Donald Trump, la strategia antisistema del magnate per conquistare il Sud conservatore
A Mobile, Alabama, 20mila persone sono arrivate da Mississippi, Tennessee e Texas per ascoltare l’uomo che pareva essere un semplice outsider, un incidente di percorso poco serio e molto folcloristico delle primarie repubblicane, e che invece è davanti agli altri sfidanti in tutti i sondaggi. Il suo messaggio è semplice, diretto, fatto di una dura retorica anti-immigrazione e dell’appello alla rinascita di un’America che non c’è più
di Roberto Festa
E’ stato l’evento sinora più importante della campagna di Donald Trump, quello che ha definito una volta per tutte il carattere antipolitico e antisistema della sua candidatura. I sostenitori del magnate newyorkese sono arrivati a Mobile, Alabama, sin dall’alba. Gente di questo Stato del Sud, saldamente repubblicano, ma anche del Mississippi, del Tennessee, del Texas, accorsi ad ascoltare l’uomo che pareva essere un semplice outsider, un incidente di percorso poco serio e molto folcloristico delle primarie repubblicane, e che invece è davanti agli altri sfidanti in tutti i sondaggi. “Incredibile! Incredibile! E’ davvero fantastico!” ha esclamato Trump davanti ai 20mila stipati nello stadio del football di Mobile.
“Vorrei che le elezioni fossero domani. Non voglio aspettare”, ha detto Trump, in uno dei momenti più significativi della sua apparizione, durata circa un’ora. In effetti, nonostante polemiche, attacchi, battute sessiste e apertamente razziste, Trump continua a essere il candidato preferito dei probabili votanti repubblicani. Un recente sondaggio in New Hampshire, il secondo Stato che voterà il prossimo febbraio, mostra Trump al 18% delle preferenze, con Jeb Bush al 13%. Persino in Florida, dove Bush è stato governatore e che elegge al Senato Marco Rubio, altro candidato alle primarie, Trump appare saldamente in vantaggio.
L’evento dell’Alabama è stato importante perché ha precisato alcune cose importanti della strategia di Trump. Anzitutto, la scarsissima considerazione, anzi, l’aperto disprezzo, con cui Trump accoglie le critiche di chi lo considera un candidato impresentabile, un “pagliaccio” televisivo senza possibilità di entrare alla Casa Bianca. A Mobile, Trump ha esaltato proprio l’aspetto più spettacolare della sua sfida. Con il suo Boeing 757, in arrivo da New York, ha sorvolato lo stadio, accolto dall’entusiasmo dei fans. Dopo qualche minuto era sul palco, sull’onda dalle note di “Sweet Home Alabama” dei Lynyrd Skynyrd, mescolando battute – “Sono caldi come pistole”, ha detto a un certo punto, alludendo ai cappellini/gadget della sua campagna – alle espressioni di arroganza un po’ smargiassa che gli sono frequenti. “Sono indietro ovunque, non mi sembra un gran risultato”, ha detto a un certo punto, irridendo gli sfidanti repubblicani.
Il comizio di Mobile – che avrebbe dovuto tenersi al Civic Center della cittadina ma che è stato spostato in uno stadio vista la partecipazione di folla – ha però anche precisato la strategia “sudista” del candidato. Trump è nato e cresciuto a New York. Qui ha costruito la sua fortuna di costruttore e imprenditore, qui è diventato una stella del jet-set e della televisione. La sua fisionomia da miliardario della costa orientale rischia di essere un po’ ostica, estranea alla cultura e ai gusti delle folle religiose e conservatrici del Sud. Proprio su questo aspetto ha del resto insistito l’avversario più temibile di Trump, Jeb Bush, che in coincidenza del comizio di Mobile ha fatto partire migliaia di mail, dirette proprio ai repubblicani del Sud, in cui si dice che “Trump non c’entra nulla con il modo di vita dell’Alabama”.
Il mogul newyorkese è invece convinto di poter fare bene, e molto, nel Sud (la prossima settimana la sua campagna farà tappa a Nashville e Greenville, South Carolina). Il Sud è d’altra parte diventato essenziale, nella battaglia delle primarie, con lo spostamento in avanti del calendario del voto di molti Stati – il 1 marzo, oltre che in Alabama, si voterà in Arkansas, Georgia, Tennessee, Texas e Virginia. Allo zoccolo duro degli Stati “rossi”, Trump offre un messaggio semplice, diretto, fatto di una dura retorica anti-immigrazione e dell’appello alla rinascita di un’America che non c’è più. “Costruiremo un muro con il Messico”, ha urlato di fronte alla folla entusiasta, precisando che le spese del muro “le dovrà sostenere il governo messicano”. “Non ci hanno lasciato più nulla, dobbiamo tornare a costruire un’America grande e prospera”, ha detto in un altro dei passaggi più applauditi del discorso.
In questo, a Mobile, Trump ha davvero reso esplicito il carattere radicalmente anti-sistema del suo messaggio. “Abbiamo dei politici che non sanno cosa fare – ha spiegato -. Sono tutte parole, niente azione. Lo stato in cui hanno ridotto l’America è una cosa da disgraziati”. Il giudizio supera le divisioni di partito, i distinguo tra democratici e repubblicani, le divisioni ideologiche. Tutta la Washington politica, è stato il messaggio di Trump in Alabama, è colpevole per quanto sta avvenendo in America. Oltre le appartenenze di partito, scavalcando i corpi intermedi che lui giudica inetti”, Trump si propone come l’uomo del destino in grado di risollevare le sorti del Paese. Significativo, a questo proposito, il tweet che Trump ha fatto partire da New York, prima di salire sul Boeing che l’avrebbe portato a Mobile. “Sarà una notte pazza, in Alabama. Finalmente, la maggioranza silenziosa è tornata”.
Donald Trump, la strategia antisistema del magnate per conquistare il Sud conservatore - Il Fatto Quotidiano
Visto dagli Usa, Trump può farcela
È ricco, ama ostentarlo, però sa mettersi in sintonia con l'americano medio. Specialmente con quello stanco del "politicamente corretto"
Paolo Guzzanti
Sconcerto, paura, speranza: Donald Trump anche questa settimana ha ridotto in briciole i concorrenti repubblicani conservatori, lui che conservatore non è mai stato. «Come mai i suoi figli sono riusciti così bene e hanno imparato a fare profitto da soli?», gli chiedeva ieri sera una giornalista di Fox News. La risposta: «Perché li ho tenuti sempre lontani da droga e alcol, hanno sempre avuto le idee chiare e la testa lucida».
Trump deve superare in tutte le interviste la questione del suo presunto antifemminismo e del suo razzismo. Ha chiamato alcune donne «grasso maiale» o «animale schifoso». Ha detto che i clandestini messicani sono degli stupratori e che lui costruirà il muro del Messico sulla frontiera e chiuderà così la questione degli immigrati illegali. Risponde con calma: «Io ho trattato male alcune donne specifiche. Quelle, e non tutte le donne». Tutto ciò piace. Piace molto alle donne. Un sondaggio mostra che le donne colte apprezzano Trump anche se vengono dalla sinistra, perché non ne possono più delle regole del politicamente corretto. Trump ha ripetuto: «Io non ho tempo da perdere col politicamente corretto. E neanche gli Stati Uniti hanno tempo da perdere con queste sciocchezze». Lo accusano di non avere una cultura di governo: «Un uomo di governo, un presidente, non deve sapere tutto. Deve sapere assumere le persone che sanno le cose».
Donald Trump, come lo Zio Paperone di Walt Disney – Uncle Scrooge – è di origine scozzese perché suo nonno era scozzese, suo padre ha costruito quasi la metà del Borough di Queens a New York. Questo riferimento disneyano-scozzese non è casuale: per anni nell'androne dorato del suo grattacielo sulla Fifth Avenue – la Trump Tower – era istallata una enorme statua policroma di Uncle Scrooge (Zio Paperone) nella versione disegnata dal geniale Carl Barks. Anche Uncle Scrooge veniva dalla Scozia e mise in cornice la prima moneta di nichel guadagnata sul suolo americano. Gli scozzesi sono celtici e dunque non Wasp, ma sono protestanti. Che ne dice Trump dei rapporti fra cattolici e protestanti? Dice che lui protestante è e lo resta, ma che riconosce a Papa Francesco una leadership mondiale. Dunque, a prescindere dalle singole idee, rispetto per il Papa di Roma. La settimana scorsa è fuggito in Scozia dove sta allestendo una serie di campi da golf ed ha affrontato l'aspro accento dei suoi avi che esprimeva una certa paesana diffidenza. «No - ha detto - non sto diventando papista, ma devo avere a che fare anche con i papisti americani».
I sondaggi lo danno in crescita ovunque, specialmente fra chi vota per la prima volta e fra i democratici scontenti di Obama che è il re del politicamente corretto. Vuole ricostruire il primato americano nel mondo, «Make America Great Again», far tornare l'America di nuovo grande. Ma, allo stesso tempo, non è antirusso: «Obama odia Putin. Questo è male perché non si può fare la politica estera basata su un rancore personale. I rapporti con la Russia vanno studiati accuratamente e risolti senza crisi di nervi». Sull'Isis ha idee radicali: stroncare, distruggere. Nei salotti intellettuali è di moda accostare Donald Trump all'aspirante leader del Partito laburista inglese Jeremy Corbyn. Ovviamente i due non hanno molto in comune: uno è un imprenditore stramiliardario e l'altro è un vegetariano che odia il denaro e vorrebbe nazionalizzare le banche. Però i due hanno in comune un aspetto: sono due possibili leader che detestano il mondo della politica e che si presentano come anti-politica.
Anche negli Stati Uniti il successo – per ora – di Donald Trump sembra legato alla crescente insofferenza verso la politica e verso la burocrazia. Qui si dice «Quelli di Washington» come da noi Roma ladrona. I politici in carica vestono dei completi grigi o blu – i suits , comuni anche ai poliziotti e ai funzionari delle tasse – e la gente non ne vuole più sapere di suits.
Trump non è un conservatore, ma nemmeno un rivoluzionario. È convinto che sia sufficiente parlare come si mangia e fare quel che c'è da fare senza tanti contorcimenti. Quando gli dicono che l'idea di costruire un muro lungo la frontiera messicana è pazzesca, lui risponde «Sarà pazzesca ma io il muro lo faccio».
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Trump trova un altro bersaglio: "Zuckerberg assuma americani"
Il pirotecnico candidato repubblicano accusa la Silicon Valley (e il suo rivale Rubio) di favorire gli stranieri per pagarli meno
Valeria Robecco
New York - La Silicon Valley finisce nel mirino di Donald Trump: vittima del consueto affondo quotidiano del candidato alle primarie repubblicane questa volta è il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, per le sue posizioni inclusive in materia di lavoratori immigrati.
Il miliardario newyorkese attacca senza mezzi termini il guru dei social network, reo, a suo avviso, di voler concedere visti lavorativi agli stranieri che aspirano ad occupare una posizione nella Silicon Valley, penalizzando gli americani ed in particolare le donne ed i giovani. Zuckerberg chiede infatti una politica più aperta sull'immigrazione, e in particolare vuole più visti H-1B a disposizione dei big dell'hi-tech. L'esatto contrario di quanto assicura di fare Trump una volta che sarà eletto presidente.
Il piano anti-immigrati clandestini del magnate prestato alla politica prevede che le aziende che hanno dipendenti con visto di lavoro H-1B paghino molto di più, così da essere incoraggiate a scegliere gli americani. Inoltre, è previsto che i posti di lavoro nel settore tecnologico siano offerti ai disoccupati a stelle e strisce prima che agli stranieri titolari di un permesso lavorativo.
Per il candidato del Grand Old Party ci sono tanti laureati statunitensi nel settore Stem - scienza, tecnologia, ingegneria e matematica - che potrebbero essere assunti da Zuckerberg e dai suoi colleghi Big dell'hi-tech, i quali invece preferiscono gli stranieri per pagare salari più bassi. La teoria trova riscontro nei dati snocciolati da Ron Hira, docente di politiche pubbliche alla Howard University. Il professore, intervistato dalla Cnn, spiega infatti che lo stipendio dei lavoratori con visto H-1B è inferiore del 20-45 per cento rispetto agli americani. «Non dico che si dovrebbe eliminare il programma degli H-1B - afferma -. Il problema è che se ne sta abusando, ed è una fonte di manodopera a basso costo». Di tutt'altro avviso è invece Zuckerberg, il quale ha anche creato Fwd.us, un gruppo di pressione che chiede una riforma dell'immigrazione e maggiore libertà di assumere lavoratori stranieri. Sino ad ora né lui né Fwd.us hanno risposto alle accuse di Trump.
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