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Discussione: Accade in Amerika.

  1. #931
    Blut und Boden
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    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #932
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    Predefinito Re: Accade in Amerika.

    Premio Nobel per lo spionaggio.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  3. #933
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    Predefinito Re: Accade in Amerika.

    Occhio che sta cosa è grossa, forse quanto Snowden, se non di più... Sui metodi sapevamo già, anche se una conferma in più non fa mai male, ma qui c'è molto altro a quanto pare.

  4. #934
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    Predefinito Re: Accade in Amerika.

    E ti stupisci?
    Guarda bene il mio tanto discusso avatar.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  5. #935
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    Predefinito Re: Accade in Amerika.

    ASSANGE SOCCORRE ANCORA TRUMP. MA SAPRA' APPROFITTARNE? - Blondet & Friends

    ASSANGE SOCCORRE ANCORA TRUMP. MA SAPRA’ APPROFITTARNE?
    Maurizio Blondet 7 marzo 2017 2


    Qualche giorno fa Trump ha accusato Obama, al solito via tweet, di avergli messo sotto controllo telefoni alla Trump Tower durante la campagna elettorale. Senza fornire nessuna prova o indizio. Ha avuto tutti contro per questa uscita “immotivata” e (lasciavano intendere) folle: i democratici (“Noi non facciamo certe cose”) la maggior parte dei repubblicani, James Clapper il capo della National Intelligence. Da ultimo quel James Comey capo dell’Fbi che non ha voluto condurre l’inchiesta su Hillary, ha addirittura chiesto imperiosamente all’Attorney General, scelto da Donald e già sotto attacco, di smentire le affermazioni di Trump come del tutto infondate.

    Donald J. Trump

    ✔@realDonaldTrump

    Just out: The same Russian Ambassador that met Jeff Sessions visited the Obama White House 22 times, and 4 times last year alone.

    12:42 – 4 Mar 2017
    Anche il vostro cronista si è chiestoossibile che The Donald sia così stupido da accusare non solo Obama, ma il deep state (L’intercettatore), senza avere uno straccio di indizio da mostrare? Sta colando a picco così, senza combattere?

    Adesso, Wikileaks ha diffuso il suo “Vault 7”: sono oltre 8.700 documenti e scambi d’informazioni riservate rubati alla Cia in cui si dimostra che il Center For Cyber Intelligence in Langley, della Cia medesima, possiede software – del resto non particolarmente speciali – con cui può trasformare ogni smartphone, tv intelligente, i computer che avete in casa e funzionano con Windows, e tablet con Android, e persino le consoles di videogiochi, in microfoni occulti e telecamere che registrano ogni vostra telefonata, e-mail o conversazione casalinga. Metodi di comunicazione che dicono di essere protetti perché “criptati” come WhatsApp e Telegram sono libri aperti per i servizi Usa.


    CIA – l’organigramma secondo Wikileaks
    Tutto ciò fa apparire meno folle e immotivata l’accusa di Donald Trump a cui Obama e i suoi complici hanno risposto con lo sdegno dell’onestà offesa.

    Ma c’è di più e più compromettente: Assange documenta che la Cia ha la possibilità di fare questi ascolti segreti e azioni di spionaggio occulte, lasciandosi poi dietro, attraverso un suo ufficio chiamato Remote Devices Branch’s UMBRAGE group, le “impronte digitali” elettroniche di altri stati o servizi, facendo apparire come colpevoli questi e non il servizio americano. Per esempio, può lasciare le impronte digitali russe; ha infatti una “notevole biblioteca di malware rubati da malware prodotti in altri stati, fra cui la Federazione Russa”.

    false flag informatici
    Orbene: questa rivelazione rende molto sospette le accuse del partito Democratico che i Russi avrebbero spiato elettronicamente, come le accuse che i russi avrebbero “manipolato” le elezioni Usa con atti di pirateria informatica sulle macchine per il voto elettronico, facendo perdere la Clinton. Ancora più sospetta la grancassa mediatico-politica, che va avanti da mesi, sui rapporti di Trump e del suo entourage con Mosca. Gli accusatori avevano prove precostituite con i metodi usati dalla Cyber Intelligence Unity della Cia? Obama e i democratici hanno continuato ad accusare Mosca di compiere cyber-aggressioni, mentre adesso si scopre che è la Cia che ha trasformato computer russi collegati ad internet, e persino televisori in Russia, in apparati d’ascolto clandestini.



    In realtà, già in un articolo del 28 agosto 2016 di Huffington Post, dei funzionari dell’intelligence si erano stupiti delle “impronte” che gli hacker russi avevano lasciato nei computer del Partito Democratico – più esattamente del National Democratic Committee, il comitato elettorale: impronte così grossolane e diverse dal solito, che questi funzionarti avevano ipotizzato: Mosca “ha voluto” deliberatamente far vedere che s’era introdotta nei computer democratici, “per mostrare a Washington che è una cyber-potenza da rispettare” (Sic). Adesso cominciamo a capire che forse tutto l’attacco è stato un false flag.

    U.S. Theory On Democratic Party Breach: Hackers Meant To Leave Russia's Mark | The Huffington Post



    Fra le altre rivelazioni che nei prossimi giorni potranno far esplodere scandali e problemi diplomatici internazionali, eccone due:

    La base segreta per le infiltrazioni nei computer del mondo della Cia è il Consolato Usa a Francoforte: da qui i servizi Usa, che hanno assoldato hacker che muniscono di passaporto diplomatico, spiano elettronicamente Europa, Medio Oriente e Africa (e non la BCE?). >E’ anche probabile che l’ascolto di Trump e dei suoi fidati sia avvenuto attraverso i servizi britannici, dice qualcuno..

    “Recentemente la Cia ha perso il controllo del grosso del suo arsenale di intercettazione e spionaggio elettronico: malware, virus, trojans, malware di controllo remoto, “zero day” militarizzati (?) con la documentazione relativa sono stati “presi” da altri. Hacker e contractors se ne sono impadroniti in modo non-autorizzato , ed uno di questi ne ha fornito parte a Wikileaks stessa. E’ una grave proliferazione di “armi” che ora sono a disposizione di chiunque nel mondo. Si tratta solo di righe di programmi, che possono essere copiate in una frazione di secondo.



    Altre notiziole: la Cia è in grado di prendere il controllo a distanza delle auto ultimo modello per provocare omicidi che sembrano incidenti d’auto. Anzi, sembra abbia prodotto l’omicidio di Michael Hastings, un giornalista investigativo molto scomodo per il deep state, che aveva dimostrato – per esempio – che il movimento “Occupy Wall Street” era infiltrato e manipolato dal Dipartimento della Homeland Security (il ministero dell’Interno). La sua Mercedes coupé sbatté da sola contro una palma di Hancock Park a Los Angeles, alle 4 del mattino, a velocità massima e prese fuoco. Amici e colleghi di Hastings continuano a sostenere che l’incidente non fu un incidente, ovviamente derisi come complottisti.



    Altra notizia: Wikileaks può contare su un altro Snowden, uno spifferatore di prima grandezza interno ai servizi.

    Questo per dare rapidamente un’idea di quanto sia esplosiva questa rivelazione per i nemici di Donald Trump. Per chi ha maggiori conoscenze tecniche, qui l’articolo:

    Wikileaks Unveils 'Vault 7': "The Largest Ever Publication Of Confidential CIA Documents"; Another Snowden Emerges | Zero Hedge

    Insomma è un bell’aiuto per The Donald. Saprà lui approfittarne a fondo? Stay Tuned, come dicono a Hollywood.


    Haider?
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  6. #936
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    Predefinito Re: Accade in Amerika.

    Vi consiglio l'acquisto, appena possibile di un'auto che guida da sola.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  7. #937
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    Predefinito Re: Accade in Amerika.

    Citazione Originariamente Scritto da ventunsettembre Visualizza Messaggio
    Altre notiziole: la Cia è in grado di prendere il controllo a distanza delle auto ultimo modello per provocare omicidi che sembrano incidenti d’auto.

    Haider?
    No, direi che lì s'è usato il vecchio stile... modello d'auto troppo vecchio per fare certe cose moderne

  8. #938
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    Predefinito Re: Accade in Amerika.

    Obama spiava Trump? 4 indizi inquietanti
    In America l’hanno chiamata “Tweetstorm”, la tempesta scatenata dai Tweet del Presidente Donald Trump sul presunto spionaggio subìto in campagna elettorale ad opera di Obama.
    Benzina gettata nell’incendio di polemiche, sospetti e manipolazioni, che sta bruciando la democrazia americana dopo l’elezione di Novembre.
    In effetti l’accusa è molto grave; anzi gravissima. Ma è fondata?
    Che Obama sia stato uno spione è cosa risaputa; ne sanno qualcosa la Merkel, Berlusconi, Sarkozy, il Segretario Generale dell’Onu, giornalisti, capi di organizzazioni internazionali intercettati e messi sotto controllo anche nelle loro utenze private. Wikileakes lo ha ampiamente dimostrato. Obama spiava tutti: i leader di mezzo mondo (alleati o meno), le campagne elettorali di paesi amici (l’ultima rivelazione su quelle francesi del 2012).
    Ma se Obama ha intercettato anche Trump durante la campagna elettorale, ci troveremmo di fronte ad un atto che mina veramente le fondamenta della democrazia americana.
    A giudicare dall’isteria con cui hanno reagito il mondo liberal e i media, sembrerebbe che qualche nervo scoperto sia stato toccato. Di fronte alle accuse di Trump, gli obamiani di ogni latitudine e continente hanno alzato un muro a difesa dell’ex Presidente.
    Prendiamo uno a caso: sul New York Times, Charles Blow, uno dei più agguerriti obamiani d’America, è convinto che le accuse di Trump servano a distogliere l’opinione pubblica dalla gravità dei suoi rapporti con i russi ed arriva a chiedere al popolo americano di “bloccare questa Presidenza” e tutte le azioni messe in atto fino a quando non sarà dimostrato che Trump non è stato colluso con Mosca
    Ora, questa storia dei russi sta diventando la grande illusione ottica con cui l’élite globalista uscita sconfitta a Novembre, cerca di stravolgere l’esito elettorale; ma anche il suo più incredibile autogol perché è proprio l’ossessione russa la causa delle presunte intercettazioni di cui Trump accusa Obama.
    OBAMA È UN BRAVO RAGAZZO…
    La realtà è che dopo mesi di una campagna stampa costruita dall’intero mainstream, nei report di Cia, Fbi e Nsa “non c’è alcuna prova di collusione tra membri dello staff Trump e i russi” come ha confermato alla NBC, James Clapper, ex Direttore della National Intelligence Usa sotto Obama.
    Lo stesso Blow, nell’articolo in cui chiede di fermare Trump, scrive: “se la nebbia del sospetto che si sta raccogliendo, dovesse produrre una connessione reale, sarebbe uno degli attacchi più eclatanti alla nostra democrazia”. Quindi Trump dovrebbe essere fermato sulla base di una “una nebbia di sospetto” che non ha ancora “una connessione reale”. Roba da matti!
    In America si sta consumando una commedia italiana; sembra il clima giustizialista di casa nostra per cui se un Pm ti indaga ed un giornale ti sputtana, sei tu che devi dimostrare di essere innocente e non loro, che sei colpevole.
    Talmente tutto così miseramente italiano che non è un caso che una delle più comiche difesa ad Obama sia venuta da Repubblica, giornale che deve la ragion d’essere proprio al clima di sospetto e giustizialismo costruito in tanti anni nel nostro Paese. Federico Rampini, americanista di punta di De Benedetti, è stato chiaro: Obama non ha spiato Trump. Le prove? Ne basta una: “Obama è un uomo la cui onestà è stata riconosciuta anche dai suoi avversari (!!!)”.
    Ok, allora tutti in coro: “Obama è un bravo ragazzo… nessuno lo può negar…”.
    Ma vediamo se veramente le accuse di Trump sono del tutto campate in aria e se il muro eretto a difesa dell’ex Presidente è veramente invalicabile.
    PRIMA CREPA NEL MURO
    Il 4 Marzo Obama ha delegato al suo portavoce, Kevin Lewis, il compito di rispondere alle accuse di Trump: “regola dell’amministrazione Obama è stata di non interferire con alcuna indagine indipendente condotta dal Dipartimento di Giustizia” e quindi “né il presidente Obama né alcun funzionario della Casa Bianca hanno mai ordinato intercettazioni su alcun cittadino americano”. Obama, attraverso il suo portavoce, non dice che Trump non è stato intercettato (anzi sembra che un’indagine del Dipartimento ci sia), ma dice che lui non l’ha ordinato.
    SECONDA CREPA NEL MURO
    Il giorno dopo, Jake Tapper, uno degli anchorman di punta della CNN, giornalista ferocemente anti-Trump e ossessivamente filo-Obama, ammette che “ci sono prove di intercettazioni a consiglieri di Trump. Ma questo non vuol dire che Obama abbia ordinato intercettazioni dirette su Trump”. Quindi Trump (o il suo staff) sono stati intercettati.
    TERZA CREPA NEL MURO
    Ben Rhodes uno dei responsabili per la Sicurezza Nazionale di Obama (oltre che suo stratega della comunicazione) rivolgendosi con disprezzo a Trump, ha scritto: “Nessun presidente può ordinare un’intercettazione telefonica. Tali restrizioni sono state messe in atto per proteggere i cittadini da persone come te”.
    Ma Ben Rhodes mente perché nello United States Code in vigore (il Codice delle leggi federali americane) è previsto che “Il Presidente, attraverso il Procuratore Generale, può autorizzare la sorveglianza elettronica senza un ordine del tribunale (…) per acquisire informazioni d’intelligence estero”.
    Quindi Obama aveva il potere per legge di ordinare intercettazioni contro Trump, anche se sicuramente non l’ha fatto perché ricordiamolo… Obama è un bravo ragazzo.
    QUARTA BRECCIA NEL MURO
    Secondo i difensori compulsivi di Obama, alla Rampini per intenderci, le accuse di Trump sono “infamanti e senza prove” e si fonderebbero su un articolo del sito Breitbart “officina delle fake news” che ha ripreso una “teoria lanciata da una radio di estrema destra”.
    Ma in realtà l’accusa si basa su quello che hanno pubblicato proprio i giornali di sinistra: il 19 Gennaio, giorno prima dell’insediamento di Trump, il New York Times scrive: “Fbi, Cia, Nsa e Dipartimento del Tesoro stanno esaminando comunicazioni intercettate e transazioni finanziarie nell’ambito di un’indagine sui possibili legami tra funzionari russi e collaboratori di Trump (…) I rapporti di intelligence basati su alcune delle comunicazioni intercettate sono stati forniti alla Casa Bianca“.
    L’articolo del New York Times non è una velina ma un’inchiesta a quattro mani firmata da alcuni dei più importanti giornalisti americani (Michael S. Schmidt, Matthew Rosenberg, Adam Goldman e Matt Apuzzo), gente massiccia, premi Pulitzer, segugi con stretti rapporti informativi con l’intelligence americana.
    QUINTA BRECCIA NEL MURO
    Nell’Ottobre 2016 (cioè nel pieno della campagna elettorale) il Dipartimento di Giustizia diretto dal Procuratore Generale Loretta Lynch, ha ottenuto dalla FISA (la Foreign Intelligence Surveillance Court) l’autorizzazione per l’FBI di spiare i server dei computer nella Trump Tower (il quartiere generale di Trump e sede del suo comitato elettorale), per scoprire eventuali collegamenti con banche russe.
    FISA è un tribunale segreto che autorizza le intercettazioni per casi di spionaggio e terrorismo. Le richieste di controllo (secondo la ABC circa 11.000 nel periodo 2009-2015) vengono presentate dal Procuratore Generale. Nel caso delle intercettazioni a Trump, è possibile che Loretta Lynch, la donna che Obama ha voluto direttamente in quel ruolo, abbia preso questa decisione delicatissima senza che il suo Presidente ne fosse a conoscenza?
    4 INDIZI E 1 VERITÀ
    Per ora ci sono 4 indizi ed una verità.
    Gli indizi sono:
    Obama aveva il potere legale di far intercettare Trump (attraverso il Procuratore Generale)
    Il Procuratore Generale ha fatto richiesta alla Corte di Sorveglianza per l’Intelligence Estero) di intercettare Trump ed il suo staff
    L’Fbi ha effettivamente intercettato il Comitato elettorale di Trump su richiesta del Dipartimento Giustizia dell’amministrazione Obama
    Queste intercettazioni sono state consegnate a “funzionari della Casa Bianca” sotto l’amministrazione Obama e durante la campagna elettorale
    La verità è:
    Obama è un bravo ragazzo e nessuno lo può negar…
    Obama spiava Trump? 4 indizi inquietanti ? Il blog di Giampaolo Rossi



    Monsignor Negri: "La mano di Obama dietro le dimissioni di Benedetto XVI"
    L'ex arcivescovo di Ferrara parla di un "complotto americano" contro il Papa
    Stefano Filippi
    Ancora dubbi sulle dimissioni di Benedetto XVI a quattro anni da quella rinuncia che, l'11 febbraio 2013, ha cambiato la storia della Chiesa.
    Ancora sospetti su un complotto internazionale, al quale avrebbe partecipato addirittura l'ex presidente americano Barack Obama, che avrebbe indotto Joseph Ratzinger ad abbandonare la cattedra di San Pietro; timori di pressioni che avrebbe subito, così forti che evidentemente era impossibile resistere. E di conseguenza si torna a congetturare che il passo indietro del Papa emerito non sia stato libero.
    Fino a ieri lo scenario di una cospirazione anti Ratzinger era un'ipotesi di giornalisti, osservatori di cose vaticane e ambienti cattolici ostili alle novità introdotte da Papa Francesco. Ora invece c'è un autorevole uomo di Chiesa, l'arcivescovo Luigi Negri, sollevato poche settimane fa dalla guida della diocesi di Ferrara per raggiunti limiti di età (il suo successore subentrerà a giugno), che fa propria l'idea del complotto americano. In una lunga intervista a un giornale online di Rimini, Negri parla di «motivi gravissimi» dietro la rinuncia di Benedetto XVI. «Sono certo dichiara - che un giorno emergeranno gravi responsabilità dentro e fuori il Vaticano. Benedetto XVI ha subito pressioni enormi».
    Aggiunge il vescovo emerito di Ferrara: «Non è un caso che in America, anche sulla base di ciò che è stato pubblicato da Wikileaks, alcuni gruppi di cattolici abbiano chiesto al presidente Trump di aprire una commissione d'inchiesta per indagare se l'amministrazione Obama abbia esercitato pressioni su Benedetto. Resta per ora un mistero gravissimo, ma sono certo che le responsabilità verranno fuori. Si avvicina la mia personale fine del mondo e la prima domanda che rivolgerò a San Pietro sarà proprio su questa vicenda».
    Monsignor Negri: "La mano di Obama dietro le dimissioni di Benedetto XVI" - IlGiornale.it

    Tutti spiati con tv e cellulari: ​così la Cia controlla l'Europa
    Wikileaks pubblica documenti sulle cyber intrusioni Usa. Le violazioni anche attraverso i televisori connessi al web
    Luciano Gulli
    Vi ricordate «1984», il romanzo di fantascienza (così sembrava, una volta) di George Orwell? Andatevelo a rileggere. Perché il «Grande Fratello» immaginato nel 1948 da Orwell, lungi dall'essere diventato un ferrovecchio, un'anticaglia, un residuato bellico, è più attuale che mai.
    Si è solo messo al passo coi tempi, perché ora non si contenta più di spiarci nel modo classico, con telecamere e microfoni piazzati dove uno più o meno se l'immagina. È sempre lui, il Grande Fratello. Solo che ora dovremo abituarci a chiamarlo «The Sweeping Angel», l'Angelo Piangente, come l'hanno ribattezzato i suoi inventori, alla Cia, settore «Embedded devices branch», che è come dire l'Officina degli aggeggi incorporati.
    Funziona così. Poniamo che ieri sera abbiate visto in Tv la partita Napoli-Real. Bene. Una volta spento il televisore (avrete naturalmente una di quelle smart-Tv collegate al web della multinazionale sudcoreana?) Se avete quello è perfetto. Una volta spento, dicevamo, si attiva un microfono segreto che capta le vostre conversazioni e registra tutto quel che si dice in casa vostra, violando anche i più nascosti recessi della vostra intimità domestica. Siete a Partinico o a Camerino? Non importa. A Langley, Virginia, se vogliono sanno anche come si chiama vostra suocera e che numero di scarpe portate.
    È l'ultima rivelazione di Wikileaks, l'organizzazione fondata da Julian Assange che ha diffuso migliaia di documenti riservati della Cia su un programma di hackeraggio, attraverso una santabarbara di malware e di cyber-armi. Strumenti coi quali la Cia sarebbe capace - da 2014 - di controllare i telefoni di aziende americane ed europee, come l'iPhone della Apple, gli Android di Google e Microsoft fino ai televisori della grande casa sudcoreana, utilizzandoli come microfoni segreti. Ma attenti, avvertono quelli di Wikileaks, perché gli altarini scoperti oggi sono solo la punta dell'iceberg.
    L'organizzazione di Assange ha inoltre annunciato la pubblicazione di migliaia di documenti provenienti dal «Center for Cyber Intelligence» della Cia. Perché di bello c'è questo: che alla Cia saranno anche straordinari a farne una e a pensarne cento; ma c'è sempre qualche fesso, al suo interno, che alla fine lascia un cancello aperto da cui, stavolta, sarebbero defluiti centinaia di milioni di codici, consegnando nelle mani di chi li ha intercettati - passandone una parte agli «amici» di Julian Assange - l'intera capacità di hackeraggio della Cia. Un arsenale (oltre 8.700 files, si dice) da cui emerge che anche il consolato americano a Francoforte è usato come base sotto copertura dagli hacker della Cia, che dal cuore della Germania avrebbero coperto l'Europa, il Medio Oriente e l'Africa. Uno smacco per la Cia, si direbbe, destinato a far impallidire le rivelazioni di Chelsea Manning e di Edward Snowden, se è vero che l'Agenzia di Langley, Virginia, ha perso il controllo del suo cyber-arsenale.
    Naturalmente, giurano quelli di Wikileaks, non è loro intenzione rendere di pubblico dominio le cyber armi della Cia, col rischio di vederle finire nelle mani di mafie, Stati canaglia o anche solo teenager svelti di mouse. L'obiettivo essendo piuttosto quello di innescare un dibattito pubblico sulla «sicurezza, la creazione, l'uso, la proliferazione e il controllo democratico delle cyber-armi».
    C'è naturalmente chi aveva capito tutto e intuito dove saremmo andati a finire. Ma invece di veder comparire il suo nome sui libri di storia si ostinano a tenerlo in carcere. Si chiama Totò Riina, il capo mafia che i suoi messaggi li affidava ai «pizzini». Perché al dispositivo carta da lettere- biro, come ha sempre sostenuto il vecchio Riina, il malware gli fa una pippa.
    Tutti spiati con tv e cellulari: ?così la Cia controlla l'Europa - IlGiornale.it

  9. #939
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    Predefinito Re: Accade in Amerika.

    DENTRO IL "DEEP STATE" E' GUERRA APERTA. - Blondet & Friends

    DENTRO IL “DEEP STATE” E’ GUERRA APERTA.
    Maurizio Blondet 13 marzo 2017 2
    Fortuna per i media, la diffusione di “Vault 7”, ossia degli 8760 documenti compromettenti della Cia da parte di Wikileaks, ha coinciso con la Giornata della Dddonna, festa mondiale obbligatoria come lo Shoah Day. Sicché pagine su pagine, servizi tg su servizi tg sulle “dddonne” in piazza, servizi internazionali su uno sciopero mondiale delle “ddonne” che ovviamente non è riuscito… e su Vault 7 poco o niente.

    Il fatto che la Cia abbia un programma software (UMBRAGE) che non solo spia i computer di qualunque ente degli Usa, ma anche lascia delle tracce che falsamente fanno sospettare che siano stati i leggendari “hackers russi”, non interessa il Washington Post né il New York Times, che sulla storia degli hacker russi che hanno falsato le elezioni presidenziali, fatto perdere la Clinton e vincere il loro complice Trump, hanno imbastito servizi per mesi.

    Il fatto che la Cia abbia “porte posteriori” (backdoors) nei programmi Microsoft che le consentono di curiosare in tutti i computer che usano Windows sul pianeta, e possa fare lo stesso con Apple e con Google; che possa controllare a distanza auto e aerei (ottimo per gli assassini mascherati da incidenti), che abbia creato clandestinamente un colossale apparato di spionaggio interno ai cittadini americani, il che è vietato per legge, facendosi una specie di NSA (National Security Agency) all’interno con la possibilità di intercettazione di tutti, senza controllo giudiziario, non ha preoccupato né i media né i governi esteri, né i senatori americani. Un filo di preoccupazione è stato espresso da qualcuno per il fatto che, come ha rivelato Wikileaks, la Cia ha per giunta “perso il controllo” di tutto il suo arsenale di cyber-spionaggio, ossia abbia diffuso per negligenza quei programmi e quel software nella Rete: perché adesso, oddio, “possono usarlo i terroristi”.

    Il fatto che da quei documenti si scopra che la Cia ha un’espansione enorme, mondiale, totale, una potenza che fa’ quel che vuole senza il minimo controllo governativo – una realtà di fronte alla quale le più azzardate, anzi paranoiche fantasie complottiste sono piccolezze – sembra essere accettata da tutti i settori dell’Establishment, democratici come repubblicani, aziende multinazionali, stati europei e persino dalla Casa Bianca come qualcosa di pacifico, di normale.

    Le giustificazioni bipartisan dei senatori dei due partiti sono piene di rispetto, la Cia fa tutto questo per difenderci dal terrorismo. Sostanzialmente, ciò equivale a dire: non è possibile che la Cia minacci l’interesse nazionale, perché è la Cia che definisce l’interesse nazionale.

    Mai totalitarismo fu meglio definito ed accettato dai soggetti.

    Ritorsione della National Security Agency contro la Cia?
    Ma forse questo silenzio ha anche un motivo più profondo e imbarazzante. In questa montagna di rivelazioni contro la Cia qualcuno sospetta lo zampino dell’ente rivale di intelligence, National Security Agency (NSA).

    Il giornalista investigativo di nostra conoscenza Wayne Madsen ne è certo. Ha intitolato uno dei suoi ultimi rapporti così: “ CIA SIGINT disclosure appears to be retaliation for Langley’s involvement with Snowden leak”.


    “La divulgazione dell’intelligence elettronica della Cia sembra essere una rappresaglia per il coinvolgimento di Langley [sede della Cia] nella fuga di notizie di Snowden”.

    March 9-10, 2017 -- CIA SIGINT disclosure appears to be retaliation for Langley's involvement with Snowden leak - Wayne Madsen Report





    Bisogna tener presente che Madsen è stato lui stesso un agente dello NSA. E racconta come negli anni ’80, quando lavorava all’interno del Gruppo S (Signal, intercettazioni) il loro direttore ,un colonnello, raccomandò severamente di stare ben attenti non lasciarsi scappare nulla della missione in corso, ordinata dalla Casa Bianca direttamente, all’Opposizione. Lo sappiamo, obiettò Wayne, siamo stati addestrati ed istruiti, sappiamo che i rischi che corriamo se diciamo una parola ai sovietici. Il colonnello rispose: “Non parlavo dei russi, parlo della CIA”.

    Benché in teoria la Cia debba limitarsi allo spionaggio all’estero e sul campo, e la NSA alle intercettazioni interne, quindi sotto un maggior controllo (in teoria) dell’autorità giudiziaria o altri enti legalmente autorizzati, la divisione dei campi è lungi dall’essere pacifica. La tensione fra Cia e Nsa è stata permanente. Per esempio, è essenzialmente la NSA che s’è accaparrata la partecipazione ad ECHELON, il programma di ascolto mondiale congiunto con Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

    Ai tempi in cui ci lavorava Madsen,la Cia aveva un ufficio di spionaggio elettronico (Office of Signal Intelligence Operations, OSO) che suscitava acuti sospetti negli alti gradi della National Security perché sembrava duplicare le operazioni della NSA. Avendo perso due centrali d’ascolto in Iran nel 1979 per la caduta della Scià, la Cia si fece aiutare dalla NSA ad allestire due centri di ascolto radio e telefonici in Cina occidentale, stazioni che furono gestite congiuntamente, per una volta. Poi lo OSO della Cia buttò la spugna e la NSA ampliò il suo potere su tutta l’intelligence per mezzo di segnali, o SIGINT.



    Così, quando nel 2013 esplodono le rivelazioni di Edward Snowden, Wayne – sarà per deformazione professionale – non crede nemmeno un momento all’idea del puro eroe civile in lotta contro il Sistema. Nota che la biografia di Snowden attesta suoi passaggi dall’una all’altra agenzia: prima lavora per la NSA all’università del Maryland, poi viene reclutato dalla Cia e lavora per questa a Ginevra sotto copertura diplomatica dal 2007, poi si fa assumere dalla Booz Allen Hamilton (azienda di tecnologia informatica “consulente” della NSA, ossia una delle sue facciate) la National Security Agency), e qui “tradisce” e passa a rivelare palate di informazioni segrete. Madsen fu il primo a scrivere, allora, che Snowden era rimasto un agente della Cia e “potrebbe essere parte di un’operazione di Langley” per esporre e mettere nei guai la NSA rivelando il suo coinvolgimento in varie operazioni, diciamo, illegali.

    Adesso, la massiccia e non autorizzata propalazione di SIGINT della Cia sarebbe la vendetta. Tanto più che essa, all’occhio esperto, rivela soprattutto che la Cia ha di nascosto creato al suo interno una propria e gigantesca NSA se così si può dire, un apparato di cyber-warfare (guerra elettronica) che duplica la NSA e lo US Cyber Command, che poi sono praticamente la stesa cosa: anche il Comando militare per la guerra elettronica ha sede a Fort Meade, presso la NSA, e i due enti sono hanno lo stesso direttore, ammiraglio Mike Rogers.

    Brennan chiese a Obama di licenziare il capo NSA
    Ora, ricorda Madsen, questo ammiraglio Rogers ha avuto un incontro “non autorizzato” con il candidato Donald Trump, alla Trump Tower, il giorno 17 novembre 2016. “Questo fatto ha indotto James Clapper, il direttore della National Intelligence, il segretario alla Difesa Ashton Carter, e secondo fonti nostre (di Madsen, ndr.] il direttore della Cia John Brennan, a chiedere al presidente Obama il licenziamento di Rogers”. Non è avvenuto, e “oggi Rogers continua a servire Trump come direttore del NSA e dello US Cyber Command”.




    John Brennan (Cia) e James Clapper (National Intelligence), nemici di Trump.

    Ammiraglio Mike S. Rogers, capo della NSA
    Perché la Cia avrebbe dovuto inguaiare la NSA mobilitando Snowden a spifferare? Wayne l’aveva scritto già nel 2014, il 14 febbraio: “Nostre fonti nell’intelligence community ci hanno detto, sotto condizioni di anonimato, che una fazione interna alla Cia era sempre più irritata e allarmata per il colossale sistema di sorveglianza messo insieme dalla NSA; la quale, in certi casi, era venuta a conoscenza di operazioni estere coperte della Cia altamente riservate [highly compartmented] a causa della sua capacità di monitoraggio a “spettro completo delle comunicazioni digitali mondiali, fra cui quelle controllate dalla Cia”.

    All’operazione (come si tradurrà “Smerdare la NSA”?) sono stati assegnati agenti della Cia in servizio, a riposo, e contractors. Snowden è stato perché col suo eccezionale curriculum “a Ginevra come attaché presso la missione Usa alle Nazioni Unite, e a Misawa in Giappone, sotto copertura non ufficiale della Dell Computer e Booz Allen Hamilton”, era la persona ideale per accumulare documenti NSA a diffonderli ai media.

    Madsen indicava come indizio a sostegno della sua versione, in quell’articolo del 2014, il fatto che la NSA aveva appena licenziato un civile che lavorava alle Hawaii per la NSA, presso il centro operativo di questa a Kunia, e che aveva dato a Snowden il suo PKI, ossia il suo Public Key Infrastructure Certificate, che dà l’accesso allo NSA-Net, l’internet interno e protetto della NSA: un accesso che Snowden non aveva, per sé. C’era stata una denuncia all’FBI contro questo civile ed altre due persone che lavoravano con lui alle Hawaii, l’FBI aveva indagato, ma non v’erano stati arresti…

    Perché?, vi domanderete. Ecco la risposta di Madsen in quell’articolo del 2014: “Elementi interni alla Cia hanno informato la Casa Bianca di Obama, e specificamente John Podesta,il consigliere del presidente in tutta la questione riguardanti le fughe di notizie della NSA, che se Casa Bianca o Dipartimento della Giustizia avessero agito contro la Cia per gli spifferi di Snowden, la Cia avrebbe diffuso informazioni personali sul Presidente, altamente imbarazzanti”.

    Madsen aggiungeva: “Il coinvolgimento della Booz Allen Hamilton, che è di proprietà del Carlyle Group, [la finanziaria] di proprietà della famiglia Bush che è interna alla Cia [Bush padre è stato direttore della Cia negli anni di Jimmy Carter, ed è sicuramente l’iniziatore della deviazione dell’Agenzia, ndr.] ha reso Obama avvertito che l’operazione per svergognare la NSA è diretta da forze politiche potenti”.

    Fra le informazioni che la NSA era venuta a conoscere, ed avevano provocato la ritorsione della Cia perché non aveva “nessun bisogno di conoscerle”, c’era il “trasferimento di armamenti dai magazzini della Libia un tempo in mano a Gheddafi da Bengasi ai jihadisti in Siria”; insomma l’operazione in cui Hillary Clinton sacrificò l’ambasciatore Christopher Stevens e i quattro Marines che lo proteggevano, per mantenere riservato lo sporco segreto; e che il generale Flynn, allora capo della DIA (militare), in parte riuscì a sabotare con l’aiuto di amici a Mosca. Ma non solo: altre delicate operazioni della Cia, comprese le azioni con droni [assassini mirati, ndr.] furono passati dalla diffusione di Snowden a “intelligence israeliana, indiana, francese e tedesca”.

    Madsen aggiunge che poche settimane fa, a febbraio, un ex contractor della NSA dal ’93 al 2016, ufficiale navale della riserva, Harold T. Martin III, è stato beccato per il possesso di 50 terabytes di files elettronici segretissimi, per lo più materiale della NSA. Anche questo Martin aveva lavorato per la Booz Allen Hamilton.- Ma il particolare più succoso è che l’iniziativa di mettere in stato di accusa Martin è stata del magistrato Rod Rosenstein, allora procuratore (attorney) del Maryland, che Donald Trump ha nominato come vice dell’Attorney General federale da lui scelto, Jeff Sessions.



    Dunque, se Madsen ha visto giusto, quando il 3 marzo Trump ha twittato che “Obama mi ha intercettato i telefoni” senza dare prove, sapeva già forse da novembre (dal colloquio con l’ammiraglio Rogers, capo della NSA che quelli della Cia volevano licenziato), che presto la sua accusa sarebbe stata rinforzata dalle esplosive rivelazioni del Vault 7, che scoprono le incredibili vergogne della Cia; ha lasciato crescere le accuse organizzate da Cia, Clappe e il Washington Post sugli “hacker russi” che lo avrebbero aiutato a vincere le elezioni, sapendo che adesso, dalle rivelazioni Vault7, si sa che la Cia infiltra i computer e può simulare che ad infiltrarli siano gli hacker russi. Ha lasciato venire allo scoperto falsi amici o falsi neutrali come James Comey dell’Fbi, deputati e senatori anche repubblicani convinti che l’ingenuo Donald si era incastrato da solo…

    Trump assesta tre colpi al Sistema
    Di colpo, l’attorney general da lui nominato, Jeff Sessions, chiede a 46 attorneys locali nominati da Obama, di dimettersi; quello di New York che rifiuta, Preet Bharara (un uomo di Hillary), lo licenzia. Il suo nuovo segretario di Stato, Tillerson (ex Exxon), ha decimato il personale del Dipartimento di Stato, gente dell’era Obama e Kerry (e Nuland), e non mostra alcuna fretta di rimpiazzarlo: evidente la volontà di ridimensionare tutto il Ministero degli Esteri, il personale d’ambasciata e forse il numero stesso delle ambasciate.

    Commentary: Trump wants to gut the State Department. Not everyone thinks that?s a bad idea. | Reuters


    Tony Podesta
    Terzo colpo: si apprende che Tony Podesta, il ricco fratello lobbista di John Podesta (quello con gli strani quadri pedofili) viene imputato dal ministero della Giustizia per una singolare mancanza: nel 2016 ha accettato di fare il lobbista per la banca russa Sberbank e la sua filiale americana per sei mesi, dietro compenso di 170 mila dollari, senza registrarsi come “agente estero”, come è obbligo legale. Insomma, dopo che il blocco anti-Trump ha agitato per mesi il sospetto e le accuse contro Flynn, Sessions, lo stesso Trump perché se la intenderebbero coi russi, appare che a rappresentare gli interessi di una banca russa – con legami col FSB, ex KGB – sia proprio il giro Podesta, ossia Hillary e altri Pizzagate: magari è un regalino inatteso di Putin? Certo è un colpo magistrale assestato al fronte nemico.

    Podesta Failed To Register As a "Foreign Agent" | The Daily Caller

    A questo punto, la reticenza dei media e dei senatori a parlare del “Vault 7” e delle rivelazioni della Cia, si spiega forse col terrore o la prudenza: due giganti pericolosissimi del Deep State, Cia e NSA, da decenni in lotta occulta, ora sono alla guerra aperta; King Kong si avventa contro Godzillah, fanno volare rivelazioni compromettenti come stracci, si rinfacciano segreti di Stato e delitti orrendi, non si sa chi vincerà; quindi circolare, non c’è nulla da vedere.



    Sempreché Wayne Madsen abbia visto giusto e avuto le giuste informazioni. Mi basti ricordare che questo formidabile personaggio è colui che, con una propria inchiesta a Chicago, ha scoperto che Barak Hussein Obama, prima di concorrere come presidente, era un frequentatore di circoli omosessuali, e socio – insieme al sindaco ed amico Rahm Emanuel – della bathouse per finocchi abbienti Man’s Country. Obama poi si portò Emanuel alla Casa Bianca come capo di gabinetto tra il 2009 e il 2010.


    Obama e Rahm Emanuel in un riuscito fotomontaggio.
    Claim: Obama hid ?gay life? to become president

    Naturalmente, importanti media di sinistra hanno provato a dimostrare che l’informazione era una bufala, una fake news. La smentita più diretta, che sarebbe consistita nel querelare Wayne Madsen per calunnia, non è mai arrivata. Chissà, magari sono queste le informazioni “personali e imbarazzanti” sul presidente che la Cia aveva fatto sapere alla Casa Bianca di avere.









    Ricordiamo al lettore che tutta la lotta avviene sullo sfondo del delitto indicibile, di cui certamente Cia e NSA sono complici, e che Steve Pieczenik, l’ex vice-assistente segretario di Stato, ha una volta espresso così:


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    “Voglio che Netanyahu cominci a dire la verità su coinvolgimento di Israele nell’11 Settembre. Oltre 134 operativi del Mossad furono beccati in quei giorni. Il Fbi li beccò e li interrogò…”. Poi l’inchiesta fu stroncata da Bush jr.



    Rettifica: un amico mi avverte che Preet Bharara, l’attorney di New York South District che è stato licenziato dal ministro di Trump, non pare essere affatto un uomo di Hillary, come ho scritto. Bharara (origine indiana) è infatti il procuratore che ha incastrato Winer, il marito di Huma Abedin, la confidente di HillarY, per quei suoi vizietti di mostrarsi nudo alle ragazzine.

    Di fatto, mesi fa Bharara aveva incontrato Trump ed era uscito dal colloquio convinto che ne sarebbe stato riconfermato. I misteri s’infittiscono.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

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