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Discussione: Semper infideles

  1. #21
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    Sezione: religione cattolica - Pagina: 033
    (26 agosto, 2007) Corriere della Sera Le polemiche d' estate e la tentazione di adattare le regole a proprio uso e consumo: la dottrina della Chiesa ha una sua coerenza A Cesare quel che è di CesareGli egoismi all' assalto del «fisco ingiusto» ma pagare le tasse è anche questione di fede
    Pagare le tasse, per un vero cristiano, è un modo di far passare il malumore. Così dice la chiara e rigorosa voce «Tassazione» di Enrico Chiavacci nel Nuovo dizionario di teologia morale pubblicato dalle Edizioni San Paolo a cura di Francesco Compagnoni, Giannino Piana e Salvatore Privitera, un testo che sarebbe utile consultare in queste settimane di polemiche sui rapporti fra etica ed esazione fiscale. Scrive Chiavacci, in una voce enciclopedica che non è dichiarazione di opinioni personali, bensì esposizione obiettiva e articolata della dottrina della Chiesa: «La tassazione ( ) deve essere considerata dal credente come cosa del tutto normale, e sicuramente obbligante in coscienza (...). Se il cristiano produce reddito (guadagna), il momento del prelievo fiscale non è traumatico, ma è anzi un momento lieto in cui egli mette a disposizione della comunità, e dei più deboli d' essa, ciò che non è indispensabile a un ragionevole sostentamento suo e delle persone a suo carico». Che pagare le tasse, anche esose, metta allegria e magari scacci i malumori provocati dalle liti col coniuge o la suocera, può essere una pretesa eccessiva; per quanto il cristiano sia chiamato dalla sua fede a una milizia quotidiana talora necessariamente eroica, si potrebbe capire se, quando il fisco gli vuota le tasche, tirasse giù qualche espressione colorita. Inoltre è difficile stabilire e quantificare il «ragionevole sostentamento» e il «superfluo» - che secondo San Tommaso appartengono non a noi, ma al povero - perché sono concetti e misure che variano a seconda dei tempi, delle classi sociali, delle esigenze culturali. Comunque, in francescana letizia o a denti stretti, le tasse il cristiano le paga; è tenuto - dalla sua professione di fede e dalla sua appartenenza alla Chiesa - a pagarle. Se disinvolti, melliflui o capziosi pastori non lo richiamano a questo dovere o gli forniscono sofistiche giustificazioni per eluderlo, simili a quelle con cui frate Timoteo, nella Mandragola di Machiavelli, spinge Lucrezia, bellissima sposa fedele, all' adulterio, il cristiano non è per questo autorizzato a infrangere l' insegnamento della Chiesa e a peccare. Come spiega il citato articolo del Dizionario di teologia morale, per la dottrina della Chiesa il prelievo fiscale è un diritto-dovere, il grosso del prelievo deve avvenire (per ragioni di equità) sul reddito piuttosto che sui consumi e il prelievo deve essere non proporzionale bensì progressivo. Questa è la dottrina della Chiesa; libero ognuno di criticarla e respingerla, di non tenerla in alcuna considerazione e di non riconoscerle alcuna autorità morale, ma non di richiamarsi a essa in modo scorretto, alterando la sua posizione a proprio uso e consumo. Su tutto questo c' è poco da discutere. Le polemiche hanno infatti riguardato l' atteggiamento da prendere quando una tassazione sia particolarmente pesante o ingiusta. Il problema è reale e si è posto più volte nella storia, nei più diversi tempi e contesti politici. Si racconta ad esempio che, dopo la Prima guerra mondiale, nelle nuove province ai nostri confini orientali divenute italiane, parecchi commercianti, abituati al rigore e all' onestà dell' apparato statale austro-ungarico, resero come di consueto una dichiarazione dei redditi veritiera, ma i funzionari del fisco italiani, educati alla reciproca diffidenza tra Stato e cittadino, ritennero menzognere quelle dichiarazioni e imputarono ai loro sventurati e onesti estensori un imponibile due volte maggiore, che condusse alcuni di essi alla rovina. È evidente la legittimità, anzi il dovere di parlare di tasse equilibrate o inique. Ma senza confondere, come si è fatto, politica, economia, morale, diritto e giustizia, un pasticcio ambiguo che ben mette malumore. A monte dell' analisi di un particolare sistema fiscale, sta una scelta di valori che non è solo di natura fiscale: chi ha il senso del comune destino degli uomini (senso che non è monopolio del cristiano) e sa che la qualità della sua vita comprende quella degli uomini che condividono la sua sorte, è disposto - forse non proprio lieto, ma nemmeno guastandosi il fegato come il livido taccagno che fa la guardia alla sua borsa come se fosse tutta la sua vita, rovinandosi così ogni magnanimo piacere di vivere - a pagare le tasse, anche gravose nei momenti difficili per tutti. Ma il prelievo fiscale non è una colletta caritatevole; esso fa realmente l' interesse della comunità e dei più disagiati soltanto se non deprime la vitalità economica generale, da cui dipende la qualità di vita e di lavoro di tutti. Quando le tasse sono o appaiono inique, destano - come in queste settimane - proteste e iniziative di contestazione. Anche qui, pure un miscredente può leggere con profitto la citata voce «Tassazione»: «L' inadempienza degli apparati governativi - anche quando sia obiettivamente accertata - non giustifica l' inadempienza del singolo cittadino»; quest' ultimo, continua la voce, ha il diritto e il dovere di mandare a casa, alle elezioni, il governo che gli sembra inadempiente. Questa, prima di essere teologia morale, è semplicemente democrazia. Infinite volte ci si trova dinanzi a leggi che appaiono ingiuste, a provvedimenti sbagliati o riprovevoli, a cose che non vanno, ma che si possono correggere solo nelle apposite sedi, all' interno di un governo che può modificare alcuni suoi atti, nel Parlamento che può cambiare le leggi, nelle elezioni che possono capovolgere le maggioranze e gli indirizzi di governo del Paese. Naturalmente può venire il momento in cui un sopruso sia talmente enorme e inaccettabile - ad esempio, una legge razziale come quelle di Norimberga - da risultare incorreggibile con i normali metodi democratici. Ma allora ci si assume a torto o a ragione la responsabilità di considerare lo Stato in cui si vive non più uno Stato, bensì una illegittima tirannia da combattere con mezzi illegali, come avviene nelle rivoluzioni, nelle resistenze partigiane a un' occupazione violenta, nelle lotte che sospendono ogni legalità. L' obiezione fiscale - che non è evasione - è un primo passo in questa direzione; «un atto dichiaratamente e deliberatamente antigiuridico - scrive il teologo - mirante a far variare una certa linea politica approvata dalla maggioranza» e dunque un atto che si pone fuori dalle regole della democrazia. A seconda dei nostri valori, dei nostri principi, dei nostri dèi, possiamo approvarlo o respingerlo, come - su un piano ben più rilevante - approviamo o condanniamo, a seconda dei casi, un' insurrezione armata, ma non possiamo certo considerarlo legale e abbinarlo alle altre regolari prassi di politica fiscale. L' alternativa fra la borsa e la vita è falsa, perché la vita, specie quella dei deboli, ha bisogno della borsa. L' economia non è meno nobile della poesia o della religione, perché anch' essa si occupa, e non certo meno utilmente, della sorte degli uomini. Ma è il tono, è l' intonazione che fa la musica; è il modo in cui si dicono le cose che rivela, al di là dell' opinione tecnica su come gestirle il più razionalmente possibile, la generosità o la sordida bassezza con cui guardiamo alle cose e, attraverso di loro, agli uomini. Il tono spesso becero degli attacchi al governo (cui, fosse anche solo per questo, va una civile solidarietà) rivela, non certo in tutti ma in molti suoi avversari, una rancorosa tirchieria, ignara di quella liberalità ragionevole ma generosa che rende gioviale e godibile la vita propria e altrui. Il governo tedesco di Angela Merkel ha elevato le tasse col consenso dei suoi cittadini, che avrebbero molto da insegnare ad alcuni nostri micragnosi scalmanati. Il denaro circola nella società come il sangue nelle vene e si vive meglio se si è pronti a versarne un po' quando negli ospedali scarseggia il plasma, piuttosto che custodirlo gelosamente come l' avaro dal temperamento anale descritto da Freud. «Spero - scriveva Morton Rothemberg, grande figlio del capitalismo americano - che le tasse sulle mie proprietà aiutino a trovare il modo di fare del bene a me e agli altri». Magris Claudio





  2. #22
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    Predefinito A Satana quel che è di Satana?




    La frase centrale della lezioncina di morale che, sotto forma di articolo, Claudio Magris ha ritenuto di impartire ai lettori e in particolare ai cattolici sul dovere di pagare le tasse, è la seguente:

    Naturalmente può venire il momento in cui un sopruso sia talmente enorme e inaccettabile - ad esempio, una legge razziale come quelle di Norimberga - da risultare incorreggibile con i normali metodi democratici. Ma allora ci si assume a torto o a ragione la responsabilità di considerare lo Stato in cui si vive non più uno Stato, bensì una illegittima tirannia da combattere con mezzi illegali, come avviene nelle rivoluzioni, nelle resistenze partigiane a un' occupazione violenta, nelle lotte che sospendono ogni legalità.

    Ecco, in questo caso anche il prof. Magris ammette un'eccezione alla regola stabilita dal "Nuovo dizionario di teologia morale" di Compagnoni, Piana e Privitera che si potrebbe anche chiamare "Il manuale del perfetto cattolico democratico".
    Infatti tale manuale, come tutta la letteratura religiosa successiva al Vaticano II, parte dal presupposto, indimostrato, che la forma ideale di stato sia quella democratica. Da ciò la tiritera francamente uggiosa di Magris sul "diritto di cambiare le regole con i metodi democratici ma sul dovere di osservarle finché ci sono", che pare presa di peso da qualche manualetto di educazione civica.
    L'illustre cattedratico e pubblicista dimentica evidentemente (o finge di dimenticare) la frase famosa di S. Agostino: "Eliminata la giustizia, che sono gli Stati se non torme di briganti?". E sì che con la frase citata si era avvicinato a questo che rimane, con buona pace di Chiavacci e compagni, il caposaldo della dottrina sociale la Chiesa.
    Torniamo dunque alla frase citata e applichiamola al presente: quale "sopruso" può essere più "enorme e inaccettabile", tanto da risultare incorreggibile con i normali metodi democratici", che il crimine dell'aborto, ossia la soppressione volontaria della vita innocente nel seno della madre? Eppure questo infame delitto è autorizzato dallo Stato. Così pure il divorzio, ossia lo spergiuro davanti a Dio, e la bestemmia, ossia l'insulto al Creatore e (recente sentenza) alla Sua Beatissima Madre. Dice bene Magris: : "ci si assume a torto o a ragione la responsabilità di considerare lo Stato in cui si vive non più uno Stato, bensì una illegittima tirannia da combattere con mezzi illegali, come avviene nelle rivoluzioni, nelle resistenze partigiane a un' occupazione violenta, nelle lotte che sospendono ogni legalità".
    Questa è per l'appunto la lotta che i cattolici dovrebbero combattere contro lo Stato in cui vivono, privo di legittimità come tutti gli Stati odierni (la legittimità di uno Stato è basata unicamente sul suo ossequio alla vera religione e se ci fosse un vero Papa tutti i capi di stato attuali sarebbero da tempo scomunicati ), e la dottrina cattolica, di cui Magris conosce o finge di conoscere solo la versione annacquata e distorta degli ultimi quarant'anni, ampiamente ve li esorta. Non una lira, pardon un euro, allo Stato omicida, spergiuro e blasfemo. Che perisca tra le fiamme dell'Inferno insieme con tutti i suoi "gay pride".

    Franco Damiani

  3. #23
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    Predefinito Dal forum PARROCCHIALE di Villafranca Padovana

    Questa una delle discussioni più lette:

    http://www.parrocchiavillafranca.it/...?t=14&start=45

  4. #24
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    Predefinito Indice delle "discussioni libere"

    http://www.parrocchiavillafranca.it/...wforum.php?f=6.

    Gli unici temi religiosi sono stati coltivati da me, prima che mi espellessero.

  5. #25
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    Predefinito Pratica delle virtù nel Padovano

    Nel Padovano non c'è solo il divo Sante Sguotti, prossimo opinionista di "Quelli che il calcio" (del resto, è Bertone che traccia il solco...) e violatore della santità del matrimonio altrui (un "prete" che copula con una donna sposata e madre di due figli, ne mette al mondo un altro e pretende di rimanere al suo posto fondando la "Chiesa cattolica dei peccatori"), ma ci sono altri esempi di virtù e di pietà sacerdotali.
    In un paese della cosiddetta Alta Padovana il "parroco" non ha trovato in un mese il tempo di amministrare l'estrema unzione a un morente, che è defunto senza sacramenti; ha proibito a un capo scout di rimproverare un ragazzino che bestemmiava, "per non provocare proteste dei genitori"; nega platealmente il saluto a chi gli muove critiche e in cinque anni non ha trovato modo di visitare una volta che sia una un anziano. In questo caso il "vescovo2 non interviene. Come pure non interviene nel caso di quell'altro "prete2 che in una casa di cura NEGA A UN'ANZIANA DEGENTE L'EUCARESTIA perchè HA OSSERVATO IL DIGIUNO DALLA MEZZANOTTE. la tapina non sapeva che la regola di un tempo è stata rovesciata e che ora E' OBBLIGATORIO MANGIARE POCO PRIMA DELLA COMUNIONE, o almeno questo le ha detto il "ministro di Dio".
    Personalmente posso riferire che, recatomi ieri a fare due tiri a pallacanestro al campetto del patronato parrocchiale, sono stato infastidito per l'intera mezz'ora abbondante dalle continue BESTEMMIE provenienti dal vicino campo di calcetto, dov'erano impegnati sei ragazzini suio dodici anni. Al mio richiamo mi hanno guardato come se fossi un marziano e ... hanno continuato tranquillamente a insultare il Creatore.

  6. #26
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    Predefinito "Fanghiglia scristiana" su S. Simonino

    "Famiglia cristiana" n. 24 del 17 giugno 2007
    Cultura/Storia
    a cura di Paolo Perazzolo
    culturafc@stpauls.it

    Un'équipe della Cattolica fa luce su un giallo medievale tornato d'attualità

    Processo agli ebrei

    A Trento, nell'aprile del 1475, furono accusati - senza alcun fondamento - di un infanticidio a scopo rituale. Gli intellettuali e le tecnologie del tempo furono usati per avvalorare la tesi, finchè papa Sisto IV...

    Trento, aprile 1475: nelle aule del tribunale va in scena uno dei casi giudiziari più oscuri e controversi di tutto il Basso Medioevo, quello riguardante l'omicidio del piccolo Simone Lomferdorm, detto "Simonino". Oggi, dopo cinque secoli, a sorpresa alcuni ricercatori dell'Università Cattolica hanno trovato i veri colpevoli: non un serial killer medievale, ma la più grande innovazione tecnologica dell'epoca, i caratteri a stampa.
    Per capire l'importanza della scoperta, ecco i fatti, degni di un film hollywoodiano: il piccolo Simone, due anni, la domenica di Pasqua del 1475 viene trovato morto nella roggia della casa di Samuele da Norimberga, anziano ebreo della città di Trento. Samuele denuncia il ritrovamento, ma si ritrova incarcerato con l'accusa di omicidio. Un omicidio rituale, anti-cristiano: Simonino sarebbe stato ucciso per cavarne il sangue, utile a riti magici. Il processo lampo, istituito dal vescovo-principe Giovanni Hinderbach, porta alla condanna capitale, sul rogo, per molti ebrei della comunità trentina. Le confessioni sono estorte con la tortura.
    Colpevoli? Innocenti? Da cinque secoli la polemica è viva. Ultimamente ha suscitato scalpore il libro Pasque di sangue (il Mulino) di Ariel Toaff, insegnante di storia del Medioevo e del Rinascimento presso la Bar-Ilan University in Israele e figlio dell'ex rabbino capo della sinagoga di Roma. Nel volume Toaff non esclude, controcorrente, l'eventualità che la comunità ebraica trentina possa avere avuto un ruolo nella morte di Simonino. La sua ipotesi però ha un effetto esplosivo: l'autore si ritrova costretto a ritirare immediatamente dal commercio il libro, contro di lui si muove addirittura il Parlamento israeliano. La polemica è così vivace che, di recente, Franco Cardini l'ha raccolta nel volume Il caso Ariel Toaff (Medusa). E il dibattito non si ferma se, nel prossimo autunno, lo stesso combattivo Toaff ha promesso di pubblicare una riedizione del suo lavoro.

    Una terribile macchina mediatica

    Silenziosamente, invece, al di fuori delle polemiche mediatiche, Carla Maria Monti, docente di filologia medievale e umanistica all'Università Cattolica di Milano, coordina un gruppo di ricercatori, che pare abbia trovato il bandolo della matassa. "Da anni siamo impegnati a studiare vita e opere degli uomini di cultura della città di Brescia, vissuti nel '300 e nel '400", spiega la Monti. "Proprio alcuni di loro, come Giovanni Maria Tiberino e Ubertino Posculo, sono reclutati dal vescovo di Trento, Giovanni Hinderbach, con la richiesta esplicita di descrivere la morte del Simonino come un vero e proprio martirio, indicando negli ebrei i colpevoli dell'omicidio".
    Di questo giallo medievale, i ricercatori della Cattolica mettono assieme i tasselli, illuminandone un aspetto inedito: quello attualissimo dell'uso spregiudicato dei media. "Il vescovo Hinderbach fa di tutto per dare visibilità alle sue tesi colpevoliste attraverso i media dell'epoca: Vengono arruolati avvocati, giuristi, predicatori, per convincere la pubblica opinione a ogni livello", continua Gaia Bolpagni, che sta studiando l'opera dell'umanista Tiberino. "Il processo inizia il 28 marzo 1475 e già il 4 aprile il Tiberino invia al comune di Brescia una lettera in cui descrive a fondo il presunto martirio e dipinge gli ebrei come brutali assassini. Nelle settimane successive, come emerge dagli studi di Ugo Rozzo, la lettera viene stampata e diffusa a Colonia, Augusta, mantova, Norimberga, ma soprattutto a Roma, dove risiede il papa. "Lo stesso Ubertino Posculo, primo umanista bresciano a studiare il greco, viene assoldato per scrivere un'opera apologetica sul tema", sopiega Enrico Valseriati, della squadra della Cattolica.

    La decisione dell'arciduca

    Nonostante la pressante campagna mediatica le autorità dell'epoca sono prudenti: il 21 aprile l'arciduca Sigismondo d'Austria ordina la sospensione del processo. ma il vescovo lo fa riprendere e il 23 giugno i primi nove imputati vengono giustiziati. Nel corso dell'estate è però lo stesso papa, Sisto IV, però (sic) ad affrontare la questione: ordina la sospensione del processo e invia a Trento un commissario apostolico, Giambattista De Giudici, vescovo di Ventimiglia, perché verifichi il discutibile operato di Hinderbach.
    Tra i due vescovi si scatena la battaglia: Hinderbach, abile erudito, amico di umanisti del calibro di Enea Silvio Piccolomini (Pio II) e del Platina, punta sulle nuove tecnologie. A settembre infatti apre a Trento la prima tipografia a caratteri mobili della città. E la prima stampa uscita dalla bottega è dedicata, manco a dirlo, al martire Simonino. Il De Giudici, teologo, si rende conto subito dell'innocenza degli ebrei, ma viene violentemente ostacolato e deve riparare a Roma. La sua opera, Apologia iudaeorum, in cui denuncia la pessima gestione del processo, non viene mai mandata in stampa e rimane manoscritta, come testimonia la recente edizione critica curata da Diego Quaglioni. Lasciando campo libero alle tesi colpevoliste e alla trasformazione di Simonino, suo malgrado, in martire.
    Solo nel 1965, Paolo VI, in seguito alla revisione del processo di Trento curata da Paul Willehald Eckert, abrogherà il culto di Simonino.

    Carlo Giorgi

  7. #27
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    Predefinito Lettera a FC su S. Simonino

    Egregio dott. Perazzolo,

    ho letto con molto ritardo su FC 24/07 l'articolo "Processo agli ebrei" di Carlo Giorgi. Finalmente, dunque, è stata fatta piena luce sul caso di S. Simonino, che tanto inchiostro ha fatto versare e che è stato causa di tante polemiche.
    Un'équipe della "Cattolica", al termine di un lungo e paziente lavoro, è stata finalmente in grado di "trovare il vero colpevole": questa la confortante notizia che si legge in capo all'articolo. Non quindi i poveri ebrei, come sempre diffamati e in questo caso anche ingiustamente uccisi, al termine di un processo canonico che a questo punto dev'essere definito una vera barbarie giuridica. Responsabile di questa barbarie il vescovo-principe Giovanni Hinderbach, che volle questa condanna contro ogni evidenza, per pura malvagità e odio antiebraico e che, non contento di questa infamia, comprò pure la penna di una legione di giuristi e di pubblicisti, fra cui il Tiberino e il Posculo, da considerare autentici mostri di ferocia perché collaborarono scientemente e volontariamente a una campagna di falsità, di ingiustizia. e di odio.
    L'unica cosa che non capisco (anzi, ce n'è pure un'altra che poi Le dirò) e perché tutto questo, come par di capire, dovrebbe farci sentire sollevati: un vescovo, cioè un successore degli apostoli, si rende responsabile di un crimine mostruoso (a proposito, perchè il pontefice non lo rimosse immediatamente?), di cui sarebbero complici fior di intellettuali cristiani; il Papa, che pure doveva avere tutti gli atti del processo, non interviene e addirittura il suo successore Gregorio XIII nel 1584 nel Martyrologium Romanum promulga che il 24 marzo 1475 a Trento vi era stata la "passio Sancti Simeonis pueri a judaeis saevissime trucidati, qui multis postea miraculis coruscavit". Come non bastasse, l'8giugno 1588, più di cento anni dopo il martirio, pardon l'incidente (o il suicidio?) Sisto V ratifica per la diocesi di Trento il culto pubblico reso al beato Simonino. La Chiesa ha concesso il culto pubblico e ha beatificato anche Andrea da Rinn sotto il pontificato di Benedetto XIV, 15 dicembre 1753 e 22 febbraio 1755; e poi ancora Dominguito del Val (sotto Pio VII, 24 novembre 1805, 12 maggio del 1807 e 7 agosto dello stesso anno), Cristoforo de la Guardia, presso Toledo (sempre sotto Pio VII) e Lorenzino da Marostica, sotto Pio IX (1867). "Secondo l'opinione del cardinal Ganganelli, relatore del S.Uffizio, uomo alieno da ogni fanatismo ed estremismo, di tanti delitti rituali attribuiti agli Ebrei nel corso della storia, sono da ritenersi per cererti e veri quelli di Simonino da Trento e Andrea da Rinn, uccisi 'in odio alla fede cristiana'" (Curzio Nitoglia, Per padre il diavolo, SEB, Milano, 2002, p. 93)..
    Quindi su questo e su altri casi la Santa Chiesa ha impegnato la propria credibilità (la frettolosa abrogazione di questi culti in clima vaticansecondista non fu infatti che uno sciagurato pegno pagato alle pressioni ebraiche). A quando nuove sensazionali rivelazioni da parte dell'équipe della Cattolica, a smentita di tali secolari tradizioni, ora confermate, come è costretto a scrivere il Giorgi, addirittura dal volume di uno stimato docente ebreo?
    L'altra cosa che non ho capito è...chi sarebbe l'assassino. Sì, perché a dispetto delle sue promesse il Giorgi nulla dice al riguardo, accontentandosi del calembour secondo cui il colpevole sarebbe stata ... la stampa a caratteri mobili. Ora, si può anche annunciare urbi et orbi che si è fatta luce su un secolare mistero, ma quando si tratta di accusare di falso e di imbroglio plurisecolare la Chiesa si vorrebbe, almeno da un settimanale sedicente cattolico, che tale sconvolgente (e temeraria) asserzione fosse accompagnata da prove schiaccianti e dall'indicazione inequivocabile del vero colpevole.
    In caso contrario si è autorizzati a parlare di falsità, diffamazione e sacrilegio.



    Franco Damiani



































































  8. #28
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    Professore, vorremmo anche un suo parere sull'immaginifica prosa di Stefano Maria Chiari...

    http://www.politicaonline.net/forum/...d.php?t=371027

  9. #29
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    Franco, che pretendi da un giornale bolscevico semi-pornografico ("semi" si fa per dire, visto che il famoso deretano, mi si scusi la parola, comparve integralmente) che ogni settimana ammannisce ai suoi lettori pagine e pagine di propaganda neo-maoista?
    Vuoi vedere che ad uccidere il Beato Simonino sono stato io?


    Citazione Originariamente Scritto da FrancoDamiani Visualizza Messaggio
    Egregio dott. Perazzolo,

    ho letto con molto ritardo su FC 24/07 l'articolo "Processo agli ebrei" di Carlo Giorgi. Finalmente, dunque, è stata fatta piena luce sul caso di S. Simonino, che tanto inchiostro ha fatto versare e che è stato causa di tante polemiche.
    Un'équipe della "Cattolica", al termine di un lungo e paziente lavoro, è stata finalmente in grado di "trovare il vero colpevole": questa la confortante notizia che si legge in capo all'articolo. Non quindi i poveri ebrei, come sempre diffamati e in questo caso anche ingiustamente uccisi, al termine di un processo canonico che a questo punto dev'essere definito una vera barbarie giuridica. Responsabile di questa barbarie il vescovo-principe Giovanni Hinderbach, che volle questa condanna contro ogni evidenza, per pura malvagità e odio antiebraico e che, non contento di questa infamia, comprò pure la penna di una legione di giuristi e di pubblicisti, fra cui il Tiberino e il Posculo, da considerare autentici mostri di ferocia perché collaborarono scientemente e volontariamente a una campagna di falsità, di ingiustizia. e di odio.
    L'unica cosa che non capisco (anzi, ce n'è pure un'altra che poi Le dirò) e perché tutto questo, come par di capire, dovrebbe farci sentire sollevati: un vescovo, cioè un successore degli apostoli, si rende responsabile di un crimine mostruoso (a proposito, perchè il pontefice non lo rimosse immediatamente?), di cui sarebbero complici fior di intellettuali cristiani; il Papa, che pure doveva avere tutti gli atti del processo, non interviene e addirittura il suo successore Gregorio XIII nel 1584 nel Martyrologium Romanum promulga che il 24 marzo 1475 a Trento vi era stata la "passio Sancti Simeonis pueri a judaeis saevissime trucidati, qui multis postea miraculis coruscavit". Come non bastasse, l'8giugno 1588, più di cento anni dopo il martirio, pardon l'incidente (o il suicidio?) Sisto V ratifica per la diocesi di Trento il culto pubblico reso al beato Simonino. La Chiesa ha concesso il culto pubblico e ha beatificato anche Andrea da Rinn sotto il pontificato di Benedetto XIV, 15 dicembre 1753 e 22 febbraio 1755; e poi ancora Dominguito del Val (sotto Pio VII, 24 novembre 1805, 12 maggio del 1807 e 7 agosto dello stesso anno), Cristoforo de la Guardia, presso Toledo (sempre sotto Pio VII) e Lorenzino da Marostica, sotto Pio IX (1867). "Secondo l'opinione del cardinal Ganganelli, relatore del S.Uffizio, uomo alieno da ogni fanatismo ed estremismo, di tanti delitti rituali attribuiti agli Ebrei nel corso della storia, sono da ritenersi per cererti e veri quelli di Simonino da Trento e Andrea da Rinn, uccisi 'in odio alla fede cristiana'" (Curzio Nitoglia, Per padre il diavolo, SEB, Milano, 2002, p. 93)..
    Quindi su questo e su altri casi la Santa Chiesa ha impegnato la propria credibilità (la frettolosa abrogazione di questi culti in clima vaticansecondista non fu infatti che uno sciagurato pegno pagato alle pressioni ebraiche). A quando nuove sensazionali rivelazioni da parte dell'équipe della Cattolica, a smentita di tali secolari tradizioni, ora confermate, come è costretto a scrivere il Giorgi, addirittura dal volume di uno stimato docente ebreo?
    L'altra cosa che non ho capito è...chi sarebbe l'assassino. Sì, perché a dispetto delle sue promesse il Giorgi nulla dice al riguardo, accontentandosi del calembour secondo cui il colpevole sarebbe stata ... la stampa a caratteri mobili. Ora, si può anche annunciare urbi et orbi che si è fatta luce su un secolare mistero, ma quando si tratta di accusare di falso e di imbroglio plurisecolare la Chiesa si vorrebbe, almeno da un settimanale sedicente cattolico, che tale sconvolgente (e temeraria) asserzione fosse accompagnata da prove schiaccianti e dall'indicazione inequivocabile del vero colpevole.
    In caso contrario si è autorizzati a parlare di falsità, diffamazione e sacrilegio.



    Franco Damiani

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    Citazione Originariamente Scritto da Peucezio Visualizza Messaggio
    Franco, che pretendi da un giornale bolscevico semi-pornografico ("semi" si fa per dire, visto che il famoso deretano, mi si scusi la parola, comparve integralmente) che ogni settimana ammannisce ai suoi lettori pagine e pagine di propaganda neo-maoista?
    Vuoi vedere che ad uccidere il Beato Simonino sono stato io?
    Ne avevo il sospetto, caro Peucezio.

 

 
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