Saremo un brutto ricordo, ma io domani sarò profondamente felice di quel che è successo 89 anni fa. Sarà la storia a dire chi e cosa sarà un brutto ricordo, non certo tu con simili discorsi da bar. Il bello è che chi vuol esser moderato e si fa portatore dei valori democratici è il primo a esser intollerante. I discorsi più inquietanti in materia li ho sentiti fare dalle persone più insospettabili, specie di centrosinistra.
Compagni,
parliamo sempre di alleanze, convergenze, unioni, etc., ma non vedo mai un discorso sui punti programmatici su cui ci si dovrebbe trovare in accordo. Quali sono le ricette economiche, politiche e sociali dei partiti oggi esistenti in Italia?! Questo non lo capisce più nessuno se la sedicente sinistra liberizza e la destra fa...un po' di tutto...
A me sembra proprio che sia obsoleto parlare di destra e sinistra. Sarebbe ora di dare una sterzata e creare quella famosa terza forza, che abbia al suo interno i movimenti ecologisti, anticapitalisti, antimperialisti, etc. che guardi al futuro e che lavori senza il paraocchi.
Altrimenti? Altrimenti ci ritroveremo con 10 partitini pseudo marxisti, con la bella falce e martello, ma privi di contenuti politici...
le 3 basi programmatiche indispensabili per la sinistra radicale sono, per quanto mi riguarda:
- antifascismo dogmatico
- ateismo di stato e repressione delle religioni
- liberalizzazione ed incoraggiamento della caccia
era una provocazione fatta tenendo conto delle tue posizioni politiche su certi argomenti. Provocazione che per i punti 1 e 2 ha comunque un fondo di verità.
Tesorooo!!!
A parte gli scherzi, non credo che una proposta politica si possa fondare sugli "anti-", anche se mettere i paletti è fondamentale...
Sono assolutamente contrario alla repressione delle religioni e, di conseguenza, all'ateismo di Stato...
Sulla terza non intervengo, è meglio per te...
non credo sia possibile tracciarne uno prettamente comunista (altrimenti lo avrebbero già fatto da tempo), quindi è necessario intervenire su rivendicazioni sovrastrutturali o al massimo di aggiustamento strutturale senza stravolgimento del ciclo di dominio produttivo. Purtroppo la definizione di comunista come colui che stravolge lo stato di cose vigente è ben lontana da una reale applicazione parlamentaristica (e direi pure rivoluzionaria) nel contesto attuale. Ne consegue che è impossibile tracciare un percorso che sia una via praticabile al comunismo a breve termine, ergo i vari partiti che si rifanno alla tradizione comunista sono costretti a oscillare tra tentazioni massimaliste sindacali (sempre però ascrivibili entro i limiti determinati dal capitale stesso) e il tiepido blocco alle politiche apertamente neoliberiste del resto della coalizione di cui fanno parte.