E' come se Bossi dicesse che la Padania non esiste o che Rizzo dicesse che il capitalismo è un valore o che il Papa dicesse che il politeismo è un valore.
E' indicativo di un timore di percorrere la strada delle riforme facendo un passo avanti ed un passo indietro (ovvero restando fermi per non scontentare nessuno).
Restare fermi significa che chi sta male starà sempre peggio.
Parliamo di esempi concreti:
- una ragazza di 25 anni diplomata alle magistrali, lavora finchè può con il dilploma (dalle supplenze ai centri estivi), causa i cambi di normativa deve iscriversi all'università (scienze della formazione) finirà a 30 anni, considerati i tempi di stabilizzazione lavorativa pensi che avrà figli o che produrrà grossi redditi?
Ci rendiamo conto che abbiamo un sistema formativo che parcheggia le persone (in attesa di un posto fisso sempre più ipotetico) facendole vivere in miseria?
Era così difficile fare una graduatoria unica per gli ex diplomati magistrali e per gli attuali insegnanti di scuole elementari (o semplicemente equipararne il titolo?).
Era così difficile eliminare sto cazzo di graduatorie e lasciare che chiunque avesse la laurea magistrale potesse insegnare nelle scuole superiori lasciando che fosse il preside del singolo istituto a decidere?
O che un farmacista potesse essere abilitato a fare diete (dopo un anno di corsi specifici) e un biologo (mi riferisco a laureati magistrali) potesse gestire una parafarmacia (dopo un anno extra di università)?
E' necessario essere medici per fare l'agopuntore? Non sarebbe potuto bastare un diploma di scuola superiore (es. istituti ad indirizzo biologico sanitario) e 1 anno di corso specifico con esame di fronte ad una commissione medica? Lo fanno in Germania e mi pare stiano benissimo (piuttosto che avere 10.000 cialtroni che si propongono con le professioni più strane).
Era così impossibile concedere ad un laureato in fisica (magari con 1 anno di master universitario specifico) competenze proprie degli ingegneri o degli architetti? Mi pare che le basi di matematica le abbia.......
Sono cose normali che avvengono in tutti i Paesi europei (almeno quelli nordici - Inghilterra, Austria, Germania).
Parlo di riforme di questo tipo: riforme che incrementino le possibilità di lavoro dando maggiori competenze.
Noi abbiamo un sistema ingessato basato sul parcheggio e sull'attesa, aggravato da un clientelismo e da una corruzione da quarto mondo,
Un sistema basato sul vivere di rendita quando ormai LA RENDITA E' ESAURITA (SOPRATTUTTO PER I FIGLI DI "NESSUNO").
Evidentemente non si vogliono ledere gli interessi dei vari ordini professionali che pretendono di campare di rendita (chiaramente vale solo per i vecchi professionisti, che hanno il culo parato dal sistema pubblico o corporativo, è così campano di rendita ed eliminano concorrenza) ma vi è anche una grossa fetta di cittadfini del Paese (mi riferisco soprattutto al meridione) che pretende di lavorare (ma soprattutto di "non far lavorare gli altri") in virtù di un titolo di studio. E non vuole concorrenza perchè la subcultura è: "ho il titolo di studio e pretendo di lavorare poco e guadagnare molto".
Porca puttana: italia di merda (e politici assolutamente adeguati).
Siamo culturalemente indietro di 4 - 5 generazioni rispetto all'Inghilterra o alla Germania.
Italiani fannullloni.
Ultima modifica di Tyr; 21-10-09 alle 14:42
Pensiamo solo al fatto che attualmente in itaglia, per diventare infermieri, bisogna aver conseguito una laurea triennale con tanto di test d'accesso (con possibilità di proseguire con la laurea specialistica), e poi gli ospedali hanno bisogno di chiamare normali infermieri dal Perù perchè qui non ce ne sono abbastanza, perchè qui "gli itagliani non vogliono più fare certi lavori"....
Follia, follia pura...
Hanno bisogno di ostacolare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro in tutti i modi, salvo poi chiamarli "bamboccioni"
Ultima modifica di novis; 21-10-09 alle 15:01
Gladstone: " Se il popolo d'Inghilterra avesse dovuto attendere le libertà dal ricorso ai mezzi legali, esso le aspetterebbe ancora"
In quali casi serve? per avere risarcimento del danno bisognerebbe che il danno economico sia stato accertato, e nel caso del rapporto di lavoro il licenziamento non produce un danno economico al lavoratore, a meno che appunto non si intenda il posto di lavoro come un posto fisso a vita che spetta al lavoratore per diritto (= divieto di licenziamento).
Vedrei un diritto al risarcimento del danno in caso di licenziamento solo in casi molto limitati e circoscritti, ma come principio generale dovrebbe valere la libertà di licenziamento (e analogamente di dimissioni).
Gladstone: " Se il popolo d'Inghilterra avesse dovuto attendere le libertà dal ricorso ai mezzi legali, esso le aspetterebbe ancora"
Si sa che il b., pur di conservare il suo posto fisso, direbbe qualsiasi cosa.
Ultima modifica di quotarosa; 21-10-09 alle 15:16
"Un giorno senza sorriso e' un giorno perso".
(C. Chaplin)
Novis, il motivo è semplice: hanno riformato il sistema universitario senza riformare il sistema ordinistico (italia gattopardesca: bisogna che tutto cambi perchè nulla cambi).
La riforma del sistema universitario ha creato dei titoli di valore "didattico" progressivo: laurea, master di primo livello, laurea magistrale, master di secondo livello, specializzazione, dottorato di ricerca.
Una infermiera è una laureata (3 anni di università, titolo di dottore). Iposizziamo che si faccia altri due anni di università e acquisisca il titolo di "dottore magistrale" (lo stesso titolo e livello accademico del medico non specialista - con la differenza che lui ha studiato 6 anni e l'infermiera "dottoressa magistrale"). Nell'italglia gattopardesca, che non ha riformato preventivamente il sistema ordinistico, le competenze dell'infermiera con la laurea magistrale RIMANGONO LE STESSE DI QUELLE DELL'INFERMIERA (CON LA SOLA LAUREA) OVVERO LE COMPETENZE STABILITE DAL COLLEGIO PROFESSIONALE.
Per questo non ci sono infermiere: anche se aquisiscono la laurea magistrale rimangono dipendenti del medico (compreso medico non specialista). Anche se acquisicono la laurea magistrale gli è vietato: fare diagnosi, prescrivere farmaci, decidere quale cura attuare.
Piuttosto che studiare 5 anni per fare nullla si iscrivono a medicina e, con 1 anno in più, fanno, in libera professione, tutto quello che vogliono (prescrivere farmaci, decidere terapie, interventi di chirurgia estetica, iniezioni di botulino - decidendo loro quante farne e dove farle, non limitandosi ad eseguire la puntura nel punto prescritto dal medico).
Hai detto bene: itaglia.
Sarebbe bastato dire: i laureati in infermieristica, se vogliono, possono iscriversi direttamente al 4 anno di medicina (in pratica diventare medici in altri 3 anni). E dare agli infermieri la metà delle competenze del medico (visto che studiano la metà degli anni) od incrementare le competenze degli infermieri laureati magistrali. Ma questo avrebbe leso gli interessi dell'ordine dei medici.
Nei Paesi civili più uno studia più attività può svolgere (con conseguente incremento delle possibilità di lavoro e quindi di guadagno).In itaglia no.
Itagliani imbroglioni: fanno studiare i loro stessi connazionali per nulla.
Pardon: per mantenere vive lauree inutili in cui possono essere imboscati i figli e i parenti dei prof. Ateneo Palermitano - Fratelli e… nipoti: in Italia le “famiglie” devono restare unite…
Questo dimostra quanto quello italiano non abbia la coscienza di Popolo.
Perché nessun membro di un popolo imbroglierebbe i suoi connazionali.
Non è solo il problema di "imbrogliare gli studenti" ma il fatto che poi quegli ex studenti finiscono a fare lavori sottopagati (o a fare i camerieri) negando profitti a tutta la collettività (e quindi al resto del popolo).