la tua, però, è una lettura ideologica
so benissimo che esiste tutta una cultura "romantica" sull'apologia della coerenza ideale, fino alla esaltazione del beau geste, a prescindere dalle sue conseguenze
ma questo non è un ragionamento politico
un leader, uno statista, può permettersi la guerra a una sola condizione: quella di vincerla
nella cultura d'area viene costantemente messa in luce la saldatura tra occidente capitalista e bolscevismo sovietico per sconfiggere l'Asse. anzi, questa sarebbe la prova dell'estraneità dei fascismi europei alle concezioni materialistiche della vita e della storia
bene. ma non fu anche l'errore politico più esiziale, quello di aprirsi a una guerra su due fronti, consentendo l'alleanza di tutte le forze antifasciste?
stalin e l'occidente otrnarono a essere nemici dichiarati un secondo dopo aver posato la bandiera rossa sul richstag. anzi, già prima, perchè, pur agendo di concerto per la distruzione del nazionalsocialismo, già a teheran e a yalta litigavano per spartirsi l'europa.
uno degli insegnamenti più antichi di tattica politica non è forse divide et impera?
le tue critiche appaiono ben argomentate, ma cerchiamo di mettere ordine
innanzitutto, v'è un aspetto paradossale
tutta la ricerca storiografica marxista ha sempre considerato i fascismi europei, in osseqio all'input della terza internazionale, come espressione dei segmenti più reazionari del capitalismo
in italia, una della critiche più accese nei confronti dell'opera di de felice è stata, appunto, rivolta alla individuazione della piccola borghesia, e non il grande capitale industriale o la grande proprietà terriera, come ceto sociale di riferimento della nascita del fascismo.
ora tu parli di pianificazione di tipo sovietico all0'interno del nazionalsocilismo. vi è uno scarto netto
ciò che giò91 mette in luce è la estrema distanza dottrinale tra nazionalsocialismo e comunismo sovietico
il comunismo è una ideologia fondata interamente su presupposti economicisti. il principio cardine è che l'appropriazione del plusvalore ad opera di chi detiene la proprietà privata dei mezzi di produzione costituisce sfruttamento del proletariato. la pianificazione nasce da questa lettura, che si assume avere carattere di scientificità, della società.
il fascismo, al contrario, nega alla radice una lettura economicista della società. i suoi riferimenti culturali vanno ricercati, innanzitutto, nella critica romantica all'illuminismo
il valore essenziale che è posto al vertice della piramide è quello della nazione. in tal senso, la sfera economica è subordinata alla politica, e quindi all'interesse nazionale.
da qui nasce, certo, un elevato interventismo statale nel settore economico, giacchè i settori nevralgici di interesse nazionale debbono essere sottratti alla logica del profitto propria dell'economia privata.
ma manca il presupposto teorico della produzione centralizzata sovietica
il che non significa che i due modelli, sul piano pratico, non possano presentare rilevanti analogie, soprattutto in economie finalizzate agli armamenti e alla guerra. le analogie, del resto, non si limitano alla sfera economica: pensiamo a certe forme di organizzazione del partito-stato, o all'iconografia del potere, o al monumentalismo architettonico. vi è una lettura storiografica che traccia un parallello tra nazionalsocialismo e bolscevismo sulla base della categoria politologica del totalitarismo. o analisi che si incentrano sull'aspetto di cd religione laica di queste esperienze storiche
Ultima modifica di Adriano Romualdi; 15-04-10 alle 11:17
Secondo me quella dell'Asse era una causa giusta.
Poi, per carità, sul discorso dei due fronti sono d'accordo con te.
Del resto, in questo topic: http://forum.politicainrete.net/dest...ocialismo.html ho criticato più aspetti non solo del Nazionalsocialismo ma anche certe sue sciagurate scelte di tipo strategico nella conduzione della guerra. E fra queste rientra la guerra sui due fronti.
La possibilità però che la Germania potesse vincere la guerra in realtà c'era. Ricordiamoci che Hitler mise quasi in ginocchio l'Inghilterra e arrivò a due passi da Mosca: purtroppo non riuscì a giocarsi bene le sue carte.
Riguardo poi allo scontro Occidente/Oriente si dovrebbe fare un discorso piuttosto lungo: vi fu effettiva antitesi, ma a ben guardare si trattava di due facce della medesima medaglia.
Gio, ricordiamoci che molti degli esponenti NSDAP facevano dello scontro oriente-occidente la ragione di vita del movimento.
Chi per mera brama di territori dove collocare il famigerato Lebensraum germanico (lo stesso Hitler, Himmler, Darrè, tutti i dirigenti RuSHA e VOMI per ovvie ragioni connesse al loro incarico particolare....) Altri come Rosemberg vi vedevano la concretizzazione di uno scopo superiore da concretizzare. Poi c'erano i pragmatici come Tod, Frick e Speer (che poi forse Nazisti non erano) e lo stesso Dietrich (che nazista era dalla prima ora) che vedevano nello scontro con l'URSS l'unica guerra degna di essere combattuta, anche perchè i suoi territori e le sue risorse erano più "facili" da inglobare......
E poi dal 43 in poi la guerra sul fornte orientale divenne una mania del Fuerher.....problema risolto alla radice....hefico:
"Io nacqui a debellar tre mali estremi: / tirannide, sofismi, ipocrisia"
IL DISPUTATOR CORTESE
Possono tenersi il loro paradiso.
Quando morirò, andrò nella Terra di Mezzo.