Il matrimonio
“E’ vero che il matrimonio – domanda il figlio al padre – modifica la personalità ? ”.
Risponde il padre : “Certo figliolo! Prima di sposarci , io parlavo e tua madre mi ascoltava affascinata. Qualche tempo dopo le nozze , era lei che parlava e io ascoltavo. Adesso parliamo tutti e due insieme e i vicini ci ascoltano”
Questo apologo di origine ebraica offre una lezione così folgorante da escludere ogni commento e, purtroppo , la sua verità è sotto gli occhi di tutti.
Questo tipo di comportamento si riproduce , pur con gli opportuni adattamenti, anche in molte altre relazioni, come l’amicizia o la fraternità , che iniziano con la dolcezza e finiscono con lo scontro.
Ma ciò che va messo in luce è il rapporto tra le due parole che sostengono il racconto :
“PARLARE e ASCOLTARE”
Il dialogo è , infatti, un’arte difficile da esercitare perché richiede equilibrio tra la parola e l’ascolto.
Di solito si tende a prevaricare sull’altro con la parola , ma talora è anche il silenzio ad essere causa di rottura di un dialogo. C’è , infatti un silenzio inerte , privo di ascolto , negativo , vero e proprio rifiuto di rispondere , espressione persino di gelido disprezzo.
Per dialogare veramente non bisogna essere incantati dall’altro né essere incantati da se stessi perché in entrambi i casi non si avrebbe scambio di esperienze personali e comunicazione di valori diversi.
Questo vale innanzitutto nel matrimonio se non si vuole che si riduca a mera coesistenza in cui le solitudini si ricreano e il silenzio domina , anche quando esteriormente si parla , anzi , si grida tutti e due insieme….
E i vicini ASCOLTANO