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Discussione: Ipazia

  1. #1
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    Predefinito Ipazia


  2. #2
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    Predefinito Rif: Ipazia

    Un’icona della tolleranza: dopo mesi
    di veto, arriva anche in Italia il film sulla filosofa neoplatonica massacrata dai seguaci del vescovo Cirillo


    SILVIA RONCHEY
    E’ un tempo, il nostro, di crististi e teocon, in cui agli opposti estremismi si sono sostituiti, o sommati, gli opposti spiritualismi. L’onda d’urto della caduta del muro di Berlino ha provocato, negli orfani delle ideologie, un fall out di conversioni alla confortante forza dell’autoritarismo ecclesiale. C’era urgente bisogno che la laicità si procurasse un simbolo: un’icona degli ideali di tolleranza, di non faziosità, di rifiuto delle fedi e delle ideologie pervasive.

    L’ha trovato in un’eroina di quindici secoli fa: la filosofa Ipazia, matematica e astronoma, cattedratica nell’antica accademia platonica di Alessandria, massacrata dal fanatismo della prima Chiesa cristiana, celebrata in un crescendo di libri, biografie, spettacoli. E tuttavia la sua storia, narrata dallo spagnolo Alejandro Almenábar in un film campione d’incassi, Agorà, rischiava di non essere mai visibile in Italia, Stato laico sulla carta ma ancora e sempre condizionato dall’esistenza al suo interno di quello della Chiesa. Nell’autunno scorso, un appello per la sua distribuzione aveva raccolto molte firme, a riprova che l’opportunismo non è un fenomeno di massa e che la maturità politica dei cittadini, non solo laici ma anche cattolici, è maggiore di quella di chi gestisce il potere, in questo caso culturale.

    Fatto sta che il veto, pur non esplicito, è caduto, e il film uscirà il 23 aprile. Per l’imbarazzo della Chiesa, che vi vedrà un proprio vescovo, e in seguito santo, Cirillo di Alessandria, presentato come un fanatico terrorista, un violento e un assassino, e i propri adepti non dissimili ma anzi volutamente assimilati agli integralisti islamici: nei tratti stereotipi, nei comportamenti, nei discorsi e perfino nell’accento. Un geniale rovesciamento: i primi cristiani equiparati alle fasce estreme di quell’Islam che l’odierna propaganda cristiana avversa estendendo alla religione stessa l’accusa di «intrinseca malvagità».

    In effetti, quando nel 392 Teodosio emanò una legge speciale contro i culti pagani nel tollerante Egitto, i quadri dirigenti del Cristianesimo, divenuto religione di Stato, intrapresero una mobilitazione punitiva proprio nella capitale della cultura ellenica dov’era nata e insegnava Ipazia. All’origine dell’ostilità di Cirillo era, più che la misoginia o l’odio confessionale, l’invidia - specifica il bizantino Suidas - per la sua influenza politica. Era una partita a tre quella che si giocava per il potere ad Alessandria tra l’antica élite pagana, stretta alla rappresentanza del governo imperiale, i dirigenti cristiani che volevano soppiantarla e la comunità giudaica, prima lobby dominante, ora gruppo di pressione rivale. Il primo atto dell’episcopato di Cirillo fu il pogrom antiebraico, che precederà l’attacco all’establishment pagano, incarnato in Ipazia.

    Contro il doppio obiettivo, Cirillo aveva strumentalizzato le frange intolleranti del deserto di Nitria, «cui si dava nome di monaci ma che tali in realtà non erano», scrive Eunapio, bensì fanatici miliziani «che apertamente compivano e assecondavano crimini innumerevoli e innominabili». Questi talebani che avevano già distrutto e saccheggiato il Serapeo vent’anni prima, sotto Teofilo, zio e predecessore di Cirillo, sono gli stessi che tenderanno un agguato al corteo di Ipazia e la trucideranno «spogliandola delle vesti, facendola a brandelli con cocci aguzzi e spargendo per la città i pezzi del suo corpo brutalizzato», secondo lo storico cristiano Socrate; «incuranti della vendetta divina e umana», aggiunge il pagano Damascio.

    La rappresentazione della violenza fondamentalista dei parabalani cristiani del futuro monofisita Cirillo è il punto di forza del film. Il suo maggiore merito è quello di far riflettere sulla vocazione estremista e sugli eccessi della Chiesa alle origini del suo potere, riaccendendo un dibattito diffuso nei secoli in cui un’intellettualità ecclesiastica esisteva e discuteva. Perché nell’immensa fortuna storica e letteraria della vicenda di Ipazia, cavallo di battaglia dell’anticlericalismo illuminista da Voltaire a Gibbon, ha avuto un ruolo più che ampio la cultura ecclesiastica, anche ma non solo riformata: se il primo editore delle fonti sul suo assassinio fu il protestante Wolf e il suo più appassionato difensore l’anglicano Kingsley, è stata quasi tutta cattolica la rievocazione letteraria di Ipazia, dalla torinese Diodata Saluzzo Roero a Leconte de Lisle, da Péguy a Luzi.

    In campo erudito, con la rilevante eccezione del giansenista Tillemont, prudente e giustificatorio, l’ala modernista del cattolicesimo ha analizzato spregiudicatamente le cause politiche del misfatto di Cirillo. E ha anche chiarito la reale personalità di Ipazia. Il suo profilo e il suo sacrificio, così importanti nella storia della politica e del pensiero, nel film sono accattivanti ma troppo semplificati, fino a essere tacciabili di quello stesso ideologismo di cui la figura dell’antica filosofa dovrebbe essere la negazione. Se vogliamo davvero renderle omaggio, invece, non dobbiamo perdere l’occasione di leggere la sua storia in modo non settario, ma autenticamente laico.


    Ipazia, quando talebani erano i cristiani - LASTAMPA.it

  3. #3
    webmonster
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    Predefinito Rif: Ipazia

    Vince il popolo di Internet:
    vedremo il film su Ipazia

    PIERO BIANUCCI

    Passi che in Italia si riesca ancora a litigare su questioni come l’evoluzionismo di Darwin e il processo a Galileo, ma che persino Ipazia, matematica e astronoma vissuta nel quarto secolo dopo Cristo, possa suscitare polemiche e incontrare ostilità da parte – forse – non tanto della Chiesa quanto degli “atei devoti” che dall’atteggiarsi a paladini del Vaticano traggono vantaggi politici, dovrebbe sembrare eccessivo. Invece è successo.

    C’è voluta una mobilitazione del popolo di Internet con diecimila firme sotto una petizione per ottenere che un film dedicato alla vita di questa scienziata venisse proiettato nel nostro paese. Dopo opposizioni, ostruzionismi e balbettamenti, ci sarà finalmente concesso di vederlo dal 23 aprile, non so in quante sale (probabilmente poche).

    Il film è intitolato “Agora” ed è opera di Alejandro Amenabàr, il regista di “The Others” e “Il mare dentro”, interprete di Ipazia è l’attrice inglese Rachel Weisz (nella foto). Al Festival di Cannes e al Toronto Film Festival ha ottenuto molti consensi dalla critica, confermati dal pubblico che ha potuto vederlo negli Stati Uniti, in Francia, in Grecia, Spagna e Thailandia. In Spagna “Agora” ha ricevuto addirittura sette premi Goya.

    Perché Ipazia fa ancora paura? Perché fu donna e intellettuale, libera pensatrice, di religione pagana, intelligente, colta, si oppose alla distruzione della Biblioteca di Alessandria. Ma soprattutto perché morì lapidata da fondamentalisti cristiani su istigazione del vescovo Cirillo. Non dimentichiamo che nel 391 un editto di Teodosio aveva proclamato il cristianesimo religione di stato dell’impero romano. Le commistioni tra fede e governo sono sempre pericolose.

    Vissuta ad Alessandria d’Egitto dal 370 al 414 dopo Cristo, Ipazia fu seguace della filosofia neoplatonica, brillante matematica, grande conoscitrice del cielo e anche appassionata divulgatrice del suo sapere. Secondo Sinesio, l’allievo prediletto, mise in discussione la cosmologia tolemaica che poneva la Terra al centro dell’universo. Pare anche che abbia intuito la relatività dei moti poi descritta da Galileo e la ellitticità delle orbite dei pianeti annunciata nel 1609 da Keplero. In realtà poco si sa di Ipazia con certezza perché di lei non ci è giunto nessuno scritto.

    La sua fama ha attraversato i secoli ed è stata rilanciata durante il Rinascimento. Raffaello Sanzio raffigura Ipazia nell’affresco della “Scuola di Atene” (1509-1511, Palazzi Vaticani). Nell’affollamento del dipinto, è l’unico personaggio che guardi verso lo spettatore, quasi un atto di sfida. Il Planetario di Torino Infini.To ha scelto lei – non Aristarco, Ipparco o Tolomeo – come rappresentante dell’astronomia antica: è Ipazia ad accogliere i visitatori e a raccontare la cosmologia delle sfere di cristallo in armoniosa rotazione intorno alla Terra immobile (cosa che sarebbe discutibile, se è vero che Ipazia criticò quella teoria suscitando l’ira dei cristiani).

    Dopo Ipazia, nella storia della scienza c’è un vuoto di mille anni. Superati i secoli bui del medioevo, le donne tornano a occuparsi di astronomia soltanto nel tardo Rinascimento e poi incominciano ad avere un ruolo rilevante con l’Illuminismo, quando la condizione femminile fa un passo avanti. Ma almeno nei primi tempi le donne astronomo sono ancora, più che professioniste della scienza del cielo, sorelle volenterose, mogli devote, e magari piacevoli compagne. In questa casistica si collocano Sofia Brahe (1559-1643) assistente del fratello Tycho a lui sopravvissuta per ben 43 anni, tanto da poter vedere l’intera rivoluzione scientifica di Keplero e Galileo; Caterina Hevel (1646-1693), moglie del birraio-astronomo Johannes Hevel; e Maria Kirch (1670-1720), già autonomamente astronoma e poi moglie del collega Gottfried Kirch.

    Chi volesse, potrà saperne di più sulla vicenda della tentata censura al film su Ipazia partecipando all’incontro organizzato a Roma in collaborazione con l’Istituto Treccani dal distributore della pellicola Mikado. Si svolgerà il 14 aprile a Palazzo Mattei, ore 18,30. Parteciperanno Giulio Giorello, Luciano Canfora, Silvia Ronchey e Carlo Ossola. Il 20 aprile, altro dibattito a Milano, con Umberto Eco, Eva Cantarella, Vito Mancuso, Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Giancarlo Bosetti e il regista del film Alejandro Amenabàr.

    Vince il popolo di Internet: vedremo il film su Ipazia - LASTAMPA.it

  4. #4
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    Predefinito Rif: Ipazia




    http://blackmacigno.altervista.org/b...di_ipazia.html

    Ballata di Ipazia

    se
    mi spiegherai perché
    sei reticente
    solamente
    se parliamo di te
    se
    mi dirai cos’è
    che ti tormenta la vita ogni volta
    che chiedo di te



    allora avrai in premio
    un planisfero di legno
    e la mappa cifrata e i colori
    di questo segreto disegno

    e un biglietto
    di andata e ritorno
    da Ipazia
    con me…
    se
    mi spiegherai com’è
    quello sguardo
    che cancelli dagli occhi
    quando ti osservo
    se
    mi dirai perché
    hai le labbra che sanno d’inchiostro
    solo quando mi baci
    di nascosto
    allora avrai in pegno
    questo segreto disegno
    e la mappa cifrata
    della capitale del regno
    e un biglietto
    di andata e ritorno
    da Ipazia
    con me ..
    Ultima modifica di mosongo; 16-04-10 alle 22:53

  5. #5
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    Predefinito Rif: Ipazia

    Intanto ci sono versioni in inglese, spagnolo, rumeno, svedese, danese, olandese ma non in italiano...nemmeno coi sottotitoli :giagia:
    Chissà il 23 aprile se uscirà in italiano.
    Ultima modifica di mosongo; 16-04-10 alle 23:56

  6. #6
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    Predefinito Rif: Ipazia


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    Predefinito Rif: Ipazia

    Dal trailer sembra una boiata clamorosa, la frase "Io credo solo nella ragione" è messa lì apposta per attirare i babbei progressisti.
    Gli Arya seggono ancora al picco dell'avvoltoio.

  8. #8
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    Predefinito Rif: Ipazia

    Citazione Originariamente Scritto da Aristocle Visualizza Messaggio
    Dal trailer sembra una boiata clamorosa, la frase "Io credo solo nella ragione" è messa lì apposta per attirare i babbei progressisti.
    ...o per allontanare i babbei fondamentalisti cattolici? :sofico:
    Ultima modifica di mosongo; 17-04-10 alle 00:29

  9. #9
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    Predefinito Rif: Ipazia

    Citazione Originariamente Scritto da mosongo Visualizza Messaggio
    ...o per allontanare i babbei fondamentalisti cattolici? :sofico:
    No, no.
    Per attirare i babbei progressisti.
    Dato che Ipazia era neoplatonica, e non illuminista.
    Gli Arya seggono ancora al picco dell'avvoltoio.

  10. #10
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    Predefinito Rif: Ipazia

    Citazione Originariamente Scritto da Aristocle Visualizza Messaggio
    No, no.
    Per attirare i babbei progressisti.
    Dato che Ipazia era neoplatonica, e non illuminista.
    Beh, avrà voluto prendere due piccioni con una fava.

    A censurarlo in Italia ci ha pensato il Vaticano (nel senso, la solita pretaglia).
    Ultima modifica di mosongo; 17-04-10 alle 00:35

 

 
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