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  1. #1
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    Predefinito [Idee] Prassi rivoluzionaria

    secondo voi, quali sarebbero oggi come oggi, i passi più importanti per aumentare le possibilità di un cambiamento rivoluzionario(in senso lato, non necessariamente un cambiamento violento insomma, mi basta che sia radicale)? Quali sono i passi da compiere e le trappole da evitare assolutamente per modificare il capitalismo?
    posso provare ad avanzare quelle che sembrano a me proposte utili:
    1)liberarsi totalmente dal televisore. liberarcene perchè il cervello rielabora i dati che riceve e dal televisore riceviamo solo desideri indotti, modelli mass mediatici e notizie edulcorate.
    2)combattere l'immigrazione. So che è un punto dolente, ma non lo dico da un punto di vista fascistoide, ma da un punto di vista tattico, togliere manodopera dequalificata all'industria significa toglierle l'enorme potere di ricatto che possiede oggi nei confronti del proletariato e del cognitariato (cioè coloro i quali hanno solo le proprie conoscenze da vendere al padrone, i nuovi proletari). Non è una lotta fine alla preservazione razziale o altre amenità del genere, ame sta bene che un ghanese venga qui, ma non perchè è costretto dalla fame, a venire qui, a fare di nuovo la fame, e a farla fare anche a me...
    3)riattualizzare pensatori come Marx, Lenin, Nieztche, Stirner, Malatesta, che per motivi differenti sono devastanti per la legittimazione del presente...abbandonerei invece Bakunin che credo abbia creato più confusione che altro.
    4)avere il coraggio di non appoggiarsi mai ai vari movimenti che mescolano religioni( anzi non religioni,solo i monoteismi vanno schivati) e politica, i vari cattocomunisti o cristiani tradizionalisti, se possono dare un certo aiuto tattico, a livello strategico sono avversari del concetto di società per il quale vale lapena di lottare.
    5)abbandonare ogni velleità politica a livello nazionale, puntare sul piano culturale o sociale, al limite a lotte pollitiche a livello locale, ma mi pare chiaro che ogni movimento rivoluzionario in Italia appena entra nei meccanismo di potere perde ogni velleità rivoluzionaria...vedi da una parte rifondazione dall'altro...beh tutta la cosidetta area si è appoggiata al berlusca alle ultime...
    6)tentare di coinvolgere i settori più radicali dell'ecologismo?

    perdonatemi per la forma un po raffazzonata del tread ma ho frettissima e devo scappare...non ho curato troppo l'impostazione, cogliete il nocciolo.

  2. #2
    alfredoibba
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    Sul primo punto potrei essere d' accordo, anche se sta a noi avere cervello e capire quali notizie sono corrette e quali no. Insomma, imparare a fare buon uso, più che un abbandono totale, che pure non farebbe male.
    Sul secondo punto, per quanto sono anche io contrario all' immigrazione, essa è causata dal capitalismo liberista, e favorita da uno stato inefficente. Quindi non bisogna prendersela con lo straniero, ma con i capitalisti e con i politici per creare lo stato efficente e sconfiggere il turbo-capitalismo.
    Sul terzo concordo.
    Sul quarto invece penso che non sarebbero male movimenti che integrino una visione religiosa con la politica: la visione religiosa può essere il cristianesimo, il paganesimo o il panteismo. Un esempio di rivoluzione che integrò il sociale con il religioso fu la rivoluzione Iraniana del 1979.
    Sul quinto, io credo che biogna invece costruire un movimento di unità nazionale. Quanto alle alleanza tattiche alle elezioni, sono solo buffonate.
    Sul sesto: favorevole all' ecologismo radicale.

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da alfredoibba
    Sul primo punto potrei essere d' accordo, anche se sta a noi avere cervello e capire quali notizie sono corrette e quali no. Insomma, imparare a fare buon uso, più che un abbandono totale, che pure non farebbe male.
    Sul secondo punto, per quanto sono anche io contrario all' immigrazione, essa è causata dal capitalismo liberista, e favorita da uno stato inefficente. Quindi non bisogna prendersela con lo straniero, ma con i capitalisti e con i politici per creare lo stato efficente e sconfiggere il turbo-capitalismo.
    Sul terzo concordo.
    Sul quarto invece penso che non sarebbero male movimenti che integrino una visione religiosa con la politica: la visione religiosa può essere il cristianesimo, il paganesimo o il panteismo. Un esempio di rivoluzione che integrò il sociale con il religioso fu la rivoluzione Iraniana del 1979.
    Sul quinto, io credo che biogna invece costruire un movimento di unità nazionale. Quanto alle alleanza tattiche alle elezioni, sono solo buffonate.
    Sul sesto: favorevole all' ecologismo radicale.
    Concordo complessivamente su quanto detto da alfredoibba ma ci sono un paio di cosette che preferisco precisare. La prima è che se si cerca un serbatoio di appoggio rivoluzionario in Italia ed in Europa questo oggi come oggi è solo quello dell'emigrazione. Il vero "proletariato" oggi come oggi è rappresentato dagli immigrati. Quindi se in linea di principio non posso essere che daccordo con alfredoibba e lao-tse a proposito del'immigrazione come fenomeno che alimenta le fauci del capitalismo ed in ultima istanza dell'imperialismo( e porta ad una forte involuzione dei diritti sindacali del lavoatore e dei diritti della dignità stessa della persona), tatticamente l'assenza di una base così larga e dal potenziale rivoluzionario così alto (non dimentichiamoci tra le altre cose che gli immigrati vengono tutti da nazioni che da decenni subiscono un imperialismo economico di stampo neocoloniale e talvolta addirittura coloniale da parte delle nazioni occidentali e non industrializzate e postindustrializzate.) sarebbe un errore.

    Sulla questione dell'uso della violenza o no posso solo dire una cosa. Non ci prendiamo in giro, nessuno credo sia un serial killer con i denti aguzzi assetato di sangue, ed è sempre bene evitare la violenza finchè si può, ma parlare di rivoluzione sociale e socialista, comunitarista e nazionalitaria sperando di ottenerla solo ed esclusivamente con mezzi non violenti mi sembra un pò troppo ingenuo. E' l'equivalente del pacifista con la maglietta del Che.

    Sul potenziale tattico delle religioni io escluderei anche quelle non monoteistiche. Primo perchè non vorrei mai ritrovarmi in una rivoluzione dagli spunti messianici, due perchè una rivoluzione comunitarista a mio parere dovrebbe essere laica e tre perchè le religioni sono bestie strane e dalle mille sfumature che possono essere colte pienamente solo da quegli uomini che l'hannovissuta e assimilata dalla nascita. Non si può sperare di addomesticare unareligione ed un religioso a fini rivoluzionari, questo perchè mentre una rivoluzione è tatticamente e strategicamente elastica e mobile, in evoluzione e in continuo cambiamento, una religione matura e secolare è e deve essere dogmatica, statica, fissa. Puoi chiedere a un rivoluzionario di cambiare momentaneamente strategia, non puoi chiedere a un musulmano o a un cristiano di rinunciare a una parte della sua fede.
    Non so se sono stato chiaro, lo spero vivamente ma la stanchezza (12 ore di lavoro oggi) è traditrice.

    A luta continua

  4. #4
    alfredoibba
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    Gli oppressi e gli emarginati dal ciclo produttivo ci sono anche, eccome, tra gli autoctoni. Ma dato il momento storico, e dato che chi vive da molti anni in Italia può, per me restare benissimo, gli immigrati possono essere coinvolti nel processo rivoluzionario, e poi, Sandinista, adesso non è più il tempo di puntellare niente, per cui, se l' immigrazione può essere usata come vettore atto a scardinare gli assetti della società capitalistica, ben venga.
    Inoltre, dato il decadimento della società moderna, che scarseggia anche di prole, una parte degli immigrati potrebbe essere coadiuvata per la ricostruzione nazionale, morale, spirituale e demografica, potrei dire anche "razziale" inteso il concetto più in senso culturale che fisico.
    Nella nazione ricostruita, certo, l' immigrazione diverrà un fenomeno controllato

  5. #5
    alfredoibba
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    Sulla violenza: adesso non è il momento poichè a noi ci stangano subito, poi perchè occorre essere i "soldati" del popolo, cioè, essere portatori di una visione del mondo convincente e quindi vincente, con l' esempio, non con la forza bruta. Poi certo, per difendere i diritti e per non farsi metere i piedi in facia, è giusto difendersi con la forza.

  6. #6
    alfredoibba
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    Io sono un panteista e quindi più tollerante rispetto ad altri. Ma di una religione possono esistere varie sfumature, alcune meno "bigotte".
    L' unione di visione religiosa e di sociale più nazionale rappresenta una forza salda.
    Comunque, io sono per uno stato aconfessionale, cioè non guidato da nessuna religione in particolare, ma dove la politica si integri possibilmente con una religione universale diciamo, praticamente composta dai principi della Tradizione, universali ed atemporali: non intendere la Tradizione in senso "bigotto", ma come L' Armonia con la Natura. Anche la sessualità, ad esempio, ha una componente spirituale e mistica.
    Rispetto l' ateismo, che non preclude la spiritualità oltretutto, ma non mi piace il materialismo, sovente legittimato ed integrato conferendoli natura spirituale con alcune religioni dell' età moderna, ad esempio, il protestantesimo.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da alfredoibba
    Sulla violenza: adesso non è il momento poichè a noi ci stangano subito, poi perchè occorre essere i "soldati" del popolo, cioè, essere portatori di una visione del mondo convincente e quindi vincente, con l' esempio, non con la forza bruta. Poi certo, per difendere i diritti e per non farsi metere i piedi in facia, è giusto difendersi con la forza.
    Su questo sono daccordo.

    Io sono un panteista e quindi più tollerante rispetto ad altri. Ma di una religione possono esistere varie sfumature, alcune meno "bigotte".
    L' unione di visione religiosa e di sociale più nazionale rappresenta una forza salda.
    Comunque, io sono per uno stato aconfessionale, cioè non guidato da nessuna religione in particolare, ma dove la politica si integri possibilmente con una religione universale diciamo, praticamente composta dai principi della Tradizione, universali ed atemporali: non intendere la Tradizione in senso "bigotto", ma come L' Armonia con la Natura. Anche la sessualità, ad esempio, ha una componente spirituale e mistica.
    Rispetto l' ateismo, che non preclude la spiritualità oltretutto, ma non mi piace il materialismo, sovente legittimato ed integrato conferendoli natura spirituale con alcune religioni dell' età moderna, ad esempio, il protestantesimo.
    Un punto di vista interessante, sarebbe una buona cosa approfondire questo argomento.

    Gli oppressi e gli emarginati dal ciclo produttivo ci sono anche, eccome, tra gli autoctoni. Ma dato il momento storico, e dato che chi vive da molti anni in Italia può, per me restare benissimo, gli immigrati possono essere coinvolti nel processo rivoluzionario, e poi, Sandinista, adesso non è più il tempo di puntellare niente, per cui, se l' immigrazione può essere usata come vettore atto a scardinare gli assetti della società capitalistica, ben venga.
    Inoltre, dato il decadimento della società moderna, che scarseggia anche di prole, una parte degli immigrati potrebbe essere coadiuvata per la ricostruzione nazionale, morale, spirituale e demografica, potrei dire anche "razziale" inteso il concetto più in senso culturale che fisico
    .

    Concordo pienamente.

    Nella nazione ricostruita, certo, l' immigrazione diverrà un fenomeno controllato
    Su questo sono daccordo solo in parte. Sarà sempre più difficile controllare un flusso migratorio che a mio parere aumenterà in maniera esponenziale con l'andare avanti del tempo. Molto più facile sarebbe bloccare e estinguere le condizioni che creano il fenomeno migratorio.

    Per anni le istituzioni capitaliste ci hanno convinto che la povertà e l'arretratezza egli stati in via di svilupposia endemica. Oggi l'idea che si ha della periferia capitalista è quella di stati dalle istituzioni assenti e deboli, in cui il tessuto sociale è ferito e piagato dalla disoccupazione endemica e dalla mancanza di servizi. E' vero, tutto questo corrisponde a verità ma essa è solo una mezza verità. Prima di tutto perchè non si può applicare a tutto il terzo mondo(espressione che nel mondo occidentale oggi è sinonimo di bambini etiopi con la pancia gonfia di nulla e le mosche che si depositano sugli occhi ma che in origine rappresentava quella parte di mondo che nel dopoguerra grazie all'opera di grandi uomini come Tito e Sukarno decisero di non schierarsi nè con l'Occidente nè con il blocco sovietico dando così origine al movimento dei paesi non allineati. ci si dovrebbe interrogare sul perchè di questo snaturamento etimologico) questo assioma che tende ad appiattire su uno stesso terreno nazioni e popoli molto diversi e dalle situazioni interne eterogenee.
    Oggi poi il fenomeno della globalizzazione economica sta letteralmente segando le gambe a nazioni che alla fine degli anni ottanta stavano finalmente risalendola china. Il "libero mercato mondiale" nato dopo il crollo del muro sta dando una mano solo all'Occidente. Un agricoltore del burkina faso che oggi volesse vendere del cotone grezzo all'Italia non avrebbe problemi nel "libero" mercato globale perchè sul suo prodotto non verrebbe applicato nessun dazio, ma se lo stesso agricoltore cominciasse a produrre magliette con il suo stesso cotone e cercasse di venderle in Italia allora si che i dazi protezionistici fioccherebbero. Stesso dicasi per un piantatore di ananas di Trinidad. Per vendere un ananas agli Stati Uniti niente dazio, se volesse vederne il succo allora dazio protezionistico. Questo perchè? Perchè i soldi non sifanno certo con la materia prima ma con il valore aggiunto del prodotto lavorato. Ma questa è solo la prima fase della truffa imperialista e capitalista globalizzata. Il cotone grezzo arriva in Italia viene lavorato e una volta diventato maglietta viene rispedito in Burkina Faso per essere venduto (chiaramente assieme al suo bel valore aggiunto ma senza dazio stavolta). Risultati? L'italia si è ripresa i soldi che ha speso per il cotone grezzo ed in più ci ha guadagnato sopra, mentre il Burkina faso ci ha solo rimesso e tutto questo con un processo forzoso e coatto sotto la guida e le direttive del Fondo Monetario Internazionale che al Burkina dice più o meno: o fai così o non ti do una lira da investire e per pagare il debito estero. Altri soldi quindi che escono dalla tasca destra dell'Occidente per entrare poi in quella sinistra con il vantaggio che si è addomesticata l'economia della periferia capitalistica a proprio vantaggio.
    Sono anni che il cosiddetto terzo mondo chiede all'occidente di essere lasciato in pace, che chiede di cancellare il debito estero (considerando che il debito in realtà dovrebbe essere da parte delle nazioni occidentali che per secoli hanno sfruttato fino all'inverosimile quegli stati una volta colonie).
    Ecco allora che uno stato comunitarista, socialista e nazionalitario dovrebbe come prima cosa nei confronti del flusso migrante non controllarlo come fanno oggi gli stati capitalisti e imperialisti ma piuttosto scardinare quei meccanismi che oggi tengono in catene quel terzo mondo che allo stato attuale delle cose vede come unica soluzione per sfuggire alla povertà quella di raggiungere direttamente la fonte dello squilibrio.
    Questa a parere mio si chiama solidarietà socialista.

    A luta continua

  8. #8
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    riguardo alla violenza preciso, in accordo sia con alfredo che con sandinista, che è solo per esigenze tattiche che tenderei ad escluderla, dal momento che per ora è tutta dalla parte del Capitale, per il resto io non mi considero non-violento, anzi come dice Malatesta che ha brillantemente risolto il problema della non-violenza nel contesto dell'anarchismo, dove era vissuto in modo più ambiguo che altrova, la vera violenza è vedere altri uomini sfruttati e non far nulla per fermarne lo sfruttamento, non è certamente usare la violenza contro un padrone. (ok, non è proprio una citazione, ma era più o meno così).

    riguardo alla potenza rivoluzionaria degli immigrati, non saprei proprio. In teoria Sandinista il tuo discorso mi torna molto, ma ho paura che per loro sia valida la critica che Pasolini mosse agli operai, non sono più rivoluzionari, ma solo poveri. Nel senso che come gli operai ora pensano all'aumento, al massimo ad un impegno sindacale (che dal punto di vista strategico è conservativo e antirivoluzionario quindi) e a fare i soldi, e hanno abbandonato ogni velleità rivoluzionaria, anche gli immigrati mi pare più o meno (discorso generalissimo chiaro, che ammette migliaia di eccezioni ovviamente) non puntino tanto ad un cambiamento, ma ad un assorbimento, voi che dite?
    Mi sembra molto vero ciò che mi pare disse Marcuse, quando una classe, o un gruppo sociale viene integrato nel capitalismo è perso dal punto di vista rivoluzionario.I sindacati per gli operai e certe associazioni per gli immigrati hanno, inconsciamente, svolto un ruolo omeostatico concedendo maggiori concessioni a operai e immigrati, ma svuotando la lotta di contenuti e sottraendo materiale umano alla protesta. Credo che la rivoluzione non si possa quasi più fare passando per operai e contadini, ma magari più per studenti che ancora non sono integrati completamente nel mercato, e al massimo, con qualche singolo operaio, immigrato,ecc...direi insomma che la rivoluzione ha perso i suoi connotati di classe e può essere fatta più da chi la concepisce prima di tutto a livello teorico, e poi da chi è disposto a lottare per essa, a prescindere da condizioni di classe e ceto...

  9. #9
    alfredoibba
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    Sandinista, la penso come te: il capitalismo va abbattuto, va sconfitta la globalizzazione e vanno buttati a mare quelli organismi come F.M.I., Banca Mondiale, etc. che promuovono la distruzione dei paesi "poveri" (e di quelli "ricchi"). I paesi Africani, Latinoamericani, Asiatici, devono essere liberi di svilupparsi o non svilupparsi, senza le mani demoniache delle banche e delle multinazionali. Il casino che questi organi compiono è tale che in quei paesi la vita si fa un inferno, gli abitanti subiscono un sradicamento spirituale e culturale, e l 'immigrazione diventa una via di fuga costretta o la corsa verso un occidente che si crede vantaggioso.
    Quindi bisogna certamente eliminare le cause dell' immigrazione, per rendere questo fenomeno limitato. E rafforzare la collaborazione con i popoli oppressi dall' usurocrazia. Un governo rivoluzionario italiano, collaborerebbe con paesi tipo Iran, Venezuela e aiuterebbe i popoli africani a diventare padroni del loro destino.

  10. #10
    alfredoibba
    Ospite

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    Citazione Originariamente Scritto da Lao-Tse
    riguardo alla violenza preciso, in accordo sia con alfredo che con sandinista, che è solo per esigenze tattiche che tenderei ad escluderla, dal momento che per ora è tutta dalla parte del Capitale, per il resto io non mi considero non-violento, anzi come dice Malatesta che ha brillantemente risolto il problema della non-violenza nel contesto dell'anarchismo, dove era vissuto in modo più ambiguo che altrova, la vera violenza è vedere altri uomini sfruttati e non far nulla per fermarne lo sfruttamento, non è certamente usare la violenza contro un padrone. (ok, non è proprio una citazione, ma era più o meno così).

    riguardo alla potenza rivoluzionaria degli immigrati, non saprei proprio. In teoria Sandinista il tuo discorso mi torna molto, ma ho paura che per loro sia valida la critica che Pasolini mosse agli operai, non sono più rivoluzionari, ma solo poveri. Nel senso che come gli operai ora pensano all'aumento, al massimo ad un impegno sindacale (che dal punto di vista strategico è conservativo e antirivoluzionario quindi) e a fare i soldi, e hanno abbandonato ogni velleità rivoluzionaria, anche gli immigrati mi pare più o meno (discorso generalissimo chiaro, che ammette migliaia di eccezioni ovviamente) non puntino tanto ad un cambiamento, ma ad un assorbimento, voi che dite?
    Mi sembra molto vero ciò che mi pare disse Marcuse, quando una classe, o un gruppo sociale viene integrato nel capitalismo è perso dal punto di vista rivoluzionario.I sindacati per gli operai e certe associazioni per gli immigrati hanno, inconsciamente, svolto un ruolo omeostatico concedendo maggiori concessioni a operai e immigrati, ma svuotando la lotta di contenuti e sottraendo materiale umano alla protesta. Credo che la rivoluzione non si possa quasi più fare passando per operai e contadini, ma magari più per studenti che ancora non sono integrati completamente nel mercato, e al massimo, con qualche singolo operaio, immigrato,ecc...direi insomma che la rivoluzione ha perso i suoi connotati di classe e può essere fatta più da chi la concepisce prima di tutto a livello teorico, e poi da chi è disposto a lottare per essa, a prescindere da condizioni di classe e ceto...
    Il tuo discorso è estremamente realistico: io ho notato che le classi operaia, contadina, e il ceto medio, aspirano non a migliorare la propria condizione ed a renderla dignitosa, ma a diventare altro: c'è una vergogna ad essere operai, contadini, insegnanti, impiegati. Ma questo stato d' animo è paralizzante perchè soffoca la coscenza di classe e toglie la volontà di lottare per migliorare le condizioni del proprio lavoro.
    Le menzogne paraventate da belle parole, hanno devitalizzato ogni velleità autenticamente rivoluzionaria.
    Forse certo ceto studentesco potrebbe aprire la partenza teorica e far capire gli inganni, bisogna arruolare gli emarginati e i disadattati, tutti coloro che avvertono il sistema come menzognero, indipendentemente dalle origini sociali. Diciamo che io il disadattato che ruba o spaccia per fare soldi lo odio, e non lo voglio al mio fianco. Ne voglio con me chi è senza onore.

 

 
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