http://www.repubblica.it/2008/03/sez.../radicali.html

ROMA - Una settimana di vita ed è già "fortemente a rischio" l'accordo elettorale Pd-radicali. Il problema sono le liste: il patto sottoscritto al loft diceva "nove radicali eletti" e non solo candidati. In posizioni sicure. Invece il risultato è, fa i conti Marco Pannella, "quattro eletti certi, quattro in posizioni border line, uno fuori". Quindi, "i patti di un accordo, che abbiamo subìto per difendere e affermare il Pd in Italia, non sono stati rispettati". Questione di onore. E di principio. E di rispetto.

Emma Bonino in mattinata e poi nel pomeriggio durante una conferenza stampa nella sede di Largo Argentina usa parole durissime: il Pd è "inaffidabile e indecoroso", i radicali non sono "oggetti che possono essere usati o spostati'', "meno male che il Pd è il luogo per la cultura del dialogo, a volte sembra di essere in una cosa a metà tra Farc e Br". Marco Pannella, anche, è chiarissimo: "I patti vanno rispettati: nove dovevano essere e nove dovranno essere. Noi lottiamo per questo e anche da qui passa la crescita del Pd".

Per ricucire è necessario mettere i nove radicali in posizioni protette "visto che questa legge elettorale consente di decidere a tavolino chi entra e chi esce in Parlamento". E' l'unico modo. Non esistono vie intermedie: modificare quelle posizioni. Altrimenti promette Pannella appellandosi a Veltroni e ai garanti del partito, "faremo di tutto, anche da un punto di vista giuridico".

Veltroni cerca di minimizzare: "Polemiche fisiologiche di quando si fanno le liste..." dice di prima mattina. Poi tace per il resto del giorno, ma solo su questa questione. Molto sicuri invece il capogruppo Antonello Soro e il numero 2 Franceschini, i popolari del Pd: "Liste intoccabili". Viene in mente che in effetti qualche divergenza di vedute ci sia stata tra chi ha fatto l'accordo - Veltroni - e chi poi al Tavolo degli otto ha fisicamente fatto le liste e magari poteve ritenere eccessivi 9 radicali eletti.



Sono tre i candidati definiti "certissimi": Emma Bonino (n.1 Senato Piemonte), Maurizio Turco (n.3 Camera, Lombardia), Rita Bernardini (n.4 Sicilia 2 Camera). Marco Beltrandi (n.15, Emilia Romagna, Camera) è dato come "certo poichè nel 2006 quel collegio ha eletto 19 deputati". Quattro quelli "fortemente a rischio": Donatella Poretti (Senato, Piemonte) "occupa la posizione di ultima eletta della passata votazione". Lo stesso si dica di Marco Perduca "posto da ultimo degli eletti in Toscana". "Cioè - si spiega - se le cose vanno appena-appena peggio del 2006 Poretti e Perduca non saranno eletti". Stessa posizione border line è stata riservata a Maria Farina vedova Coscioni, n.5 alla Camera in Friuli "ma che dovrebbe passare 4 perchè il capolista Damiano sarà eletto in un altro collegio. Bene, nel 2006 l'Ulivo in questo collegio ha eletto quattro deputati". E posto da ultima degli eletti è anche quello di Elisabetta Zamparutti, numero 3 in Basilicata, regione in cui nel 2006 l'Ulivo ha eletto tre deputati.

Pannella e Bonino raccontano che già lunedì sera, infatti, prima e durante la riunione in cui è stato dato il via libera alle liste, "dal Pd hanno cambiato le carte in tavola dicendo che avremmo avuto sei eletti certi, due incerti e uno che avremmo preso con i resti, Mecacci". In serata è arrivato un foglio con su scritto solo nome e cognome del candidato e il numero con la posizione in lista. "Il Pd garantisce che sono tutti eletti anche in caso di sconfitta!" è scritto in fondo, in stampatello, con grosso punto interrogativo. Quella dei Radicali è solo la polemica più eclatante. Sulle liste si è scatenata una vera e propria guerra dei seggi.

La telefonista del call center. Sarà stato per l'entusiasmo e per la voglia di novità, ma molti, quasi tutti nei giorni scorsi avevano capito che Loredana Ilardi, lavoratrice part time nel call center Alicos di Palermo, 33 anni, 700 euro al mese, sarebbe stata capolista in Sicilia. Come altre sue coetenaee "scelte" da Veltroni in Lazio, in Campania, in Piemonte. E invece ieri sera è finita al nono posto di Sicilia 1. Capolista è il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni. Quella delle telefonista non è una posizione certissima. Meglio sarebbe stato, ad esempio, il sesto posto occupato invece da Daniela Cardinale, figlia dell'ex sottosegretario. "Non condivido e non comprendo - dice Maurizio Calà segretario della Cgil Palermo - la scelta di Veltroni di relegarla al nono posto e quindi perfino a rischio di elezione. Loredana era stata indicata non solo per la sua storia personale ma per il valore di rappresentanza e di attenzione nei confronti del mondo dei giovani, delle donne, dei precari e dei lavoratori". I tecnici delle liste del Pd negano: "E' stato un fraintendimento, Ilardi non è mai stata presentata come capolista".

Mirko, 15° posto; Magnolfi: "No, grazie". L'operaio delle acciaierie Lucchini di Piombino occupa la quindicesima casella di Toscana-Senato. Un posto impossibile, salvo miracoli elettorali, visto che nel 2006 l'Ulivo ha "staccato" undici senatori. La candidatura di Mirko Lami era nata nelle ultime ore. Veltroni ha conosciuto l'operaio e la moglie sabato a pranzo. Avevano parlato di sicurezza sui luoghi di lavoro, di adozioni, si erano piaciuti e un altro operaio era stato scelto per lavorare al Senato. Ma la guerra dei seggi ha fatto scivolare sempre più in giù Lami. Stesso destino per Beatrice Magnolfi, il sottosegretario all'Innovazione tecnologica che ha in mano tutto il pacchetto già avviato della digitalizzazione della Pubblica amministrazione, punto del programma sia del Pd che del Pdl. Le avevano offerto il 12° posto. "Non avrei saputo giustificare una campagna elettorale da quella posizione in lista..." ha glissato l'onorevole. Che ha detto: "No, grazie". Magnolfi era alla seconda legislatura. Ma non c'era bisogno di donne competenti?

(4 marzo 2008)

ma non avevano detto che volevano in parlamento gente nuova?