Originariamente Scritto da
Muntzer
OMNIA SUNT COMMUNIA
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
TRAPPOLE (alcune riflessioni sugli avvenimenti dell'11 marzo 2006).
di Walter Liberati
In queste ore una campagna ben orchestrata di tutta la stampa nazionale e di tutti partiti istituzionali stanno criminalizzando e chiedendo "pene esemplari" per coloro che hanno partecipato al tentativo di impedire la manifestazione della Fiamma Tricolore, un gruppuscolo neofascista che si appresta ad entrare in parlamento grazie all'alleanza con la CDL.
I partiti i segretari della sinistra istituzionale dal DS a Rifondazione parlano di "delinquenti" e della necessità di "assicurare alla giustizia" chiunque abbia partecipato alla manifestazione. Conosciamo già questo adagio: non a caso proprio 29 anni, l'11 marzo 1977, dopo l'assassino di Francesco Lo Russo militante di Lotta Continua, a Bologna, fu il PCI (di cui Rifondazione e PDCI si fregiano di essere gli eredi) a guidare la repressione del movimento antagonista spalleggiato, come al solito, dalle forze dell'ordine. Sono gli stessi, del resto, che con opera di delazione hanno fatto licenziare, poche settimane fa, 8 militanti dello SLAI-COBAS di Pomigliano per aver cacciato i burocrati sindacali giunti a Napoli a cercare di far ingoiare ai lavoratori l'accordo sul contratto.
Sarebbe veramente poco opportuno, in questo momento, nel momento in cui i ragazzi e i compagni arrestati vivono il più duro isolamento, mettersi a fare le pulci sui modi e fini dell'azione di ieri. Bisognerà fare il possibile per tirarli fuori dalla galera quanto prima è possibile.
Tuttavia, tutti noi dobbiamo anche fare il possibile perchè una simile mattanza, una tale criminalizzazione, una così inutile repressione, non si ripeta anche nel futuro. Da questo punto di vista abbiamo delle reponsabilità, quelli di noi che anno qualche anno in più, se dei compagni finiscono per andare allo sbaraglio in questo modo. Non possiamo permettere che giovani compagni, spesso analfabeti di lotta di classe e anche di preparazione allo scontro, finiscano nelle mani della polizia tanto facilmente.
I comunisti non sono contro la violenza. Anzi. Pensano,e sostengono apertamente, che l'ordine di cose esistenti, possa essere rovesciato solo con la violenza. Non perchè amiamo il bel gesto - come scrive quel becchino togliattiano di Sansonetti su Liberazione di oggi - ma perchè l'intera storia della lotta di classe ci insegna dalla Comune di Pargi al Cile del 1973, che lo Stato borghese e i suoi apparati, non si faranno da parte pacificamente. Tuttavia ogni azione, ogni atto, deve essere misurato rispetto ai rapporti di forza, alla fase, alla forza dei movimenti.
In Francia, ieri nelle banlineau oggi nelle università, i giovani e i proletari si scontrano e sfidano la polizia. Sono sostenuti nella loro azione da un movimento contro la povertà, la precarizzazione, l'alienazione che coinvolge settori importanti della società francese. Stanno coprendendo che ne' i Jospin nè gli Chirac (nè tanto meno il neofascista Le Pen) gli possono dare un futuro decente: che se lo devono conquistare con le loro forze.
Per questo l'oggi l'obiettivo principale non è impedire il raduno di un manipolo di nostalgici alleati di Berlusconi ma di prepararci a costruire contro qualsiasi governo che andrà al potere l'11 aprile, un movimento di opposizione, di sinistra, di classe, rivoluzionario e anticapitalista, imparando a coltivare ed educare con intelligenza la rabbia dentro di noi. Se sapremo fare ciò, potremo poi anche fare i conti con tutti coloro che in modo o nell'altro puntellano il sistema capitalista e che oggi chiedono a gran voce la condanna dei "nuovi barbari".
TUTTO E' DI TUTTI