranno: “Nessun paese ha il diritto morale di chiedere ai ceceni di rinunciare a questo o a quel metodo contro l’aggressione russa”. Dopo l’eliminazione in Qatar, da parte di agenti russi, di Zelimkhan Yandarbiyev, che aveva aperto i canali fra la guerriglia cecena e i talebani, Udugov è il leader più in vista degli indipendentisti ospitato dagli arabi.
Un leader enigmatico
L’ala più morbida della guerriglia, disponibile a una trattativa con Mosca, è rappresentata dall’enigmatico Maskhadov. Ex ufficiale di artiglieria dell’esercito sovietico si è fatto le ossa come capo di Stato maggiore del leader storico dell’indipendentismo ceceno, Dzhokhar Dudayev, eliminato da un missile russo. Un giorno Maskhadov si fa fotografare con Basayev in tenuta mimetica e il giorno dopo prende le distanze dalla fazione estremista. Il suo braccio destro è Akhmed Zakayev, uno dei comandanti che hanno dato più filo da torcere ai russi nella battaglia di Grozny nel 2000. Zoppica vistosamente per una ferita in combattimento e lo scorso anno è diventato celebre per un lungo braccio di ferro fra la Danimarca, l’Inghilterra e la Russia, che ne aveva chiesto l’estradizione. I giudici inglesi l’hanno respinta e Zakayev ha aperto un ufficio a Mosca, con l’aiuto dell’attrice Vanessa Redgrave, pasionaria della causa cecena. Zakayev, condannando il blitz in Ossezia, ha rilanciato il coinvolgimento dell’Onu nella crisi cecena.
Il piano della fazione moderata prevede una smilitarizzazione della repubblica ribelle, con l’invio di un contingente di caschi blu, che trasformi la Cecenia in un protettorato come il Kosovo. L’autore materiale della proposta è il ministro degli Esteri della guerriglia, Ilyas Akhmadov, che a lungo ha trovato asilo negli Stati Uniti. Mashkadov può contare anche su un nutrito gruppo di “ambasciatori” ceceni, anche se non riconosciuti ufficialmente, in paesi minori come Polonia, Ungheria, Lituania e Azerbaigian. "
Shalom