Il mio amico Alvin Rabushka della Hoover Institution di Stanford, California, da oltre un quarto di secolo si batte a favore della "flat tax", un sistema di imposizione basato su un'unica aliquota, che sostituisca il sistema prevalente in moltissimi Paesi, fra cui il suo ed il nostro, imperniato su una pluralità di aliquote e di scaglioni di reddito.
La sua proposta, che su mio invito Alvin ha avuto occasione di illustrare anche all'università "La Sapienza" di Roma all'inizio degli anni Ottanta, negli Stati Uniti è stata ampiamente discussa ma non è stata adottata nemmeno come punto programmatico dai principali leader politici.
Ciò non significa affatto che non abbia avuto successo.
In un editoriale pubblicato da The Wall Street Journal (12 gennaio), Alvin fa il punto della situazione; la questione merita, credo, di essere menzionata.
Il successo dell'idea è stato notevole specie nei Paesi dell'Europa centrale e orientale.
Il primo Paese ad adottare la "flat tax" è stato l'Estonia nel 1994, inizialmente con un'aliquota del 26%, ridotta quest'anno al 24%, con l'intenzione di ridurla ulteriormente al 20% nel 2007.
Poi è stata la volta, nel 1995, della Lituania, con un'unica aliquota del 25%.
La storia più clamorosa è quella della Federazione Russa che, nel 2000, ha sostituito il sistema a tre scaglioni (con aliquote che arrivavano al 30%) con una "flat tax" del 13%. I risultati, in Russia come negli altri Paesi, sono stati clamorosi: un notevole aumento di entrate per l'erario (in soli quattro anni sono raddoppiate), la diminuzione dell'economia sommersa, dell'elusione e dell'erosione (metodi legali anche se costosi per evitare di pagare imposte, che consistono in un gran numero di espedienti, dall'aumento delle detrazioni alla riduzione della base imponibile, per esempio attraverso la creazione di persone giuridiche fittizie non soggette ad imposizione).
Nel 2003 la Serbia ha adottato un'aliquota unica del 14% sia sul reddito delle persone fisiche sia su quello delle società, ed è intenzionata a ridurre ulteriormente l'aliquota.
Nel 2004 l'Ucraina ha copiato il modello russo con una "flat tax" del 13%, che sostituisce ben cinque scaglioni con aliquote che andavano dal 10% al 40%. Sempre nel 2004, la Slovakia ha adottato un'aliquota unica del 19% sia sui redditi individuali sia su quelli societari, sostituendo cinque aliquote sui redditi personali (dal 10% al 38%) ed una su quelli societari (del 25%).
In Georgia, il presidente Saakashvili, cinque giorni dopo la sua investitura, ha annunciato la sua intenzione di adottare un sistema di "flat tax"; il 22 dicembre scorso, il Parlamento georgiano ha approvato, con 107 voti a favore e 11 contrari, un'aliquota unica sui redditi individuali del 12%, al posto delle quattro esistenti (che andavano dal 12% al 20%). Il neo-eletto presidente rumeno Basescu, come aveva promesso in campagna elettorale, ha introdotto un'aliquota unica del 16% sui redditi individuali e societari al posto di un complesso sistema di cinque aliquote (dal 18% al 40%) sui redditi individuali e del 25% su quelli societari.
Infine, i partiti di opposizione in altri Paesi dell'Europa orientale, come la Polonia e la Repubblica ceca, sostengono l'adozione di un'unica aliquota del 15%. E nel resto del mondo?
La Cina sta contemplando di introdurre il sistema proporzionale, ha invitato Alvin Rabushka ad illustrarlo al ministero delle Finanze ed ha tradotto in cinese il suo libro dedicato all'argomento.
In Finlandia, uno dei leader dell'opposizione basa la sua campagna elettorale sulla promessa di passare all'aliquota unica.
In Spagna, il governo socialista (!) di Zapatero sta studiando l'introduzione di un'unica aliquota, che è raccomandata dai suoi consiglieri economici.
Persino il governo socialista (!) tedesco studia la possibilità di fare lo stesso: un gruppo di 29 esperti del ministero delle Finanze ha proposto l'introduzione di un'unica aliquota del 30% su tutti i redditi, al posto dell'attuale sistema che prevede un'aliquota massima del 45% sui redditi personali ed una societaria del 38,3%.
I benefici attesi dalla riforma sono la semplificazione del sistema impositivo, con vantaggi enormi per i contribuenti, la riduzione delle forme legali di "renitenza" al pagamento delle imposte (elusione ed erosione), l'aumento del gettito per l'erario, ed il corretto funzionamento degli incentivi al lavoro, al risparmio, all'investimento, con conseguente stimolo alla crescita economica.
Questi vantaggi si sono già realizzati nei Paesi dove la "flat tax" è stata introdotta, il che spiega la sua diffusione in tanti altri Paesi.
Ad essere in controtendenza rispetto a quanto accade nel mondo, quindi, non è chi vuole la riforma fiscale e "meno tasse per tutti", ma quanti a quel programma sanno opporre scherno e disprezzo ma nessuna proposta alternativa.
Antonio Martino
fonte: www.difesa.it
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