«Non domandatemi chi sono… è una morale da stato civile.
Regna sui nostri documenti. Ci lasci almeno liberi quando si tratta di scrivere»
(Michel Foucault)
Ferrante Fever è un film-documentario che celebra l'anonima (e notissima) Elena Ferrante, in programma nelle sale italiane il 2, 3 e 4 ottobre, poi in onda su SkyArte. Il regista Giacomo Durzi ha voluto raccontare l'attrazione fatale del pubblico americano, soprattutto newyorkese, per la misteriosa scrittrice italiana, che ha fatto dell'anonimato un punto di forza: conquistare il pubblico con la sua scrittura e incuriosirlo nascondendosi.
Tutto questo nascondersi me l'aveva resa, in automatico, antipatica: la solita furbetta che accende i riflettori su di sé scegliendo di scomparire, pensavo. Di malavoglia, avevo anche comprato il primo volume della quadrilogia ("L'amica geniale"), lasciandolo parcheggiato sul mio comodino per oltre un anno, perché più leggevo cose su di lei e meno mi convinceva. Poi, quest'estate, la svolta. Mi sono portata in vacanza il volume cartaceo (gli altri tre li avevo in digitale), con l'intento di risolvere la questione in un modo o nell'altro, leggendola. Mi ero data un limite di lettura delle prime 100 pagine: se non fosse riuscita a convincermi, avrei regalato il volume di carta e cestinato gli altri tre in digitale.
Ho iniziato la lettura con un mucchio di preconcetti e, beh, in una decina di giorni li avevo letti tutti e quattro. Divorati. 1630 pagine che hanno escluso tutto il resto, o quasi...
L'amica geniale
Storia del nuovo cognome
Storia di chi fugge e di chi resta
Storia della bambina perduta
Una lettura folgorante, senza fronzoli, secca come i panni lasciati stesi al sole in un caldo giorno d'estate. Un alternarsi ben calibrato di emozioni e perfidie femminili, di durezza e momenti morbidi, di commedia e tragedia. Impossibile farne un riassunto... bisogna leggerla per apprezzarla. E capisco, ora, le ragioni di tanto successo.
Se qualcuno l'ha letta, mi piacerebbe sapere se condivide questo mio giudizio.